Anche Italia-Francia tra i guai mondiali? E con quale Francia? – .

Anche Italia-Francia tra i guai mondiali? E con quale Francia? – .
Anche Italia-Francia tra i guai mondiali? E con quale Francia? – .

Non sempre Meloni-Macron si sono piaciuti. Ma ora è una rissa politica. Dall’aborto agli equilibri in Europa, il presidente francese attacca: «È un peccato che nella dichiarazione finale del G7 manchi la parola aborto. Sensibilità diverse. Ma rispetto la scelta del popolo italiano…’. Per quanto riguarda gli Europei, ‘Meloni più forti? Gli equilibri non sono cambiati molto”, dice l’abitante dell’Eliseo.
La reazione risentita del primo ministro: ‘Credo che sia profondamente sbagliato, in tempi difficili come questi, fare campagna elettorale utilizzando una sede preziosa come il G7’.

‘Ci amiamo’, ma non è vero

Meloni che dal palco della lussuosa tenuta alberghiera pugliese elogia «la compattezza e l’unità dei ‘grandi’ su diversi temi, dall’Ucraina al Medio Oriente”. E ai giornalisti raccomanda l’«orgoglio patriottico»: «Stiamo facendo una bella figura». Ma per rovinare la festa, Macron indice una conferenza stampa con decine di giornalisti da tutto il mondo in cui difende la sua decisione di andare al voto anticipato. E svela lo scontro che va avanti da tutta la settimana, prima tra gli sherpa e poi tra i leader, sull’aborto. «Mi dispiace che quella parola non ci sia nel documento finale del G7. Conoscete la posizione della Francia che ha inserito nella Costituzione il diritto all’aborto. Non è la stessa sensibilità che esiste nel vostro Paese”. Un modo educato per dire all’Italia, che ospita il G7, che il suo governo è molto indietro sui diritti, e un duro colpo politico per la padrona di casa.

Scambio di maleducazione in attesa del peggio

La presidenza italiana denuncia poi che «rivelare lo scontro sull’aborto» (lo scontro c’è stato) «è stato un errore, una strumentalizzazione elettorale». Ma prima della cena con Mattarella al castello svevo di Brindisi, la risposta diretta del premier è ancora più sorprendente. «È profondamente sbagliato, in tempi difficili come questi, fare campagna elettorale utilizzando una sede preziosa come il G7». Attacco personale a Macron. «La polemica sulla presenza o meno della parola aborto nelle conclusioni è speciosa. Le conclusioni di Borgo Egnazia ricordano quelle di Hiroshima, in cui già l’anno scorso approvammo la necessità di garantire che l’aborto sia sicuro e legale”.

Distrazioni intorno a poco

E il caso Meloni-Macron mette in ombra altri temi ben più importanti in agenda, come il titubante sostegno alla mediazione americana su Gaza e la richiesta, condivisa da tutti ma smentita da Israele, di una presenza dell’Anp nella Striscia nel sogno di una Soluzione politica due Stati. Ma si tratta di mediazioni deludenti. Mentre la presidente della Commissione Ue von der Leyen tenta un rilancio personale e annuncia 250 miliardi di dollari per l’Africa ma – come notano commentatori politici vicini all’Ue – anche lei sembra aver mostrato una certa freddezza nei confronti della Meloni. A chi le chiedeva se il suo rapporto con il primo ministro italiano fosse ancora sano, ha risposto seccamente: “Lavoro bene con tutti i leader del G7”. Per fortuna, Papa Francesco arriva a portare, se non proprio serenità, almeno maggiore grazia.

Ma con quale Francia dovremo presto confrontarci?

«I cinque giorni folli della politica francese», titola il Post. Dopo le elezioni europee è successo di tutto: il parlamento è stato sciolto, di elezione in elezione si sono create nuove alleanze, alcuni leader sono stati espulsi dai loro partiti, e non è ancora finita. Tutto di fretta. Il primo turno per il rinnovo dell’Assemblea nazionale già il 30 giugno, il secondo turno il 7 luglio. L’annuncio di Macron ha subito scatenato commenti e trattative in vista delle rielezioni.

Nasce il “Fronte Popolare”.

Lunedì sera i partiti della sinistra francese hanno deciso di presentarsi uniti alle elezioni e di formare un Fronte popolare, un’alternativa sia al partito centrista di Emmanuel Macron che all’estrema destra. Il Fronte popolare sarà composto dal Partito comunista, dal partito ecologista Europe Écologie-Les Verts, da La France Insoumise di Jean-Luc Mélenchon, da Place Publique, partito di recente formazione fondato da Raphaël Glucksmann, e dal Partito socialista (lista Place Publique -Il Partito Socialista ha ottenuto un ottimo risultato alle elezioni europee arrivando quasi al 14%). Tutti insieme questi partiti hanno annunciato candidati unici in ciascuna circoscrizione elettorale.

Gollisti distrutti e avidi esponenti della destra

Martedì Eric Ciotti, presidente del partito di centrodestra ‘I repubblicani’ (gollisti), ha annunciato la sua intenzione di raggiungere un accordo elettorale con il Rassemblement National di Le Pan, congelando tutti. Il problema è che Ciotti non si è consultato con il resto del management e di conseguenza è nata una grave crisi interna. E mercoledì l’assemblea del partito ha votato all’unanimità per l’espulsione di Ciotti, che però ha ribadito di ritenersi ancora il presidente dei repubblicani, con ricorsi alla magistratura. Ma la nuova leadership lo esclude dalla candidatura insieme a Christelle D’Intorni, che a sua volta favorisce l’alleanza con l’estrema destra. E Ciotti si inventa un partito personale, per frammentare quel poco che resta del vecchio glorioso gollismo.

La difficile famiglia Le Pen va e viene

Marine Le Pen indica l’attuale presidente Jordan Bardella come candidato primo ministro e cerca di sanare le fratture in patria. Con Marion Maréchal, sua nipote ed ex membro dello stesso partito, che alle elezioni europee è stata leader di ‘Reconquête!’, il partito di estrema destra del commentatore Eric Zemmour. Da poche ore un accordo tra Reconquête! e il partito di Le Pen e Bardella venne ritenuto probabile, ma poi la stessa Maréchal fece sapere che il Rassemblement National aveva cambiato idea, decidendo di non procedere con l’alleanza. Ma Maréchal ha anche detto che alle elezioni legislative sosterrà l’alleanza tra RN e Ciotti e per questo è stata espulsa da Reconquête!.

Macron è comunque presidente, mentre le strade lo reclamano

Emmanuel Macron ha definito “assurda” la possibilità di dimettersi dalla carica di presidente della Francia nel caso in cui le elezioni legislative confermassero il risultato delle elezioni europee e ha parlato della necessità di creare un ampio blocco di centro contro i due estremismi rappresentati, secondo a lui, da RN e La France Insoumise. Intanto, ogni giorno da domenica sera, migliaia di persone manifestano a Parigi e in molte altre città francesi contro l’aumento del sostegno all’estrema destra.

Probabile e difficile ‘convivenza’

Se le prossime elezioni per il rinnovo dell’Assemblea nazionale riflettessero l’eccellente risultato dell’estrema destra alle elezioni europee, il risultato sarebbe un presidente e un capo del governo di partiti diversi. È una situazione già verificatasi in passato: è la cosiddetta “convivenza”, una situazione in cui il presidente solitamente ha grandi difficoltà a portare avanti il ​​suo programma politico.

 
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