non c’è la parola “aborto”, ma sì, i riferimenti ai diritti LGBT. Avvertimenti a Russia e Cina – .

non c’è la parola “aborto”, ma sì, i riferimenti ai diritti LGBT. Avvertimenti a Russia e Cina – .
non c’è la parola “aborto”, ma sì, i riferimenti ai diritti LGBT. Avvertimenti a Russia e Cina – .

Bari – Dopo le polemiche che hanno accompagnato ieri e la mattinata di oggi, 14 giugno, i leader riuniti in Puglia hanno trovato una convergenza sulle dichiarazioni del G7. Gli sherpa nominati dalle diverse delegazioni, nella cornice di Borgo Egnazia, sono riusciti a trovare un accordo anche sul tema più discusso nelle ultime 48 ore, quello dell’inserimento della parola “aborto”. Una parola che non ci sarà nel documento di 36 pagine. Abbiamo optato piuttosto per questa formula: «Ribadiamo gli impegni espressi nel comunicato finale del G7 di Hiroshima per un accesso universale, adeguato e sostenibile ai servizi sanitari per le donne, compresi i diritti alla salute sessuale e riproduttiva per tutti». Nelle dichiarazioni conclusive del vertice giapponese dello scorso anno, il termine “aborto” era esplicito.

Diritti della comunità LGBTQIA+

Trovate una parziale smentita della notizia Bloomberg, secondo cui i riferimenti alla comunità LGBTQIA+ sarebbero stati rimossi dal testo finale. I leader, nelle loro dichiarazioni, evidenziano una “forte preoccupazione per la riduzione dei diritti delle donne, delle ragazze e delle persone LGBTQIA+ in tutto il mondo, soprattutto in tempi di crisi”. I rappresentanti del G7 decidono di condannare con rigore “tutte le violazioni e gli abusi dei loro diritti umani e delle libertà fondamentali”, impegnandosi per il raggiungimento della “parità di genere”. Emerge però una “retrocessione” lessicale rispetto al testo di Hiroshima: a Borgo Egnazia, infatti, non si avvertiva la necessità di utilizzare i termini “identità di genere” e “orientamento sessuale”.

Fenomeni migratori

Sul fronte migratorio, i capi di Stato che fanno parte del gruppo dei sette sottolineano la necessità di “prevenire e contrastare il traffico dei migranti”, anche grazie a uno sforzo collettivo e al rafforzamento della cooperazione. “Ci concentreremo – si legge – sulle cause profonde della migrazione irregolare, sugli sforzi per migliorare la gestione delle frontiere e frenare la criminalità organizzata transnazionale e su rotte sicure e regolari per la migrazione”. Perché, “insieme”, i Paesi del G7 possano “affrontare le sfide e cogliere le opportunità che le migrazioni presentano, in partenariato con i Paesi di origine e di transito”.

Politica estera

Gli avvertimenti a Russia e Cina erano stati ampiamente anticipati e trovano spazio nelle conclusioni. Mosca, sottolineano i leader, deve “porre fine alla sua guerra illegale di aggressione e pagare per i danni che ha causato all’Ucraina”. Dal punto di vista economico, la reazione del G7 è quella di utilizzare i 50 miliardi dei profitti generati dai beni russi congelati per sostenere Kiev. Inoltre si impegnano a ostacolare le entrate russe derivanti dall’importazione di metalli dal territorio di Mosca. Pechino finisce sul tavolo degli imputati di Borgo Egnazia sia per gli aiuti a Vladimir Putin, sia per le distorsioni che apporta al mercato con le sue maxi-export.

Medio Oriente, Africa e intelligenza artificiale

Sul fronte mediorientale, i leader pugliesi del G7 avvertono Israele: l’agenzia Onu per i rifugiati deve poter operare nella Striscia di Gaza. L’appello per il rilascio degli ostaggi detenuti da Hamas è accompagnato da “un aumento significativo e sostenuto del flusso di assistenza umanitaria attraverso Gaza e una fine duratura della crisi, con la garanzia degli interessi di sicurezza di Israele e dell’incolumità dei civili palestinesi a Gaza”. Nelle dichiarazioni finali, infine, si esprime apprezzamento per il Piano Mattei del governo italiano e si promuove uno “sviluppo inclusivo” dell’intelligenza artificiale, affinché la tecnologia sia “sicura, protetta e affidabile”.

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