“Serve un intervento urgente da Bruxelles” – SulPanaro – .

“Serve un intervento urgente da Bruxelles” – SulPanaro – .
“Serve un intervento urgente da Bruxelles” – SulPanaro – .

“La filiera pericolosa rappresenta l’eccellenza italiana, in particolare in Emilia-Romagna, in Europa e nel mondo e va difesa e sostenuta affinché sopravviva agli effetti di questa profonda e prolungata crisi, dettata dai cambiamenti climatici oltre che da fitopatie e insetti alieni sempre più aggressivi, che affronta da oltre cinque anni, con una produzione insufficiente a garantire reddito ai produttori e agli ettari in continua contrazione. Il settore chiede alla ricerca scientifica risposte efficaci ma ci vuole tempo affinché le soluzioni arrivino e facciano la differenza: intanto, però, c’è una filiera da salvare e È necessario che Bruxelles e l’Italia mettano in campo risorse concrete e immediate per consentire a migliaia di famiglie e imprese di superare questo lunghissimo inverno produttivo. Sarà mio impegno far sì che queste risorse arrivino e che la pera italiana sopravviva”.

COME Guglielmo Garagnani, candidato alle elezioni europee per Fratelli d’Italia (circoscrizione Nord-Est) ed espressione del mondo agricolo da lui incontrato i vertici di Fruit Modena Group, Cooperativa modenese specializzata nel settore pericolo, durante la sua tournée elettorale.

Secondo i dati, nel 2011 in Italia sono state prodotte quasi 930mila ton di pere, mentre nel 2023, tra gelate e fitopatie, la quota si è fermata a 180mila ton, ovvero l’80% in meno. Una produzione che non può garantire la sopravvivenza di una filiera fatta di migliaia di aziende e decine di migliaia di posti di lavoro. E così la filiera pian piano scompare: i produttori abbattono i peri e cambiano coltura: dal 2021 al 2023 la superficie a pere in Italia è diminuita del 35%. Parliamo di circa 15.000 ettari in meno che sono scomparsi soprattutto al nord, nei territori più vocati: dall’Emilia-Romagna, soprattutto nelle province di Modena e Ferrara, in Veneto, in Friuli-Venezia Giulia. A Modena nel 2023 mancava l’80% delle pere, a Ferrara il 60% e il 2024 si prospetta come un altro anno, l’ennesimo, di bassa produzione a causa dei danni della grandine, dell’eccessiva pioggia e del vento che ha fatto cadere a terra molti frutti in maturazione”.

“I produttori di pere non vogliono arrendersi, ma senza produzione non c’è reddito e senza reddito le aziende chiudono e crolla una filiera che garantisce migliaia di posti di lavoro, dalla fase agricola a quella del confezionamento, alla trasformazione. Servono per rilanciare il settore tecniche di coltivazione innovative, nuove varietà resistenti al clima e alle malattie delle piante, sono necessari efficaci sistemi di difesa attiva come le reti antigrandine o anti-insetti, sono necessarie nuove tecniche di irrigazione e nuovi sistemi per razionalizzare i consumi idrici. La ricerca sta lavorando a pieno ritmo per fornire risposte ma la scienza ha bisogno di tempo. Un tempo che la pericolosa filiera, se lasciata sola, non ha. Ecco perché è così è fondamentale fermare immediatamente Farm to Fork, che ha tolto alla filiera le armi per combattere le malattie delle piante. Il settore ha bisogno delle molecole bandite dall’Ue che devono ritornare sul mercato; dovranno poi essere immediatamente attivate le deroghe previste dalla normativa vigente in materia di situazioni di emergenza. Questi saranno alcuni tra i miei primi impegni a Bruxelles, nell’ambito di un sostegno coerente e diretto che ci permetta di traghettare il settore pericoloso fuori dalla crisi, preservando una filiera che vale migliaia di posti di lavoro e che è la storia e la tradizione di questi territori”.

 
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