Fiat sarà partner di Torino, capitale della cultura d’impresa. Un accordo quasi scontato, visto che Torino ha ottenuto l’incoronazione da Confindustria per questo 2024, pur La Fiat festeggia – a luglio – il 125° anniversario della sua fondazione. Ma cosa significa?
Dal lato prettamente pratico si tratta di un ciclo di incontri e convegni sul tema dell’edizione, ovvero “Spazio per il futuro”, perché, si legge nella presentazione di Confindustria, “intende coniugare la grande tradizione manifatturiera e metalmeccanica con le nuove frontiere di sviluppo e specializzazione aperte dalle transizioni in atto”. E Cosa c’è come simbolo di questo futuro? Una Fiat 500 elettrica, che sarà posizionata nel cuore della mostra “Torino al futuro” al Museo del Risorgimento. Esatto, in sostanza. In un momento in cui a Torino la produzione Fiat è forse ai minimi storici, con cassa integrazione trasformata in incentivi alle dimissioni, presentiamo il flop – secondo i dati di vendita – è simbolo della situazione che sta vivendo il Torino.
Anche l’altro giorno a Mirafiori, prima di cedere ad un selfie che – con il senno di poi – sarebbe stata meglio salvata, il sindaco Stefano Lo Russo ha sottolineato che Torino è una “città del fare”. La cultura industriale e la vocazione manifatturiera non si possono cancellare, soprattutto se nessuno è riuscito a individuare un’alternativa seria, tutti forse convinti che Mamma Fiat sarebbe qui eternamente. Invece forse dovremmo mettercelo in testa: la Fiat non c’è più, perché quella Fiat non esiste più, è un marchio di un colosso mondiale che si chiama Stellantis. «A Torino ci sentiamo a casa» ha detto l’amministratore delegato Carlos Tavares. Non in fabbrica.
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