«Prepariamoci a vederlo ogni 10 anni, prima accadeva ogni 5 secoli» – .

«Prepariamoci a vederlo ogni 10 anni, prima accadeva ogni 5 secoli» – .
«Prepariamoci a vederlo ogni 10 anni, prima accadeva ogni 5 secoli» – .

Mentre Mario Tozzi parla a Palazzo Rasponi, fuori infuriano gli eventi. Un’ora prima una grandinata aveva dipinto Solarolo e Cotignola e, un anno dopo l’alluvione in Romagna, ingenti danni si registravano in Lombardia.

Il geologo romano è a Ravenna per l’anteprima di “Fuori dal Fango”, un documentario di circa 85 minuti basato su una sua idea, diretto da Matteo Parisini e Riccardo Mazzon. Alcuni spezzoni del film, trasmesso ieri sera su RaiTre, intervallano l’intervista realizzata in piazza Kennedy e mentre una pioggia violenta batteva sulla finestra, Tozzi spiega come sia «improprio parlare di bombe d’acqua. Sono alluvioni improvvise e sempre più frequenti”.

Anche eventi estremi come quelli avvenuti un anno fa in Romagna, secondo il geologo e conduttore televisivo «potremmo dire che avvenivano ogni 500 anni a metà del secolo scorso, ora osservando la loro frequenza possiamo supporre che la frequenza possa non più secolare, ma decennale. Perché più caldo significa più energia termica, e quindi maggiore possibilità che si verifichino eventi come quelli accaduti nel maggio 2023”. Per questo, secondo Tozzi, andrebbe rivoluzionato il concetto di equilibrio tra sistemi fluviali e insediamento antropico: «Quando si ha un territorio fragile come quello italiano e un cambiamento climatico che fa cadere in ore le precipitazioni che normalmente cadrebbero in Mesi – ha anticipato lo scienziato romano – è impensabile tutelarsi facendo più lavori. Dobbiamo liberare i fiumi attraverso la rinaturalizzazione e la riqualificazione”.

Tozzi cita l’esempio di Monaco «dove la logica ingegneristica è stata sostituita dall’integrazione tra via d’acqua e città. Noi qui siamo nemici delle paludi, ma costituivano un elemento di sollievo per la pressione delle acque”, sostiene, introducendo un argomento ardito in una terra resa abitabile dagli scariolanti. Poi la posizione assunta sul consumo di suolo: «Rappresenta una risorsa che non può essere depredata all’infinito, una superficie cementata permette all’acqua di penetrare sei volte meno di una permeabile».

 
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