De Luca, che sorpresa! Combatte l’autonomia dell’Italia spaccata ma la vuole per la Campania – .

De Luca, che sorpresa! Combatte l’autonomia dell’Italia spaccata ma la vuole per la Campania – .
De Luca, che sorpresa! Combatte l’autonomia dell’Italia spaccata ma la vuole per la Campania – .

C’era una volta Vincenzo De Luca, governatore della Campania e acerrimo nemico delle autonomie differenziate, quello che lo scorso febbraio si presentò davanti a Palazzo Chigi alla testa di 550 sindaci e altri 5.000 compari da tutto il Sud per contestare la riforma “che divide l’Italia e condanna il Sud al declino”. In quell’occasione, l’uomo forte di Ruvo del Monte (piccolo comune in provincia di Potenza: il politico democratico è un migrante lucano a Salerno) aveva dato della “stronza” a Giorgia Meloni, che gli aveva suggerito in modo molto lombardo di “andare a lavorare” invece di perdere tempo con le marce degli amministratori locali su Roma. Ebbene, la notizia è che, nonostante la brusca reazione, alla fine De Luca sembra aver seguito il suggerimento del leader di Fdi. Anche la Campania, infatti, come Veneto e Lombardia, chiederà al governo maggiore autonomia sulla scia della riforma appena promulgata dal capo dello Stato. No, non si tratta di una orribile mistificazione della “destra”: De Luca ha confermato tutto ieri in una delle sue celebri dirette del venerdì, spiegando che la sua amministrazione programmerà incontri con “il governo nazionale per definire su quali materie avere un decentramento di competenze verso la Regione”.

LA PALUDE ROMANA

A un profano questa potrebbe sembrare una gigantesca contraddizione, ma il governatore ha una risposta per tutto. Una risposta che appare lucida come un discorso di Joe Biden: “La battaglia è contro le autonomie differenziate, ma anche contro la palude burocratica romana che paralizza e blocca tutto. Tutto ciò che può essere decentralizzato nei territori deve essere decentralizzato. Tutto ciò che produce una rottura dell’unità nazionale, del sistema sanitario nazionale, della scuola pubblica va combattuto e contrastato esplicitamente”. Quindi De Luca è favorevole al decentramento, ma anche contrario.

Lui è contrario alla riforma ma favorevole alla riduzione della burocrazia, che guarda caso intende combattere proprio aprendo alla riforma appena approvata. Quella che, a suo dire, «negherà servizi e assistenza a milioni di cittadini del Sud, abbandonerà al loro destino le aree interne delle nostre regioni, indebolirà la coesione territoriale del Paese». Alla fine sembrerebbe che anche la Campania non si faccia problemi a cambiare modelli amministrativi. D’altro canto, bisognerebbe ancora trovare un italiano che sappia sostenere (senza ridere) che l’attuale sistema centralizzato è esente da difetti. Il politico democratico sembra infatti spaventato soprattutto dall’idea che le regioni del Nord abbiano una maggiore competenza nella gestione della cosa pubblica. E ovviamente il terrore è che nella stesura del famoso Lep, ovvero dei criteri con cui saranno redistribuite le risorse, il Sud venga penalizzato. Un timore comprensibile, ma che si fonda sul nulla cosmico.

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DEMAGOGHI ROSSI

Un’altra ipotesi è che – al netto della questione finanziamenti – anche De Luca non trovi poi così disgustosa la riforma, ma che la opponga per semplice logica di squadra. Tutto questo si può riassumere con una brutta parola: demagogia. Lo stesso motore che ha portato Stefano Bonaccini e la sua vice Elly Schlein prima a battersi per dare più potere all’Emilia Romagna e poi a contestare il governo che li aveva accontentati.

L’impressione è che De Luca, messa da parte la questione elettorale, stia semplicemente cercando di fare soldi in modo molto pratico. Per questo ora ha iniziato a chiedere di ridiscutere la distribuzione delle quote sanitarie, perché tutti dovrebbero avere «la stessa cifra in base al numero di abitanti». Una prassi che con la questione meridionale non ha assolutamente nulla a che vedere. Il punto è questo: anni fa lo Stato prevedeva che le Regioni con il maggiore «carico» sul sistema sanitario (ovvero quelle con più anziani) avrebbero ricevuto qualcosa in più. Per questo, ad esempio, la Calabria riceve proporzionalmente più di Lombardia e Veneto. E la Liguria figura ovviamente al primo posto di questa classifica. Mentre la Campania riceve molto meno della Basilicata. De Luca, insomma, non vuole i soldi del Nord, ma quelli dei suoi vicini di casa. Alla fine, i presunti razzisti sarebbero quelli del paesino in cui è nato.

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