Macinapepe, la recensione – Multiplayer.it – .

Non so se ricordi, ma c’è stato un tempo in cui, per avviare un videogioco, non servivano aggiornamenti o download, ma un paio di buoni polmoni e una salivazione non eccessiva. Bei tempi? Per alcuni sì, per altri no. Per certi versi sicuramente, per altri decisamente meno. Tuttavia, nel momento in cui ripensi a quei momenti in cui ti trovi davanti a un videogioco scaricato e aggiornato, la sensazione che provi è irrimediabilmente bizzarra. Siamo davanti al PC e avviamo un videogioco che ci porta nuovamente davanti al tubo catodico di famiglia, seduti per terra e con un lungo filo che gli altri scavalcano con un’agilità che, al di fuori di quella consueta contesto, non lo dimostrerebbero mai.

Ecco, ecco cosa si prova a mettersi nei panni di Pepperita Macinapepeuna nuova chicca selezionata dal team Devolver Digital, di cui vi parleremo pregi e difetti in questa revisione.

Pirati in tempo di guerra

Macinapepe alla ricerca di un tesoro in un mondo insolito

La storia dietro Pepper Grinder è semplice: siamo una cacciatrice di tesori che, dopo essere naufragata su una strana isola abitata da narvali antropomorfi, viene derubata del suo prezioso tesoro, racimolato in una vita di incursioni e croci nella sabbia. Il suo obiettivo: per recuperarlo a tutti i costi, ha dovuto affrontare il mondo intero.

Niente di trascendentale; il solito pretesto per iniziarne uno avventura platform vecchio stile i cui dettagli, come accaduto in passato, sono relegati in un manuale di istruzioni (non presente nel gioco, ma che ci è stato fornito in formato digitale dal team di sviluppo), all’interno del quale, oltre ad una dettagliata scomposizione del sistema di il gioco in diverse sezioni, viene dato un contesto anche alle avventure sullo schermo, assolutamente silenziose e senza alcun dialogo.

Da qui scopriamo che il mondo di Pepper Grinder è fatto di grandi stati in guerra tra loro e di piccole comunità insulari che hanno colto l’occasione per riportare la pirateria sulla cresta dell’onda.

Se la storia avesse un ruolo più centrale all’interno del progetto sarebbe sicuramente un espediente poco accettabile veicolare una narrazione, ma il fatto che questa resti una cornice per tutto ciò che il gioco ha da proporre la fa apparire più come una trama simpatica e Trovata volutamente nostalgica.

Scavare in profondità

Scavare la tua vendetta sarà la forza trainante di Pepper Grinder

Ma cosa fai, alla fine, in questo macinapepe? Scava. Ma anche se può sembrare una meccanica poco divertente, l’idea alla base la rende estremamente avvincente. Questo perché lo scavo del protagonista non avviene con la solita pala da becchino, ma bensì una vera e propria perforazione con un apparecchio che somiglia più a un veicolo da trasporto che a un’arma o un mezzo di scavo.

Attraverso un sistema di comandi contenuto e facilmente memorizzabile, il nostro obiettivo è muoverci all’interno di questa mappa bidimensionale da sinistra a destra, come nella stragrande maggioranza dei platform che abbiamo imparato a conoscere nel corso degli anni, da Super Mario a Sonic.

Macinapepe: saltiamo da un terreno all'altro come se fossimo dei delfini
Macinapepe: saltiamo da un terreno all’altro come se fossimo dei delfini

La svolta, però, sta nel modalità di movimento, che spaziano dal comune spostamento a piedi e saltando su luoghi rialzati, a una vera e propria nuotata nei terreni penetrabili dell’isola, fino all’utilizzo di veicoli reali e allo spostamento mediante rampini. La stessa meccanica di scavo è particolare, perché consente un movimento “serpente” che non può essere fermato finché non si emerge dal sottosuolo, in una struttura simile a quella di videogiochi come Death Worm o Hungry Shark, con una parabola saltellante che ci conduce , inevitabilmente, con i piedi per terra.

L’isola del (mio) tesoro

Macinapepe: Molti pericoli si frappongono tra noi e il tesoro
Macinapepe: Molti pericoli si frappongono tra noi e il tesoro

Per separarci dal nostro obiettivo troviamo diversi nemicinessuno troppo complesso da abbattere con il nostro trapano (anzi, sono loro che sono un po’ in balia della furia vendicativa di Peppermint) e, soprattutto, gemme e oggetti preziosi da accumulare, oltre a monete speciali (cinque per ogni livello ), utili per acquistare oggetti cosmetici, vite extra non permanenti e figurine da collezionare nelle pagine del nostro album di figurine, il tutto disponibile presso i vari negozi lungo il percorso.

Una volta raggiunta la fine del livello e alzata la bandierina, potrete procedere a quello successivo, e poi a quello successivo, oppure riprovare quelli precedenti tramite un modalità temporizzatache ti permetterà di migliorare il tuo record su ogni percorso.

Macinapepe: boss difficili ostacolano il cammino
Macinapepe: boss difficili ostacolano il cammino

Quattro mondi, cinque livelli ciascuno (più un livello “segreto” per ogni mondo, che potrà essere sbloccato una volta acquistata una chiave dai mercanti con le monete speciali sopra citate), di cui l’ultimo dedicato ad un capo. Queste, come è giusto che sia, rappresentano sicuramente una delle sfide più alte del gioco, ma nulla che non possa essere affrontato con un po’ di pazienza e abilità.

E forse è proprio questo uno dei punti di forza di Pepper Grinder: il fatto che tutto dipende dalle abilità del giocatore. Non ci sono mosse da sbloccare, potenziamenti o statistiche. Sul controller del gioco ci sono solo il boss, il protagonista e le dita del giocatore (cosa che consigliamo vivamente, visti i movimenti sinuosi del vostro personaggio durante i momenti di scavo, che sono i più frequenti).

Non tutto ciò che brilla ha valore

Macinapepe: pixel art semplice che convince
Macinapepe: pixel art semplice che convince

Visivamente, Pepper Grinder ha molta grinta. Pixel art appariscente, senza troppe pretese, con modelli piacevoli che raggiungono l’apice con i boss. I quattro mondi sono belli da vedere, ascoltare e navigare, nonostante la semplicità delle tematiche (che lasciamo a voi scoprire). Fino a qui, tutto bene. La nota dolente arriva quando passiamo alla pulizia del titolo.

Purtroppo, durante il nostro gioco abbiamo riscontrato diversi bug, i più preoccupanti dei quali sono tutti stranamente contenuti nello scontro con il boss finale. In questo caso, il nemico si è bloccato, permettendoci di attaccarlo fino all’attivazione della seconda fase (che, sebbene utile, ti fa sentire come se avessi imbrogliato un po’) e poi l’audio ha iniziato a dare di matto, scomparendo mentre tentavamo di nuovo la fortuna contro il nostro avversario. Questo non solo ha eliminato ogni tipo di eccitazione per lo scontro, ma ha anche reso più difficile capire quando siamo stati colpiti dal boss, che di per sé non era certo facile da sconfiggere, pur essendo totalmente affrontabile, come tutti gli altri boss, studiando molto bene i suoi movimenti. leggibile (forse troppo, visto che il processo di attacco diventa praticamente meccanico una volta compresa la routine del nemico, lasciando al solo giocatore la colpa di un eventuale fallimento).

Macinapepe: Non tutto è un diamante
Macinapepe: Non tutto è un diamante

Insomma qualche problema c’è, e forse qualcos’altro ci è sfuggito durante gli altri livelli, decisamente più frenetici e in cui l’occhio cerca di tenere il passo del personaggio che sfreccia da una parte all’altra della mappa. Quali, nel momento in cui leggi questa recensione, sono già stati risolti? Lo speriamo. Tuttavia, per il momento, ci sembra doveroso raccontarvi l’esperienza che abbiamo avuto, prima di qualsiasi aggiornamento, proprio come in passato, anche solo per restare in tema con il atmosfere retrò che gli sviluppatori hanno voluto trasmettere con tanta passione.

Conclusioni

Versione testata PC Windows

Consegna digitale

Steam, Nintendo eShop

Prezzo
€ 14,99

Nonostante alcuni difetti, Pepper Grinder è lungi dall’essere un videogioco insoddisfacente. In un settore in cui la qualità è ormai diventata sinonimo di quantità, il gioco sviluppato da Ahr Ech e pubblicato da Devolver Digital va controcorrente. Niente di troppo complesso, ma la complessità non è certo necessaria per proporre un’avventura divertente, vecchio stile, che guardi più al passato che al futuro, pur riuscendo a stupire con quel “poco” che ha da offrire. Se vuoi fare una passeggiata nella memoria senza spolverare vecchie console e soffiare nelle cartucce, potresti trovare qualcosa per i tuoi soldi qui. Ma non andare a caccia di diamanti in una vena di rubini.

PRO

  • Una divertente deriva platform
  • Stilisticamente coeso

CONTRO

  • Diversi bug che possono compromettere l’esperienza
  • La lotta contro il boss diventa eccessivamente meccanica
 
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