Anna Maria Loreti è morta ieri sera, 26 aprile, alle 21:00. O, per usare le parole del figlio Luca Spadoni, “ha raggiunto il padre”. Il padre è Francesco Spadoni, lo Spadoni della pallavolo. Ed erano loro, Anna e Francesco, per costruire quella meravigliosa avventura che oggi è il Csi Clai Imola.
«L’intera società si stringe attorno alla famiglia in questo momento di profondo dolore – scrive l’azienda da loro fondata e guidata -. Ora Anna, insieme a Francesco, farà il tifo anche per Clai da lassù in prima fila.»
Anna Maria Loreti, animata da una fede vissuta, è stata per decenni presidente del Csi Clai Imola che ha cresciuto e introdotto diverse generazioni di ragazze alla pallavolo e allo sport. Sempre, però, con la persona al centro.
Per comprendere questo impegno, dove lo sport non prescinde dai valori e dalla crescita personale, prendiamo alcune frasi pronunciate da Loreti durante il discorso tenuto in occasione delle sue dimissioni da presidente della società, riportate da Il Nuovo Diario Messaggero del 9 giugno 2007 : «La Libertas Clai è sempre stata una società sportiva anomala, a conduzione familiare. Le ragazze sono sempre state considerate nostre figlie e così anche i tecnici e gli istruttori. Abbiamo sempre cercato di valorizzare i giocatori come persone, con i propri pregi e difetti […] Voglio fare una raccomandazione a tecnici, istruttori e accompagnatori: le persone vi saranno affidate e, come tali, dovranno essere rispettate e aiutate, interpellate e incoraggiate; sarà necessario quel pizzico di umiltà che ci farà capire che siamo noi al servizio delle ragazze e dello sport e non il contrario e poi potremo assaporare la gioia di vedere il gruppo crescere tecnicamente e umanamente, l’amicizia e la complicità che nascono, buon rapporto tra famiglie e società”.
Il ricordo del figlio Luca
Il figlio Luca Spadoni ha condiviso un pensiero sui suoi canali social, annunciando la scomparsa della madre: «Il cammino della vita è spesso in salita: per la mamma è stato così. Con quattro figli, un marito ingombrante, una società sportiva, un’azienda agricola, l’impegno in parrocchia. Una mia amica mi diceva che la mamma non giudicava nessuno e chi varcava la soglia di casa era un altro figlio/figlia. Forse è questo il senso della nostra minuscola esistenza in questo universo sconosciuto e infinito: accogliere la vita in ogni atomo”.
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