Presentazione finale del progetto Caffè Alzheimer, AST di Lamezia Terme e Maida – .

Si è concluso il progetto “Caffè Alzheimer”, portato avanti dall’Associazione per la Ricerca Neurogenetica di Lamezia Terme che ha partecipato al bando regionale previsto dalla Delibera n. 610 del 28 dicembre 2021 della Regione Calabria con la quale le Aree Sociali Territoriali sono state invitate a sviluppare nei propri territori servizi di prevenzione, prossimità e sostegno alle famiglie con parenti affetti da Alzheimer e/o Demenza.
Nel corso dell’evento finale tenutosi presso il Chiostro di San Domenico a Lamezia Terme giovedì 28 marzo 2024, l’Associazione per la Ricerca Neurogenetica (APS) ha presentato il monitoraggio del progetto.

Il Presidente dell’Associazione per la Ricerca Neurogenetica, Antonio Laganà, ha aperto i lavori salutando i presenti, ricordando che il progetto Caffè Alzheimer era già partito nel 2014 e che tale progetto finanziato dalla Regione Calabria ha dato la possibilità di aprire nell’anno previsto dal bando anche ai Comuni dell’ambito territoriale.

I saluti istituzionali prima della relazione tecnica finale sono stati portati dal sindaco di Lamezia Terme, Paolo Mascaro e dal sindaco di Maida, Galdino Amantea, accompagnati dall’assessore alle Politiche Sociali della sua amministrazione, Maria Concetta Pileggi.
In particolare, il sindaco di Lamezia ha ricordato la prossima riapertura del teatro del Parco Peppino Impastato che sarà fruibile e quindi riutilizzabile dall’Associazione per la Ricerca Neurogenetica che lo aveva utilizzato prima dei lavori di restauro.

Commovente l’intervento di una “cargiver” (familiare che si prende cura di una persona non autosufficiente), la professoressa Maria Pileggi, che ha parlato dell’importanza degli Alzheimer Caffè, “che hanno saputo assistere e ascoltare, contrastando l’assenza totale del servizio istituzioni”.
Il resoconto delle attività è dettagliato grazie alle relazioni della Dott.ssa Teresa L. Dattilo, Assistente Sociale e della Dott.ssa Valentina Laganà, Psicologa e Psicoterapeuta.

Dalle predette relazioni, corredate da grafici esplicativi, è emerso che:
1. i beneficiari del servizio hanno percepito il “Caffè Alzheimer” come un luogo dove poter migliorare le proprie amicizie e il proprio umore, combattendo così la solitudine,
2. hanno percepito il servizio come l’unica eccezione alla totale assenza delle istituzioni per questa categoria di persone,
3. hanno percepito la possibilità di uscire dai consueti schemi di assistenza, sperimentando, tra l’altro, sessioni di formazione online
4. hanno percepito la possibilità di ottenere informazioni su come e dove ottenere una diagnosi corretta chiamando lo sportello.
La realizzazione di questo progetto ha tenuto conto delle difficoltà incontrate dai familiari e dai pazienti durante il periodo della pandemia Covid e ha previsto un lavoro progettuale e interdisciplinare che ha coinvolto diversi stakeholder: Area Sociale Territoriale, Distretto Sanitario Provinciale, Enti del Terzo Settore e gli stessi familiari.

Il progetto ha dimostrato come sia possibile creare un sistema di protezione sociale, adattando e riorientando il Welfare verso un sistema Sanitario di Comunità in cui il Terzo e Quarto Settore (rappresentati da quest’ultimo dagli utenti) si mobilitano e diventano risorse del sistema stesso.
Dalle relazioni del dottor Dattilo e del dottor Laganà sono però emerse alcune criticità
• la difficoltà tra le parti interessate nel trovare linguaggi comuni (linguaggi istituzionali, amministrativi, burocratici);
• la difficoltà delle famiglie a superare la paura del “coming out”;
• la difficoltà dei cittadini a superare una visione della salute puramente assistenzialistica;
• la difficoltà che tutti abbiamo nell’accettare nuove modalità di cura come la teleassistenza.
Tuttavia, nel corso di questo progetto, gli esperti dell’Associazione hanno sperimentato come è possibile accorciare le distanze tra operatori socio-sanitari e beneficiari e come ciò possa determinare un buon impatto tra costi e benefici.

L’obiettivo per il futuro è trasmettere la consapevolezza che riuscire a collegare gli interventi sanitari con quelli sociali non solo è possibile, ma rafforza l’efficacia di entrambi i sistemi.
Nell’attuale dibattito sulla sanità pubblica, come risultava chiaramente dal rapporto finale, la posta in gioco è individuare un equilibrio accettabile tra contenimento dei costi e tutela della protezione sociale, tra apertura al settore privato e difesa del principio di equità .
Un’altra considerazione evidenziata è che, nella realizzazione di bandi come questo ad esempio, sarebbe bene che la Regione potesse avvalersi di tecnici e operatori del settore che hanno già operato e che conoscono il territorio e le tematiche ben coperti in modo da apportare contributi positivi per la stesura del bando, evitando distorsioni e inutili burocrazie che non serviranno alla buona riuscita del progetto da realizzare.

 
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