“L’operazione Rafah è iniziata. Ostaggi, soldati e palestinesi morti sono un rischio calcolato” – .

“L’operazione Rafah è iniziata. Ostaggi, soldati e palestinesi morti sono un rischio calcolato” – .
“L’operazione Rafah è iniziata. Ostaggi, soldati e palestinesi morti sono un rischio calcolato” – .

“L’operazione a Rafah è già iniziata. I rischi sono diversi. A partire dal rischio di uccidere alcuni ostaggi israeliani, di provocare diverse vittime tra i soldati delle Forze di Difesa Israeliane (IDF), fino al rischio significativo di provocare vittime tra i civili palestinesi per porre fine a questa guerra”.

Kobi Michael è un ricercatore senior presso l’Istituto per gli studi sulla sicurezza nazionale (INSS) dell’Università di Tel Aviv e analista presso il Misgav Institute for National Security & Zionist Strategy, un think tank israeliano. È esperto di strategia, sicurezza nazionale e relazioni civili e militari. È anche un ex ufficiale dell’intelligence israeliana. Nel 1994 è stato nominato primo comandante dell’apparato di coordinamento della sicurezza israelo-palestinese nella Striscia di Gaza. Con Huffpost Michael parla dell’offensiva israeliana a Rafah, che sembra sempre più vicina, dopo che l’IDF ha ufficialmente iniziato l’evacuazione dei civili palestinesi nella parte orientale della città. L’emittente statale egiziana Al Qahera mostra immagini in diretta di violenti raid israeliani nell’est, mentre centinaia di residenti vengono evacuati dalle truppe israeliane.

Kobi Michael, l’esercito israeliano ha iniziato l’evacuazione dei civili a Rafah. L’operazione di Rafah inizierà presto, oppure l’IDF sta mettendo in guardia da una tattica negoziale da parte di Israele per costringere Hamas a raggiungere un accordo su un cessate il fuoco a Gaza?

L’operazione in realtà è già iniziata. Questa è la prima fase, l’evacuazione. In questa fase stiamo avvisando i residenti della zona orientale di Rafah, cioè quelli situati tra la città e il confine con Israele, di evacuare. La fase successiva arriverà prima o poi.


“Hamas non ha lasciato altra scelta”. Israele si prepara ad attaccare Rafah

di Nadia Boffa

Come hai anche detto, l’evacuazione è iniziata da est. L’IDF ha affermato che sarebbe “temporaneo” e “di portata limitata”. Quali sono le intenzioni di Israele?

L’operazione potrebbe partire da est, ma ci sono anche altre opzioni. Al momento l’IDF si concentra nella zona orientale, ma potrebbe scegliere di operare anche in altre direzioni. In generale posso dirvi che l’esercito ha parlato di evacuazione temporanea perché l’operazione sarà condotta in modo molto simile a quella messa in pratica a Khan Younis. Lì l’IDF ha diviso l’area in piccole zone e ha lavorato di zona in zona, non necessariamente in tutte. E questo è fondamentale sottolinearlo. L’esercito evacua ed evacuerà i civili solo quando avrà bisogno di entrare in aree molto specifiche.

Quindi l’esercito non attaccherà tutta la zona di Rafah?

Esatto, l’IDF non attaccherà l’intera area. Ci saranno fasi diverse e non tutte le zone saranno necessariamente attaccate, ma solo quelle necessarie per smantellare la capacità militare di Hamas a Rafah. Le milizie, va ricordato, non sono dislocate in tutta l’area di Rafah, ma solo in alcuni luoghi specifici. L’IDF lo sa ed è per questo che ha preparato questo piano di attacco. L’esercito troverà le vie più adatte per raggiungere questi luoghi, cercando di causare il minor numero di vittime collaterali e altri danni collaterali.

Pensi che Israele, attraverso l’operazione militare a Rafah, possa raggiungere il suo obiettivo di distruggere totalmente la capacità del gruppo di attaccare Israele?

Israele ha già distrutto la capacità militare di Hamas, anche se non completamente. Quando dico che ha distrutto la capacità militare delle milizie, intendo dire che Hamas non è più in grado di operare in una forma militare organizzata. La milizia può continuare a compiere attacchi terroristici, ma non può operare come organizzazione militare, perché è quasi totalmente distrutta. Le ultime sedi militari di Hamas si trovano a Rafah. Voglio però sottolineare un altro aspetto. La sfida più grande per l’IDF non è tanto Rafah, dove si trovano i restanti battaglioni di Hamas, quanto piuttosto il “Philadelphia Corridor” (la zona cuscinetto lungo il confine tra Israele ed Egitto – ndr), perché lungo questo corridoio di 14 km ci sono grandi infrastrutture di Hamas, tunnel sotterranei, insomma il Corridoio è il tubo dell’ossigeno dell’intera organizzazione. I tunnel vengono utilizzati per il contrabbando di armi, attrezzature, uomini, persone e denaro. Queste infrastrutture devono essere distrutte e questo obiettivo è molto più importante dell’eliminazione dei battaglioni di Hamas rimasti nella zona di Rafah. È la nostra sfida più importante e, una volta completata, Hamas non avrà più alcuna capacità governativa, politica o militare nella Striscia di Gaza. Non sarà mai in grado di riprendersi. A quel punto, insomma, l’intero contesto politico e di sicurezza della Striscia sarà totalmente cambiato.

Non si può però parlare dei rischi di questa operazione, in termini di vittime civili palestinesi, ma anche della possibilità di uccidere alcuni ostaggi israeliani. L’intelligence israeliana stima che alcuni siano a Rafah…

Sì, certo, è vero. Ci sono diversi rischi. Il rischio di uccidere degli ostaggi è sicuramente uno di questi. Il rischio di provocare vittime tra i soldati israeliani è un altro rischio molto grande. Così come il rischio non indifferente di provocare vittime tra i civili palestinesi. Volendo si corre anche il rischio, a livello diplomatico, di provocare ulteriori tensioni nei rapporti tra Israele e Usa, o tra Israele ed Egitto. Ma tutti questi rischi vengono presi in considerazione da Israele, sono rischi calcolati. L’esercito ha l’approvazione politica del governo israeliano. L’IDF ha effettuato ogni calcolo strategico. D’altra parte, questa è, in definitiva, l’unica possibilità che Israele ha di compiere la sua missione nella Striscia di Gaza e di porre fine a questa guerra.

 
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