Al via il Far East Film Festival, la 26esima edizione e visioni dall’Oriente – .

Al via il Far East Film Festival, la 26esima edizione e visioni dall’Oriente – .
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Ventisei significa appartenenza, una connessione profonda con gli esseri umani.

Il numero di questo Far East Film si sposa perfettamente con l’inclinazione di un festival che ha un legame profondo con una città e con l’Oriente, essendo il Feff il più ambito avamposto europeo del cinema asiatico, fulcro indiscusso di un genere che fino a vent’anni -sei anni fa, infatti, ha faticato a varcare i confini, soprattutto quelli occidentali.

«Se le guerre dividono le persone – sottolinea il sindaco di Udine Alberto De Toni – la cultura unisce».

E la platea e la balconata del Nuovo sono una babele di etnie, come sempre quando il Far East Film prende il via in questo Nord Est d’Italia che ormai tutti gli orientali conoscono.

Sulla “rinascita culturale di una regione di confine” si concentra anche il vicepresidente del consiglio regionale Mario Anzil: “E sarà possibile sfuggire all’incanto dell’impossibile”, auspica.

Si riparte, per la ventiseiesima volta fino al 2 maggio, dalla mattina alla sera film dopo film, incontri, ragazze cinematografiche e non, scoperte su come si sta evolvendo l’universo orientale. Il cinema è la migliore spia possibile, oltre a James Bond, per comprendere le intenzioni di un popolo non sempre così facile da identificare.

Ormai la diffusione di film cinesi, taiwanesi, hongkonghesi, coreani ecc. è capillare e se questo è avvenuto l’Estremo Oriente udinese ha un merito che va ben oltre le prime coraggiose importazioni di Venezia e Cannes, unici luoghi di valore internazionale dove L’Europa fu costretta a misurarsi con l’immensità di un continente ricco di un’arte che nessuno conosceva.

«Quando entri in una sala – ha iniziato ieri sera dal palco Giovanni da Udine Sabrina Baracetti, presidente della CEC e con Tommaso Bertacche anima di questa avventura unica del Vecchio Continente – non vedi l’ora che si spengano le luci , perché le chiacchiere finiscono e il tuo viaggio inizia. Tutti abbiamo bisogno di storie, ci incontriamo per raccontarci storie, leggiamo, ascoltiamo la radio e i podcast, andiamo a teatro”.

È la parte più romantica e necessaria per sperare di guardare al futuro sapendo di avere ancora molto da dare. «Non sei mai veramente fregato finché hai una bella storia e qualcuno a cui raccontarla», scriveva Baricco a proposito di “Novecento”. E Feff non si lascerà mai ingannare perché avrà sempre imprese da raccontare. Dal 10 aprile 1999 ad oggi, tutto questo import/export di visioni e idee ha dato vita ad un solido percorso di celluloide. Marco Polo, morto settecento anni fa, il 9 gennaio 1324, ne sarebbe fiero.

Sembrava impossibile un quarto di secolo fa, eppure siamo ancora qui, il 24 aprile 2024 con l’ennesima serata inaugurale da scartare e davanti a un cartellone con settantanove proposte provenienti da dodici Paesi. Per essere ancora più precisi, saranno dodici le prime assolute, ventidue internazionali, ventitré europee e diciannove italiane, oltre a un centinaio di eventi a tema sparsi per il centro cittadino e culmine con l’imperdibile “Estremo Oriente”. Concorso Cosplay”.

«Siamo qui stasera – ha continuato Baracetti poco prima del primo giro di manovella con “Yolo”, il super kolossal cinese scelto come apripista – per quella che chiamiamo la magia del cinema, che essendo allo stesso tempo un’esperienza personale e collettiva sì, collettivo grazie all’energia del pubblico che riesce a regalarci anno dopo anno.” Ebbene, in termini di vigore il pubblico del Feff è praticamente imbattibile. Inaugurazione tutto esaurito con una passeggiata su un pavimento che ti trasporta direttamente nel mood fareastiano con la tipica simbologia orientale. Fuori Udine, dentro Pechino.

«Il cinema è tornato al cinema con più forza di prima – dice orgogliosa Sabrina Baracetti – con nuove storie e nuovi autori. Perché la magia del cinema ti fa stare bene”.

 
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