Un abbraccio tra rock e poesia, dove le sonorità inconfondibili del prog italiano fanno volare ancora più in alto l’arte di uno dei più grandi cantautori italiani di tutti i tempi, che soprattutto oggi – nel 2024 – ha tanto da raccontarci.
Difficile non emozionarsi una volta coinvolti nel vortice del “La PFM canta De Andrè“, concerto del Festival Dal Mississippi al Po e parte del Piacenza Summer Cult (sotto l’impeccabile organizzazione di Fedro Cooperativa), che nella serata di venerdì 28 giugno – nel cortile di Palazzo Farnese – ha proiettato il pubblico in un’altra dimensione, facendogli toccare con mano la profondità umana narrata dai grandi capolavori di Faber.
A vent’anni dalla scomparsa del cantautore genovese e a 40 anni da quei leggendari live (dove Premiata Forneria Marconi e De Andrè diedero vita ad uno dei sodalizi più interessanti e all’avanguardia del panorama musicale italiano), Piacenza ha avuto l’onore di assaporare con le orecchie e con il cuore alcuni degli intramontabili successi del cantante degli emarginati, da “Bocca di rosa” a “Rimini”, da “Il sogno di Maria” a “Il testamento di Tito”, senza dimenticare” La guerra di Piero” che ci fa correre con la mente ai conflitti di oggi.
Quando poi la voce di Franz Di Cioccio – leader e fondatore del gruppo che a quasi 80 anni riesce ancora a stupire – ha lasciato il posto a quella registrata di Faber ne “La canzone di Marinella”, più di qualche brivido ha percorso la sala. spine del pubblico, che faticava a restare seduto durante l’esagerata giga di “Volta la carta”, magistralmente eseguita (come tutti gli altri brani) dai componenti, vecchi e nuovi, di una delle band progressive italiane più amate e conosciute. gruppi rock all’estero. Un connubio magico, quello tra la PFM e l’immortale De Andrè, che anche dopo 40 anni continua ad emozionare, ma soprattutto a comunicare con la nostra anima.
