Auto elettriche, è boom ma ora gli ambientalisti le combattono – Corriere.it – .

Auto elettriche, è boom ma ora gli ambientalisti le combattono – Corriere.it – .
Auto elettriche, è boom ma ora gli ambientalisti le combattono – Corriere.it – .

Il divieto dell’Unione Europea di auto a benzina e diesel a partire dal 2035 sanziona un’evoluzione già in atto sui mercati: le vendite di auto elettriche procedono a rotta di collo, in alcune parti del mondo sono già un quarto del totale. Ma la riconversione del nostro parco auto si scontra con il La resistenza occidentale a scavare nel sottosuolo per estrarre le materie prime necessarie per i veicoli elettrici.

E in California fa scalpore un autorevole manifesto ambientalista perché dichiara guerra anche all’auto elettrica: troppo inquinante, non è una soluzione. La morte annunciata per l’auto a benzina o diesel riceve l’approvazione formale del Parlamento europeo, ma la direzione del viaggio è già chiara per molti consumatori. Nel 2022 per la prima volta le auto elettriche hanno superato la soglia del 10% del totale mondiale. Ne sono stati venduti 7,8 milioni, con un incremento del 68% in un solo anno. La media mondiale nasconde picchi molto più avanzati. In prima linea Cina e Germania.

sul mercato tedesco le auto elettriche hanno già raggiunto 25% della produzione dello scorso anno, su quella cinese quasi il 20% delle nuove immatricolazioni sono totalmente elettriche. Tutti questi dati escludono gli ibridi che aumenterebbero ulteriormente le percentuali. La media europea è del 20% come quella cinese. IL stati Uniti restano più indietro (6% di auto elettriche sul totale venduto nel 2022) pur avendo un campione del mondo come Tesla, ancora numero uno per vendite di auto elettriche nel pianeta.

Ma l’Inflation Reduction Act approvato da Joe Biden contiene incentivi fiscali così generoso per i veicoli elettrici, che è previsto un balzo delle vendite anche in America (il nome di Inflation Reduction Act può trarre in inganno, in realtà è il Green Deal di Biden, generoso di sussidi per le tecnologie verdi e la transizione sostenibile).

Un altro segnale significativo che arriva dal mercato è questo: le auto elettriche si stanno rapidamente avvicinando ai prezzi di quelle a benzina o diesel. Il calo dei prezzi di listino deriva sia dalle agevolazioni fiscali che da risparmio sui costi di produzione che si verificano quando aumentano i volumi sfornati dalle fabbriche. A proposito di fabbriche, però, un’altra notizia americana fa luce sulle nostre contraddizioni (le nostre di occidentali). Ford annuncia la costruzione nel Michigan di una nuova fabbrica per produrre batterie per le sue auto elettriche, investendo 3,5 miliardi di dollari e assumendo 2.500 dipendenti. Ma produrrà su licenza Catl, il numero uno cinese nelle batterie elettriche. La nostra dipendenza dalla Cina in quest’area non fa che aumentare.

L’Inflation Reduction Act o Green Deal di Biden è un perfetto esempio delle contraddizioni di cui siamo prigionieri. Da un lato cerca di ridurre lo schiacciante monopolio cinese nelle tecnologie verdi – batterie elettriche o pannelli fotovoltaici – dall’altro lo stesso L’amministrazione Biden cede alle pressioni di alcune lobby ambientaliste e dissemina ostacoli allo sfruttamento delle risorse locali. A cominciare dalle terre rare e dai minerali strategici utilizzati nelle batterie o nei pannelli solari. Con una mano Biden ordina al suo Dipartimento dell’Energia di finanziare un progetto sul litio in Nevada per 700 milioni, 300 milioni per una fabbrica di grafite in Louisiana. Ma d’altra parte Biden autorizza il suo Viminale a bloccare una nuova miniera di rame, nichel e cobalto in Minnesota.

Sono tutti minerali e metalli essenziali per le batterie elettriche. Per ora vengono per lo più estratti nei paesi emergenti, poi lavorati e raffinati in Cina: quindi per il tipo di processi industriali utilizzati in quei paesi, inquinano molto di più che se facessimo le stesse cose in casa; tuttavia l’inquinamento avviene “lontano dagli occhi, lontano dalla mente”, quindi per gli occidentali il problema non esiste. Sulle attività minerarie, infatti, l’America è divisa in due: è possibile procedere speditamente a nuovi progetti estrattivi solo in quegli Stati americani dove governano i repubblicani, e dove spesso esistono già industrie minerarie di antica tradizione.

Un esempio calzante è il Nebraska, dove è stato recentemente avviato un nuovo progetto per estrarre terre rare tra cui titanio, scandio e niobio. Il governatore del Nebraska è il repubblicano Jim Pillen, l’industria mineraria è ben radicata nello stato, e la popolazione locale considera un “dovere patriottico” approvare l’estrazione per liberarsi dalla Cina.

Ben diverso è il messaggio che ne deriva California, culla dell’ambientalismo moderno. Gli ecologisti californiani hanno svolto un ruolo pionieristico negli anni ’70. Oggi molti di loro abbracciano le versioni più estremiste di quella che sembra essere diventata la religione dell’anti-sviluppo. Un esempio lampante viene da un nuovo rapporto intitolato “Achieving Zero Emissions with More Mobility and Less Mining”. L’hanno redatto Gli accademici dell’Università della California si sono riuniti sotto l’egida del Climate + Community Project. Sicuramente avrà una notevole influenza, come tutti i proclami ambientalisti che arrivano dalla California. Questo Rapporto ne contiene uno vero dichiarazione di guerra contro l’auto elettrica. Partendo da considerazioni ovvie: l’auto elettrica non è affatto a emissioni zero, molti dei suoi componenti richiedono attività inquinanti per essere prodotti, a cominciare proprio dai metalli e dalle terre rare, per finire con la costruzione della rete di distribuzione (i caricatori).

L’elenco dei misfatti dell’auto elettrica è ben noto a chi l’ha studiato da vicino. Ma fino a poco tempo fa, evidenziare l'”impurità” dei veicoli elettrici era un tale tabù, quello il regista Michael Moore ha subito un linciaggio sui social e una vera e propria censura da parte del pensiero unico ambientalista, quando ha realizzato un documentario sul lato oscuro della transizione verso un mondo di Tesla. Le contraddizioni non sono uniche per l’America.

La Svezia ha recentemente annunciato la scoperta di nuovi giacimenti di terre rare, il giacimento più ricco di tutta Europa. La società svedese incaricata di sfruttare queste risorse, Luossavaara-Kiirunavaara Aktiebolag, o Lkab, potrebbe effettuare l’estrazione e la lavorazione riducendo al minimo le emissioni di carbonio: la Svezia settentrionale abbonda di energie rinnovabili, dall’idroelettrico al nucleare all’eolico. L’estrazione e la manipolazione di terre rare in Svezia inquina sicuramente molto meno che farlo in Cina. Tuttavia l’industria mineraria è ancora ostacolata: è ancora “sporca”, e poi c’è l’inquinamento acustico, insomma a nessuno piace averlo in casa propria.

È così che tra contenziosi, consultazioni con la popolazione locale, verifiche tecniche e permessi, le previsioni svedesi parlano di almeno 10-15 anni per attingere a questo nuovo deposito. È evidente la sintonia tra i problemi della Svezia (la terra di Greta Thunberg) e il rapporto californiano di cui sopra, frutto degli accademici che si sono nominati custodi della purezza del movimento ambientalista. Se sono contrari all’auto elettrica, cosa propongono in alternativa? Un mondo popolato da pedoni, biciclette e treni è la loro idea di mobilità. Un’idea molto tipica di “ZTL”, da privilegiati che vivono in centri urbani ben serviti dai mezzi pubblici. Più realisticamente, se vince questa nuova crociata delle frange più estreme dell’ambientalismo, significa che saremo più che mai schiavi delle autocrazie e dei loro monopoli.

 
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