il dietro le quinte blu – Libero Quotidiano

Claudio Savelli

15 giugno 2024

C’è questa statua che gira per il ritiro dell’Iserlohn venerata dai giocatori, dagli allenatori, dai dirigenti perché ha un po’ di tutti e ha sempre un po’ per tutti. Ha un nome, Gianluigi per tutti Gigi, e un cognome, Buffone. Hai un ruolo, Capo Delegazione, che sembra una di quelle cose inutili, superficiali, dove metti una vecchia gloria solo per farla felice e buonanotte. Ebbene, non è così. Innanzitutto perché il ruolo veniva nobilitato da un uomo speciale come lui Gianluca Vialli. In secondo luogo perché il successore del suddetto è un uomo che cerca di essere altrettanto speciale.

Gigi Buffon è intervenuto nei giorni scorsi per dire poche ma efficaci cose. Due soprattutto. «L’Italia è sottovalutata»: una nota tecnica e anche strategica che posiziona la Nazionale nel suo territorio preferito, quello delle sorprese. «Voglio dare il mio piccolo contributo»: una nota personale che la dice lunga sull’approccio di Buffon al nuovo ruolo. Non è scontato che l’uomo con più presenze nella storia della Nazionale (176, 40 in più di Cannavaro50 in più Maldinitanto per dare un’idea) definisce “piccolo” il suo contributo, anche in considerazione dei continui elogi dell’allenatore, Spallettiche lo tenne prepotentemente al suo fianco (Gigi era stato ingaggiato dalla Federazione dieci giorni prima dell’addio di Gigi Mancino).

Buffon ha affrontato questa opportunità con umiltà, a differenza di quanto hanno fatto o avrebbero potuto fare tanti altri ex colleghi del suo calibro. È in piena continuità con l’epilogo che ha dato alla sua carriera da giocatore: prima vice alla Juventus e poi Serie B al Parma, il club dove tutto ebbe inizio e dove era giusto che finisse.

NON RIFIUTABILE

Buffon è statuario ma non ripugnante. E’ un compagno più anziano per i giocatori, un apprendista allenatore per lo staff, un nuovo dirigente per i dirigenti. Ha pensieri emotivi, tecnici, strategici, imprenditoriali, cioè qualcosa di ogni ambito di competenza della delegazione Nazionale. Tutti gli parlano mentre lui… studia. “Ho scoperto il sottile piacere dell’apprendimento”, ha ammesso qualche mese fa. Ha scelto (e portato a termine) il corso da direttore sportivo di Coverciano piuttosto che quello da allenatore mentre ha frequentato un corso intensivo di economia aziendale alla Bocconi, una “full immersion” in inglese e, quando non era impegnato con l’Italia, vari podcast e finanza e attività a tema di investimento.

Funziona perché non si comporta come un guru. E quando c’era un Capodelegazione, o un Team Manager, così, ammiravamo l’Italia migliore. È stato il caso di Vialli con Mancini e di Originali con Con te. Al contrario, quando quest’uomo in più non c’era, ci siamo separati. Il sorriso di Buffon ieri a Iserlohn si è fatto ancora più disteso alla vista Barella in un gruppo finalmente al completo. Anche Fagioli si era allenato prima di soffrire di dolore al ginocchio.

Il giocatore della Juventus è stato rinviato mentre quello dell’Inter è candidato titolare nel 3-4-2-1 di domani controAlbania accanto Jorginho. E’ una bella cosa che Spalletti possa iniziare l’Europeo con (quasi) tutti a disposizione. Perché se la nostra forza è il gruppo, c’è bisogno di tutti. E anche qualcuno in più, come Buffon.

 
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