Ragnatela, la recensione del film horror – .

Peter è un bambino di otto anni timido e introverso che fatica a interagire con i suoi compagni di scuola. Il piccolo vive con i suoi genitoriCarol e Mark, in una vecchia casa in un quartiere di periferia, dove a notizia drammatica durante la notte di Halloween. Peter afferma di sentire dei rumori voci e rumori provenienti dal muro della sua stanza, ma mamma e papà sembrano ignorare deliberatamente le sue paure, additandole come tipiche fobie infantili.

Il piccolo protagonista di Ragnatela

In Ragnatela Ma non tutto è come sembra e la nuova insegnante, la supplente Miss Devine, si accorge dei problemi richieste di aiuto da parte del suo studenteespressa in un disegno inquietante ed esplicativo realizzato nell’attesa della fatidica notte del “Dolcetto o scherzetto“. Con l’avvicinarsi della festa, Peter e la sua famiglia finiranno per approfondire, volontariamente o meno, il mistero un incubo sempre più profondo e senza apparente via d’uscita.

Il significato dell’orrore

Ragnatela Anthony Starr in una scena

Antony Starr in una scena del film horror

UN horror interessante e perfettibile Cobweb, che ricicla i topoi abusati della casa infestata da chissà quale oscura presenza per innescare un racconto ricco di sfumature, almeno nelle premesse, che intende riflettere non solo sul tema del bullismo, che in definitiva è secondario, ma soprattutto tutto su violenza all’interno della casa che genera nuovi mostri, reali o soprannaturali. Un film che concettualmente richiama un grande cult dell’ultimo decennio come Babadook (2014), anche se meno esperto e sottilmente ambiguo. Infatti certi passaggi arrivano qui effettuato in modo chiaroforse anche troppo direttamente, lasciando invece dubbi e assenza di spiegazioni che giustifichino certi comportamenti, sempre più ossessivi e fuori controllo, di alcuni personaggi chiave.

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L’immaginario di Ragnatela: paura, eh?

Ragnatela Lizzy Caplan in una scena del film

Ragnatela: Lizzy Caplan in una scena del film

I suggerimenti canonici sono indicati come prassi a un immaginario molto nototra porte che si aprono da sole, altalene che oscillano senza che nessuno vi si sieda sopra e sussurri che giungono da dietro le mura, in un’atmosfera che si sposta progressivamente verso livelli di maggiore tensione: una fase preparatoria per quel finale che è un mix tra invasione domestica e slasher, con tutti i pro e i contro del caso. C’è da dire che la vecchia casa dove aleggia il mistero, con tanto di un drammatico caso di delitto che solo qualche tempo prima aveva sconvolto la comunità, si rivela essere un archetipo eccessivamente sfruttato e allo stesso modo la scelta della notte di Halloween come ambientazione temporale è un facile espediente, per sfruttare alcuni espedienti narrativi legati al tema.

…ogni famiglia infelice è infelice a modo suo

Ragnatela Woody Norman in una foto

Woody Norman in una scena chiave di Cobweb

A volte devi prendere decisioni difficili per proteggere la tua famiglia” è il motto di questo padre sui generis – interpretato daAntonio Starr Di I ragazzi – ma è un peccato che le motivazioni e le psicologie dei genitori non vengano adeguatamente esplorate, anche allontanandosi molti non hanno detto riguardo alle origini di questo Male che tormenta il piccolo protagonista, alle prese con un percorso di crescita ben più che traumatico e con solo il suo combattivo e altruista insegnante a sostenerlo nei momenti più difficili. Un nucleo disfunzionale sottomesso alle regole dell’horror moderno, con riferimenti a un’iconografia quasi j-horror nelle fasi cruciali della storia. Proprio l’ultima mezz’ora si tinge di note folcloristiche ed emoglobiniche, in a piacevole intrattenimento di genere che, nonostante una sceneggiatura non plausibile, sa intrattenere con gusto il suo pubblico target principale. Specchio di un film che, se fosse stato curato maggiormente in certi aspetti, avrebbe avuto molto più da dire che da apparire quindi fine a se stesso.

Conclusioni

Un bambino tormentato non solo a scuola ma anche a casa, da presenze tangibili e misteriose, scoprirà come l’orrore che si nasconde nella sua casa abbia volti diversi. Cobweb vorrebbe parlare di molto – forse troppo? -ma affronta argomenti complessi in modo superficiale, prediligendo quell’anima di genere che cresce in progressiva ansia fino all’avvincente resa dei conti finale, dove anche se non tutte le questioni giungono al culmine almeno l’anima horror è pienamente soddisfatta.

Perché ci piace

  • L’animo horror è ben garantito dai rimandi ad un immaginario archetipico ben messo in scena.
  • Divertimento di genere assicurato.

Cosa c’è che non va

  • La storia innesca idee potenzialmente intriganti ma le lascia cadere nel vuoto.
  • Gestione di personaggi e situazioni parzialmente forzate.
 
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