Le liste di attesa sono un problema complesso – .

di Claudio Maria Maffei

03 GIU

Caro direttore,
In Italia si discute sul linguaggio usato dal presidente del Consiglio Meloni nell’incontro con il presidente della Regione Campania De Luca, ma quando si parla di salute gli italiani non devono preoccuparsi di come dice le cose il presidente del Consiglio, ma devono preoccuparsi di quello che dice. Sabato qui su Qs abbiamo trovato tra virgolette alcune sue dichiarazioni sulle liste d’attesa che ci fanno capire quanto poco il Presidente sappia e quanto finga di sapere su una questione così delicata.

Riporto quelle affermazioni e poi le commento. Prima citazione: “questo è il Governo che nella storia della repubblica ha investito più soldi nella sanità, sono numeri, non opinioni e ha legato quelle risorse alla soluzione di due problemi che nessuno aveva affrontato, ovvero l’eliminazione delle liste d’attesa e la cronica carenza di medici e personale sanitario”. Seconda citazione: “E nella proposta ci saranno anche soluzioni per effettuare visite, prestazioni sanitarie, che verranno effettuate anche il sabato e la domenica, abolire il tetto di spesa per l’assunzione dei medici, coinvolgere di più gli specialisti, sanzionare quei dirigenti sanitari lavoratori che non rispettano gli obiettivi di ridurre le liste di attesa e premiarli se lo fanno”. Terza citazione: “Vogliamo aiutare le Regioni competenti in materia sanitaria in lista d’attesa, fornendo gli strumenti più efficaci per ridurre i tempi di attesa”.

Isoliamo da queste frasi tre affermazioni meritevoli di un commento particolare: che la Meloni sarebbe il primo Governo ad affrontare le liste d’attesa, nel Decreto o quello che ci sarà ci saranno nuove soluzioni (apertura anche nei fine settimana, maggiore coinvolgimento dei tirocinanti, abolizione dei il tetto di spesa per i medici, un maggiore coinvolgimento degli specialisti, un sistema di premi e punizioni) e si prevede un maggiore sostegno alle Regioni. Premettiamo il commento a queste affermazioni pensando di risolvere oggi con un Decreto Legislativo o addirittura con una Legge un problema di sistema come quello delle liste d’attesa e parliamo di queste ultime senza citare quelle per i servizi chirurgici e quelle per i servizi territoriali critici, come quelli dei ambito della salute mentale e dell’assistenza residenziale di ogni tipologia, sono già segnali di una mancanza di conoscenza che suggerirebbero una pausa di studio e di riflessione.

Il Governo Meloni non è primo, ma ultimissimo nella lista dei governi che si sono occupati delle liste d’attesa. La prima normativa risale alla Legge 23 dicembre 1994, n. 724, a cui hanno fatto seguito, tra l’altro, tre Piani nazionali triennali per il contenimento o la gestione delle liste di attesa (2006-2008, 2010-2012 e 2019-2021).

Le “nuove” soluzioni di cui parla il presidente Meloni o sono vecchie, anzi antichissime (come quella sull’apertura nei fine settimana), oppure sono vecchie e discutibili (come il maggior ricorso a specialisti già fortemente criticato dal CIMO nell’agosto 2020). , oppure sono vecchie e illogiche nella loro formulazione (come la riduzione del tetto di spesa solo per i medici) oppure sono assurde, provocatorie e autodistruttive (come l’introduzione di un generico sistema di premi e punizioni).

Quanto agli strumenti più efficaci per le Regioni, il problema non è dare alle Regioni più strumenti, ma più risorse e soprattutto più controlli, questi ultimi soprattutto quando il centrodestra le ha recentemente governate. Tormento e continuerò a tormentare il direttore di Qs con le segnalazioni delle Marche, modello di Regione virtuosa per il presidente del Consiglio, in cui fondi pubblici anche europei finanziano un sistema sanitario governato quasi esclusivamente sul consenso elettorale. Il che si traduce in una dispersione dell’offerta, che è un’importante causa di liste d’attesa, soprattutto quelle di area chirurgica, compresa l’oncologia.

Ma accanto alle affermazioni da evitare nel discorso del presidente Meloni ci sono lacune altrettanto, se non più, colpevoli e imbarazzanti: nessun riferimento alla necessità di avere uno studio medico di base in grado di gestire la domanda e di effettuare una serie di controlli di primo livello , nessun riferimento alla necessità di togliere dal CUP tutti i servizi di controllo e monitoraggio da gestire con processi gestionali supportati dalla telemedicina, nessun riferimento all’effetto disastroso del lavoro autonomo e della crescita privata sulle prescrizioni indotte e nessun riferimento alla possibilità di ottenere beneficia dell’applicazione dei decreti ministeriali 70 e 77 di cui Governo e Ministro si sono ormai dimenticati.

Le liste di attesa sono un problema complesso che non può essere compresso con la forza di misure straordinarie e improvvisate, sono un problema con cui un sistema sanitario maturo deve imparare a convivere adeguando continuamente le misure necessarie a governarlo. Ma la sanità populista non è all’altezza della complessità del problema e ama gli slogan e le misure efficaci, che come tali sono inutili se non dannose.

Claudio Maria MaffeiCoordinatore del Tavolo Salute Pd Marche

03 giugno 2024
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