Matteo Pietrosanti, morto a 14 anni mentre giocava a calcio a causa di una malattia cardiaca non diagnosticata – .

Matteo Pietrosanti, morto a 14 anni mentre giocava a calcio a causa di una malattia cardiaca non diagnosticata – .
Matteo Pietrosanti, morto a 14 anni mentre giocava a calcio a causa di una malattia cardiaca non diagnosticata – .

Matteo Pietrosanti muore all’età di 14 anni nel 2022 su un campo di calcio di Latina per una malattia cardiaca non diagnosticata. Era felice: giocava a calcio, faceva il portiere da quando aveva 5 anni. Improvvisamente è caduto all’indietro mentre si trovava davanti alla porta.

Matteo Pietrosanti è morto in campo a 14 anni, sua madre: “Non esisteva il defibrillatore sportivo. Qualcuno deve pagare”.

dalla nostra inviata Romina Marcecaca

12 maggio 2024

Rimase a terra per 52 minuti. Attorno a lui sono arrivati ​​l’allenatore e gli altri soccorritori. Gli hanno fatto un massaggio cardiaco e hanno chiamato i soccorsi. Ma, secondo quanto sostiene la famiglia, nessuno gli ha messo sul petto il defibrillatore che la squadra di calcio avrebbe dovuto avere. Ora le indagini sulla sua morte rischiano di concludersi con l’archiviazione.

Il malore che lo ha causato il collasso sul campo è avvenuto alle 17:58 del 3 marzo 2022, il primo defibrillatore è stato utilizzato dai medici del 118 alle 18:19. Troppo tempo. Alle 18,50 è stato dichiarato morto davanti agli occhi della madre.

In 26 mesi sono arrivate due richieste di archiviazione da parte della Procura di Latina, l’ultima delle quali ha riferito che “la condotta dei medici, pur essendo riprovevole, non costituisce nesso di causalità con l’evento di morte”. Insomma, nessuno avrebbe colpa per quanto accaduto quel pomeriggio.

Il padre e la madre, però, non si arrendono. Tutto ruota attorno al defibrillatore non utilizzato dal “Priverno calcio”, la società di Latina dove Matteo giocava nell’under 14. Per la Figc, che sospese per 6 mesi l’allora titolare Fabio Lamesi e comminava alla società una multa di mille euro, quel defibrillatore c’era ma non funzionava. Per il pm di Latina, che non ha mai inserito nomi nel fascicolo, il defibrillatore non avrebbe comunque salvato Matteo perché «il timo (ghiandola dietro lo sterno, ndr) ha causato la compressione delle fasce nervose». Cioè, secondo questa ricostruzione, il ragazzo era condannato a morte. Ma la famiglia obietta: «I soccorritori non potevano sapere in quel momento che aveva le dimensioni del timo».

I genitori di Matteo hanno ricevuto l’idoneità all’attività agonistica dai medici sportivi per nove anni. Ma nel 2021, in considerazione di una precedente malformazione cardiaca in famiglia, la madre ha fatto sottoporre Matteo e il fratello a una visita cardiologica privata. Anche questo non è bastato a salvare Matteo. Sul punto, la specialista scrive nelle sue perizie: “L’esame ecocardiografico del 27 marzo 2021 è stato eseguito in modo troppo poco descrittivo e sintetico (era assente l’intera valutazione della parte destra del cuore), anche se dall’esame a conferma dei valori riportati si intravede una condizione di normalità del soggetto come età, sesso e praticante attività sportiva”. Matteo è morto il 3 marzo 2022 per una “cardiopatia aritmogena del ventricolo destro”.

 
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