Padova osserva e studia il futuro. Trieste, potrebbe essere un buon anno – .

Padova osserva e studia il futuro. Trieste, potrebbe essere un buon anno – .
Padova osserva e studia il futuro. Trieste, potrebbe essere un buon anno – .

Martedì 4 giugno 2024 – 00:47 – Autore: Dimitri Canello

Il Triveneto ha (di nuovo) la sua terza squadra in Serie A. Sono passati due anni e il Venezia ci riprova. Scrivo ventiquattr’ore dopo la magnifica impresa compiuta dalla squadra con una certezza: questa volta il club di Duncan Niederauer può andare in Serie A per restarci e per costruirsi un grande futuro. Quando si parla di programmazione a Venezia, ecco un esempio assolutamente formidabile. Per un anno l’attenzione si è concentrata principalmente sull’evitare che il giocattolo cadesse a pezzi, perché una retrocessione in C e poi in B sarebbe stata un disastro finanziario e probabilmente avrebbe portato alla bancarotta. Poi si è rilanciato, ma con intelligenza, senza strafare, perché i conti sono rimasti profondamente in rosso e infatti il ​​conto è stato presentato a gennaio, con i due divieti della Fifa e con una serie di ingiunzioni il cui colpo è stato parato a fatica. La domanda da un milione di dollari è: cosa sarebbe successo se la promozione non fosse stata centrata? Non lo sapremo mai, ma c’erano molte nuvole nere. Con un mercato estivo perfetto, qualche innesto al posto giusto e con una semina che ha cominciato a dare i suoi frutti, Filippo Antonelli ha costruito una squadra capolavoro, Paolo Vanoli ha fatto il resto. L’allenatore ha deciso di partire già a gennaio. Quando Johnsen fu ceduto (trasferimento tutto sommato indolore), qualcosa si ruppe. E lì Andrea D’Amico ha cominciato a lavorare per il futuro del suo assistito. Oggi Vanoli è virtualmente l’allenatore del Torino. Balla solo la clausola, che andrà pagata, o in contanti o con i giocatori: un milione di euro sul chiodo. Le parole di Duncan Niederauer non sono casuali e suonano come un monito a Urbano Cairo: paga soldi, vedi cammello. Resta solo da capire come, ma l’affare si farà. E il Venezia dovrà cercare un sostituto. Radio Mercato parla di tecnico esperto, c’è addirittura chi azzarda Maurizio Sarri, nome oggettivamente fuori portata. Eusebio Di Francesco sarebbe difficile da presentare dopo quattro espulsioni e una retrocessione e ci stupiremmo sinceramente se questo fosse il piano B. Sembra che Antonelli voglia un allenatore con le spalle larghe e qui la lista si restringe. Preferiamo non fare troppi nomi, lo faremo quando avremo qualcosa in più in mano. Il resto del piano è presto spiegato. Il Venezia vorrebbe confermare gran parte della rosa, compresi i gioielli Tessmann (ha solo un anno di contratto, ma è già sul tavolo il rinnovo per respingere Parma e Bologna) e Pohjanpalo, che ha più di un poche squadre pronte a pagare la clausola. Ma in Serie A è tutto più semplice e trattenere i migliori sarà meno complicato. Oggi è giusto fare il giusto elogio a Duncan Niederauer (per la sua capacità di aver cambiato direzione al momento giusto, poi vedremo se con i nuovi soci oppure no); a Filippo Antonelli, uno dei migliori direttori sportivi che sia passato da queste latitudini (l’operazione Johnsen, con il gentlemen’s agreement di non farlo giocare negli scontri diretti, l’ultimo capolavoro); a Paolo Vanoli, che ha forgiato una squadra a sua immagine, andando probabilmente oltre i limiti. Cito anche il tanto contestato (a Venezia) Alex Menta: deve affinare le sue doti gestionali, ma di buone intuizioni ha avuto tante. Oggi tutti i gioielli che brillano (Busio, Tessmann, Pohjanpalo, Bjarkason, lo stesso Idzes è stato preso su sua indicazione, Joronen), portano il segno suo e Vanoli, ricordiamo, lo ha scelto lui. Ma è una città festaiola che può sognare in grande. Con il nuovo Bosco dello Sport in arrivo, il Venezia potrebbe diventare potenzialmente la nuova Udinese, forse addirittura la nuova Atalanta. Ci vorrà tempo, ma la strada è più che giusta e tutte le componenti ci sono per entrare stabilmente nel gotha ​​della Serie A.

Da Venezia a Vicenza. Stefano Vecchi ha messo insieme il suo ventiduesimo risultato utile consecutivo. Nei playoff ha subito un solo gol, su rigore ha vinto quattro volte, pareggiando due. Adesso va con il pilota automatico, aver eliminato l’Avellino, pur con la fortuna di aver fischiato nel verso giusto, è un merito non da poco. Nel ritorno, occhio ai gol di Della Morte e Costa: due autentiche perle, giusto per ricordare che la squadra costruita la scorsa estate era di altissimo livello. Avanzare come un bulldozer, aggrappandosi a ogni appiglio possibile. Una salita irresistibile, che trova i giusti sponde. Ma perde pezzi. Se mancassero Ferrari, Golemic, Tronchin e Cavion tutti insieme alla Carrarese si tratterebbe di assenze gravissime, anche perché da sei partite ogni tre giorni giocano (quasi) sempre le stesse. È questa la grande incognita nella corsa alla Serie B giunta alle ultime due, decisive fasi. Il Vicenza oggi va applaudito perché sta mettendo in gioco tutto quello che ha, perché Vecchi ha moltiplicato i talenti in rosa: chi ne aveva uno ha fatto due, chi ne aveva due ha fatto quattro, chi ne aveva cinque ha fatto dieci. Sulla carta il Vicenza sarebbe favorito contro un’ottima Carrarese, ma le incognite, gli infortuni e le squalifiche non sono trascurabili e bisognerà tenere le antenne dritte. La finale deve ancora essere giocata

Stretto nella morsa di un Triveneto che, da Verona a Udine, sogna, il brutto anatroccolo oggi è il Padova di Joseph Ouhgourlian, alle prese con l’ennesimo fallimento. Se Vincenzo Torrente non fosse stato esonerato si sarebbe potuto tranquillamente accantonare la parola fallimento, ma visto che ad alcuni dirigenti piacciono le spacconate, quando tutto ti torna alla mente il colpo che ne deriva è molto difficile da assorbire. Di dimissioni nonostante le roboanti dichiarazioni nemmeno l’ombra e, cosa ben più grave, nemmeno un comunicato per spiegare: sono passati dieci giorni da quello schiaffo nei quarti contro il Vicenza e di Mirabelli non si è persa traccia. Con quello sconcertante incontro finale di squadra per rompere i ranghi senza che nessun allenatore fosse presente. Uno spettacolo scoraggiante, di cui speriamo Oughourlian abbia preso atto. A tutto questo si sommano i risultati in campo: dopo l’espulsione, tre partite inutili per chiudere la stagione regolare, tre amichevoli (allenamenti congiunti), due derby, due sconfitte senza segnare un gol, segno della fallita strategia suicida di Massimiliano Mirabelli . Ha però un contratto biennale, una grande arma sul tavolo nonostante la protesta unitaria di tutta la tifoseria organizzata. Dieci giorni senza uno straccio di dichiarazione, nemmeno scritta, che spieghi il suo fallimento maturato da gennaio a fine stagione. A questo si aggiunge la serie di assenze in tutti i momenti chiave della stagione e il quadro è completo. Un allenatore va valutato nel suo insieme, non solo per i trasferimenti (ottimi) fatti. Abbiamo una lunga lista di episodi accaduti dietro le quinte in modo da riportarli al momento giusto. La curiosità è che il futuro di Padova dipende anche… da Vicenza. Nella città del Santo si aspetta di capire se l’anno prossimo i biancorossi saranno inseriti nel girone A di Serie C oppure no. Qualora dovesse essere promossa, nel girone A, l’unica rivale con i muscoli in bella mostra sarebbe la Triestina, che ha scelto un allenatore emergente (Santoni) e che spenderà molto per provare a risalire al vertice. Se il Vicenza dovesse essere promosso, forse Oughourlian potrebbe convincersi ad aprire i cordoni della borsa e a quel punto forse ci sarebbe qualche speranza di convincere Domenico Toscano. C’è anche chi sostiene che Mirabelli, malvisto da chi lo contesta aspramente, sia vicino all’uscita. Ma sinceramente ci crediamo poco per le ragioni, anche e soprattutto contrattuali e di spending review, sopra citate.

Se il Padova tifa per la promozione del Vicenza, lo spera anche a Trieste, perché ci sarebbe un avversario in meno in un girone oggettivamente più morbido, anche se poi bisognerebbe capire quale delle squadre presenti potrebbe essere spostata nel girone B. rischio che l’Union Clodiense viri più a sud, finendo per duellare con Spal, Perugia e le altre, ma sinceramente la troverei una scelta avvilente per una squadra veneta che merita di stare nel girone A. La Triestina pensa in grande, vuole investire 15 milioni su il centro sportivo e ha pronta l’offensiva finale per la gestione dello stadio Rocco. Sono tutti aspetti che rafforzano il progetto di Ben Rosenzweig e l’Alabarda è pronto ad attaccare la Serie B dopo un anno travagliato. A risolvere il problema dovrà essere Lescano, capocannoniere con la valigia in mano che partirà e dovrà aggiustare la rosa senza riempirla con troppi stranieri, trovando il giusto mix con italiani che conoscono bene la squadra di serie C. Perché una scommessa, per quanto logica e con buone probabilità di essere vinta, è già in panchina e non bisogna esagerare.

Pillole sparse. Ci sarà il divorzio tra Verona e Baroni, cruciale la scelta del sostituto. Tanti i nomi in ballo, tutti con qualche possibilità di essere scelti: l’affascinante scommessa di Massimo Donati, Alessio Dionisi, Paolo Zanetti, Gennaro Gattuso, Filippo Inzaghi. Con le dovute garanzie vedrei Gattuso molto bene al Verona, mi sembrerebbe un carattere perfetto per un luogo combattivo come quello veronese. Rebus ha aperto anche a Udine, dove Cannavaro non ha ancora rinunciato alla conferma. In Serie C potrebbe nascere un divorzio inaspettato tra Trento e Baldini, altrimenti avrebbero già scelto di proseguire, con panchine vacanti, per ora, a Legnago e Arzignano. Caldiero Terme ha confermato il Soave, mentre il valzer delle panchine potrebbe toccare anche Bolzano e Cittadella. Per ora ci fermiamo qui, ma ci sarà molto da scrivere in un’estate che davvero, sul fronte del mercato, sembrerà non finire mai.

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