L’Effetto Cortellesi non esiste: il cinema di Gloria! e Flaminia hanno fallito al botteghino | Brutto film

I film brutti della settimana sono due: Gloria! e Flaminia, al cinema dall’11 aprile.

Premessa

E grazie a Dio C’è ancora domani di Paola Cortellesi aveva convinto qualcuno che gli italiani fossero affamati di storie di emancipazione femminile. Ovviamente. Lo scorso 11 aprile sono usciti nelle sale cinematografiche italiane due film molto diversi tra loro, con l’unico denominatore comune il protagonismo delle donne, sia come registe che nella storia. Si tratta di Gloria! di Margherita Vicario e Flaminia di Michela Giraud. Sono anche due film diretti da chi non sempre ha frequentato il cinema a livello personale. Vicario (classe 1988), figlia del regista de I Cesaroni, viene dal mondo della musica anche se recita fin da ragazzina, dirige cortometraggi e appare in piccoli ruoli in film e fiction. Giraud (classe 1987) voleva fare l’attrice drammatica da piccola ma si è scoperta un po’ per caso come comica di successo (Premio Satira 2020) ed è diventata una star come cabarettista con la prima stagione di LoL – Chi ride è fuori (2021). I due film per donne sono diversi ma ambiziosi. Vicario, grazie alla presenza nella produzione di Tempesta presieduta da Carlo Cresto-Dina, va nella direzione di Alice Rohrwacher e con Gloria! entra subito in concorso in uno dei cinque eventi più importanti al mondo per quanto riguarda la settima arte, ovvero il Concorso della 74a edizione del Festival Internazionale del Cinema di Berlino. Giraud sceglie invece la strada più commerciale, grazie ai finanziatori Eagle Original, Pepito Produzioni e Vision Distribution, con una commedia metropolitana autobiografica sull’ambiente borghese di Roma Nord.

Gloria!

Il titolo non è un nome proprio come nel famoso dittico firmato Sebastián Lelio ma un canto religioso. C’è il punto esclamativo come nell’edizione italiana di Povere Creature! di Yorgos Lanthimos. Le protagoniste sono giovani donne isolate dal mondo che in un collegio femminile di fine Settecento devono esibirsi in un concerto per Pio VII (Papa dal 1800 al 1823) che le vede come semplici interpreti. Solitamente l’autore è il sacerdote preside dell’istituto denominato Perlina (Paolo Rossi) ma questa volta il nostro è in crisi creativa. Che musica verrà suonata per Pio VII se manca la partitura? A quel punto Vicario realizza un film simile a L’attimo dei poeti (1989) di Peter Weir in cui le ragazze si incontrano di notte perché la “muta” del gruppo Teresa (Galatea Bellugi) ha scoperto un pianoforte con cui iniziare a sperimentare, prima di Elvis e Beatles, suoni strani vicini al rhythm and blues e al jazz. Tra le giovani amicizie nasceranno rivalità (Carlotta Gamba è la prima della classe Lucia che entrerà in conflitto con la ribelle Teresa) e la voglia di far sentire agli uomini del pontificato (che fa rima con patriarcato) note musicali diverse. Riuscirà questa esperienza a formare un gruppo coeso? Inteso sia in senso politico che artistico?

Flaminia

Il titolo è sia il nome di una strada consolare che collega il Lazio alla vivace costa romagnola, sia quello di una donna moderna del Nord di Roma, al secolo Flaminia De Angelis. Giraud la interpreta, è figlia del benessere economico (“Mio padre rifa i culi” nel senso della chirurgia estetica) ma è prigioniera peggiore delle ragazze di fine Settecento di Vicario. Praticamente non riesce a mangiare perché è già più corpulenta delle sue amiche “fili”, deve sempre vestirsi bene (se è sciatta qualcuno le chiede: “Stai per caso andando a una manifestazione della CGIL?”) E in 15 giorni si sposerà con il ricchissimo Alberto Du Rutier. All’improvviso, entra in casa sua sorella Ludovica (Rita Abela), grande il doppio di lei ma meno repressa di lei, affetta dallo spettro autistico: mangia quanto vuole, si veste come le pare e non ama le formalità. colpiti dai club. cene private e nobiliari.

Nel protagonista Flaminianon appena la scomoda e problematica Ludovica approda in casa De Angelis, ritorna lo stesso fastidio di Tom Cruise Rain Man (1988) nei panni di Barry Levinson quando scopre che suo padre ha lasciato un’eredità di 3 milioni di dollari al fratello maggiore autistico Raymond, interpretato da Dustin Hoffman. Poi nella seconda parte accade una cosa magica: la compagnia sempre più stimolante di Ludovica induce Flaminia a cambiare rotta consolare, a tornare a frequentare luoghi di Roma molto lontani dal Nord, sia geografico che metaforico. Cosa c’è nel passato di questa donna, ora più misteriosa, di cui noi spettatori non eravamo a conoscenza? E perché Giraud cambia completamente stile per passare dalla farsa alla commedia più intima del dramma familiare?

gloria

Il comico è un simbolo

Vicario vuole ricordarci che la donna tra la fine del Settecento e l’inizio dell’Ottocento non si presentava facilmente all’epoca né come autrice musicale (Vivaldi attingeva spesso al talento di musicisti anonimi) né come intellettuale (la L’importanza della pensatrice protofemminista è sottolineata nelle chiacchiere delle ragazze Madame de Staël). Per girare una commedia con un maschio prevaricatore sì ma leggermente dietro il tubo del gas e quindi un po’ buffonesco sceglie ottimi autori di fumetti per circondare la protagonista femminile come un ottimo Paolo Rossi (Perlina), Stefano Belisari alias Elio e Natalino Balasso. Buona idea. Giraud vuole invece ironizzare sulla sua biografia (la presenza della sorella è già nel divertente monologo caricato su Netflix nel 2022 La verità, lo giuro!), sulle gerarchie femminili di Roma Nord (nient’altro che lo spettro autistico: le amiche di Flaminia sembrano fantasmi di film horror) e della liberazione da una presunta vita incantata che il nostro protagonista ha sofferto più che scelto. Le donne di Vicario sono oppresse dal maschio. La donna di Giraud è oppressa dalla femmina o da se stessa. Si avvale anche di comici dal forte valore simbolico come il mancino rude Antonello Fassari (uno dei primi rapper italiani che nel 1984 ispirò il giovane Piotta con Romadinotte) e il camminatore dal cuore d’oro del litorale romano Enzo “Er Cipolla” Salvi che appare in Flaminia nella leggendaria seconda parte come oste e alleato silenzioso che dice soltanto: “Finalmente”. Dice la battuta quando Flaminia ordina un bel piatto di pasta al suo ristorante dopo aver visto anche solo 200 grammi di carboidrati come un vero e proprio suicidio per tutto il film.

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Conclusioni

Effetto Cortellesi? Ma dove? In uno dei fine settimana più deprimenti dell’anno in cui nessun film ha raggiunto il milione, Gloria! esordisce al settimo posto con 147mila euro mentre Flaminia chiude la top ten con soli 78mila euro in quattro giorni. È come al solito sconcertante, come ai tempi di Pills and Jackal, che il successo tangibile di Giraud negli ultimi 4 anni non abbia stimolato parte del suo pubblico a compiere quell’atto ormai rivoluzionario (soprattutto per il cinema italiano) di andare e staccarsi un po’ biglietto per il cinema magari nel primo fine settimana dall’arrivo dell’opera di uno dei tuoi preferiti che vorresti vedere continuare a lavorare. Vicario suona nel cinema d’autore (Corpo celeste di Rohrwacher non ha incassato nemmeno 300mila in totale ma era molto meno pop di Gloria!) e con una buona concorrenza a Berlino (ancora meglio Gloria! della debole bozza di Specchio nero Another End di Piero Messina (anche lui in gara in Germania) si può considerare soddisfatto per quella che speriamo sia una questione a lungo termine. Da Giraud, e soprattutto dal suo pubblico, ci si aspettava sicuramente qualcosa in più anche perché l’autrice romana è stata brava, coraggiosa e ha interpretato l’asso di Rita Abela nei panni della sorella Ludovica che vorremmo fosse già nominata ai David 2025. Ora. Che succede ora? Probabilmente vedremo varie analisi di marketing sui siti, sui social e su quelle riviste cartacee ancora vive dove, come sempre con la saggezza del giorno dopo, leggeremo irritanti lezionitte di promozione cinematografica con consigli, rimproveri e spiegazioni di ricette vincenti. Purtroppo, però, è sempre la stessa storia: in Italia il pubblico cinematografico è totalmente casuale, in balia degli eventi e degli agenti atmosferici, privo di slancio, ardore ideologico o passione personale. La collezione Cortellesi era una pura anomalia e quindi impossibile da normalizzare e creare come modello. Si pensava che i 36 milioni di euro di C’è ancora domanicosì come (a vari livelli) i sorprendenti 3 milioni e passa Vite passate di Celine Song, sono stati il ​​motore di un maggiore interesse per le storie al femminile nel botteghino del nostro Paese. Purtroppo era solo un pio desiderio. Non ci aspettavamo debutti mostruosi per Gloria! E Flaminia ma due film così interessanti e belli meritavano sicuramente qualcosa in più.

Di chi è la colpa questa volta?

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Tag: Cortellesi Effetto esistere Glorias cinema Flaminia floppato scatola ufficio Cattivo Film Cinema

 
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