Viterbo, ancora un no all’ipotesi di un deposito di scorie nucleari nella Tuscia – .

Viterbo, ancora un no all’ipotesi di un deposito di scorie nucleari nella Tuscia – .
Viterbo, ancora un no all’ipotesi di un deposito di scorie nucleari nella Tuscia – .

Sul progetto per un deposito di scorie nucleari nella Tuscia la risposta è sempre la stessa: no.

Lo hanno ribadito il presidente del Biodistretto della Via Amerina e delle Gole, Famiano Crucianelli a Palazzo Gentili, durante l’incontro organizzato da Tuscia in Movimento insieme a Chiara Frontini, Gabriele Antoniella, Carlo Falsetti, Leonardo Varvaro e gli altri partecipanti.

Come è stato ricordato, dei 51 siti idonei individuati da Sogin per la realizzazione del magazzino nazionale, 21 si trovano nella Tuscia, ovvero il 42% del totale in un territorio che rappresenta l’1% della superficie nazionale. Nel mese di febbraio si ebbe una grande manifestazione popolare, con oltre duemila persone che parteciparono al corteo che, partendo da quattro punti, attraversò la zona dei monti Cimini fino a raggiungere Corchiano.

“Ribadiamo fino alla nausea che la scelta di individuare 21 siti su 51 – ha detto Crucianelli – per la discarica di scorie nucleari radioattive nella Tuscia è inammissibile e impraticabile. Inammissibile, perché quello della Sogin era un sistema autoritario che non teneva alcun contatto con osservazioni e documenti critici su cui i territori hanno lavorato per mesi e mesi con accademici ed esperti internazionali. Trecento documenti che la Sogin ha buttato nella spazzatura. Impraticabili, perché messi insieme in contraddizione con tutte le affermazioni scientifiche della comunità scientifica internazionale: rifiuti ad alta pericolosità e rifiuti a bassa pericolosità in un deposito superficiale, quando tutti affermano che i primi devono trovarsi a grandi profondità proprio a causa della loro pericolosità e perché impiegano migliaia di anni per decadere”. E ancora: “In secondo luogo, poiché il nostro è uno dei territori che ha già un livello di radioattività tra i più alti d’Italia, al rischio si aggiungerebbe rischio.

A queste ragioni generali si aggiungono i tanti gravi problemi ambientali e sociali che l’impatto dei rifiuti comporterebbe sul nostro territorio. Non accetteremo che la storia e il futuro delle nostre comunità della Tuscia vengano cambiati e messi a repentaglio”.

Sulla stessa lunghezza d’onda Gabriele Antoniella, presidente del Biodistretto del Lago di Bolsena, Carlo Falsetti, presidente del comitato Montalto Futura, Leonardo Varvaro, la professoressa di spettacolo Dafne Unitus, il sindaco di Viterbo Chiara Frontini e l’assessore comunale allo Sviluppo economico Silvio Franco.

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Il Messaggero

 
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