Il 2% della popolazione soffre di alopecia areata: perché? – .

I farmaci biologici rappresentano la nuova frontiera anche per la cura dell’alopecia areata grave. Dopo una prima molecola destinata ai pazienti adulti, recentemente ne è stata approvata un’altra che consente di prescrivere la terapia anche a pazienti pediatrici dai 12 anni in su.

L’alopecia areata è una malattia autoimmune caratterizzata dall’attacco del sistema immunitario ai follicoli piliferi, con conseguente perdita di capelli e un decorso imprevedibile. Colpisce circa il 2% della popolazione a qualsiasi età, la perdita può essere limitata al cuoio capelluto, dove può essere parziale con chiazze arrotondate o totale (alopecia totalis), oppure interessare tutte le zone piliferi del corpo (alopecia universalis). La malattia ha un impatto drammatico sulle persone colpite, con disturbi psichiatrici e ripercussioni negative sulla qualità della vita e sulla salute mentale, compresa la perdita di produttività sul lavoro o a scuola, che si aggiungono ai costi diretti dell’assistenza sanitaria. «Le innovazioni terapeutiche introdotte negli ultimi anni – spiega Piergiorgio Malagoli, dermatologo e responsabile dell’Unità Psocare dell’Irccs Policlinico San Donato di Milano – riguardano proprio i pazienti affetti da alopecia areata grave. È una malattia estremamente invalidante dal punto di vista personale”.

Le cause di questa malattia non sono ancora del tutto note, ma quello che è noto, come accennato, è che esiste una predisposizione genetica, oltre ad un meccanismo autoimmune che provoca la caduta dei capelli. «Per una serie di fattori psicologici e biologici – prosegue lo specialista – si verifica un’iperattività di alcune cellule del nostro organismo che non riconoscono più il bulbo pilifero come qualcosa di “sé” e cioè come qualcosa che fa parte di noi, quindi , queste cellule lo attaccano, provocando la successiva caduta dei capelli.

Fattori scatenanti di questa reazione possono essere eventi o elementi che attengono alla sfera psicosomatica, quindi, forte stress oppure eventi che toccano la sfera emotiva o relazionale personale e possono portare, in soggetti geneticamente predisposti, all’alopecia areata.

«Fino a qualche anno fa per questi pazienti si poteva fare ben poco – spiega Malagoli – si tentarono varie soluzioni ma poche con risultati apprezzabili. Tra le cure in uso, fino all’arrivo dei farmaci biologici, c’erano le iniezioni di cortisone nel cuoio capelluto che hanno dato risultati discreti ma non definitivi, anche perché è impensabile che una persona faccia iniezioni di cortisone per tutta la vita”. Altri trattamenti includono immunosoppressori come la ciclosporina. «Anche questi hanno una discreta efficacia – prosegue – ma a fronte di effetti collaterali importanti legati proprio all’immunosoppressione che la ciclosporina provoca». Si tratta di terapie che hanno ancora oggi la loro validità per i pazienti che però presentano forme meno gravi della malattia. L’indicazione dei nuovi farmaci, infatti, è per i pazienti con alopecia areata grave che hanno prima provato tutti gli altri trattamenti disponibili e che non hanno ottenuto risultati a lungo termine.

«I farmaci biologici utilizzati per curare questa forma di alopecia – spiega Malagoli – si chiamano Jak inibitori e bloccano il meccanismo patogenetico che scatena la malattia. Baricitinib è già in uso da qualche anno e recentemente ha ottenuto il rimborso, mentre Ritlecitinib consente di curare pazienti a partire dai 12 anni. Si tratta di una notizia importante se si considera che la malattia colpisce soprattutto i più giovani. Altre molecole sono allo studio ma sono sempre inibitori di Jak. Si tratta di farmaci che devono essere assunti per tutta la vita e che non presentano effetti collaterali anche se, è bene sottolinearlo, il paziente viene comunque monitorato durante l’assunzione della cura”.

 
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