è operativa la piattaforma per le tasse da pagare. Ecco cosa cambia – .

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Il conto alla rovescia per il via libera all’accordo preventivo biennale è agli sgoccioli: tra poche ore l’Agenzia delle Entrate pubblicherà online la piattaforma a disposizione di 4,5 milioni di lavoratori autonomi (partite Iva e cedimenti forfettari) che consentirà ai contribuenti di raggiungere un accordo preventivo con il fisco sulle imposte da pagare per i prossimi due anni, tutelandoli da eventuali controlli.

I TEST

Controlli che, in ogni caso, non potranno essere effettuati con il contatore dei redditi fermato dal governo qualche settimana fa. Profitometro destinato a restare per sempre nel cassetto. Da Fdi alla Lega a Forza Italia nessuno vuole riportare in vita il provvedimento.

Tra i requisiti dell’accordo, da cui è previsto un incasso aggiuntivo di 2 miliardi rispetto alle entrate attuali, l’assenza di debiti fiscali e previdenziali fino a 5.000 euro. Una scommessa, quella del governo, il cui successo dipenderà da quanti aderiranno alla nuova misura per la quale le maglie dell’affidabilità fiscale sono state decisamente allargate abbassando il voto per chi deciderà di aderire. Il modello per aderire all’accordo, come detto, è pronto: un software fiscale farà i calcoli per mettere nero su bianco la proposta che dovrà essere accettata entro il 30 ottobre. Questo, però, solo per il primo anno e in relazione ai redditi 2024-2025. A regime, l’adesione sarà possibile entro il 30 giugno. Il governo punta molto su questo provvedimento, tanto da legare il suo successo alla possibilità di attuare la ‘madre delle riforme: quella dell’Irpef con un ulteriore taglio delle aliquote.

Dichiarazione dei redditi tardiva, il concordato preventivo può allungare i termini: cosa cambia

I PARAMETRI

Per incentivare l’adesione delle imprese, il governo ha allargato il campo: saranno ammesse anche quelle con un ‘Isa’ (indice di affidabilità fiscale) inferiore a 8 punti (poco più del 50% del totale). Non si sa ancora (ma lo sarà presto) quali effetti produrrà la regola del voto: che differenza ci sarà tra chi ha, ad esempio, un 7 o un 2. Insomma, si comincia ma bisognerà dimostrare un certo grado di lealtà: se cambiamo noi o cessa l’attività, cessa anche il contratto. Essa decade in presenza di irregolarità: patrimonio non dichiarato, inesistenza o indeducibilità di passività dichiarate, modifica o integrazione della dichiarazione o dei dati forniti tale da determinare una diversa quantificazione delle imposte dovute. L’adesione all’accordo è ovviamente facoltativa, ma se le partite Iva diranno “no” alla proposta fiscale, finiranno in una sorta di pool di attività che saranno sottoposte a controlli più stringenti.

Chi accetterà avrà una serie di vantaggi, come la moratoria sugli accertamenti fiscali e rimborsi fiscali più rapidi. L’obiettivo è allineare, entro due anni, tutte le partite Iva alle aspettative fiscali. E in questo lasso di tempo dovranno tutti raggiungere un punteggio pari a 10, il massimo dell’Isa, gli indicatori sintetici di affidabilità. Ad esempio un commercialista con un fatturato di 70mila euro ha un rating Isa pari a 7,75. In questo caso il reddito che questo ipotetico contribuente avrebbe dichiarato è di 34.595 euro.

Ma la proposta che gli arriverà dal Fisco sarà di 41.103 euro, per farlo passare da 7,75 a 10 in 2 anni. E che dire del Redditometro come meccanismo di valutazione? Si va verso la pensione o, in alternativa, verrà varata una legge che limiti questo tipo di strumenti ai grandi fenomeni di evasione fiscale.

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Il Messaggero

 
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