Savona, una città in continuo declino (in attesa del waterfront di levante) – UOMINI LIBERI – .

Porto turistico di Livorno, intervento da 15 milioni di euro per 815 posti barca, ristoranti e una piazza verde: il rendering del progetto

Antico porto di Genova (ex molo del caffè) tutte aree destinate alla nautica e nessuna speculazione edilizia

Lungomare di Genova

Due porti commerciali a noi vicini che, come gli altri importanti porti commerciali del nord del Mediterraneo, come Nizza, Barcellona e Valencia, solo per citarne tre da un lungo elenco, hanno colto la grande opportunità di valorizzare il loro vecchio porto commerciale con l’obiettivo , da un lato, restituire alle città e ai cittadini le bellissime darsene d’epoca, anche medievali, eliminando le vecchie ringhiere doganali che ne impedivano l’accesso, e dall’altro dare un contributo significativo all’economia e all’internazionalizzazione della città, come oltre a numerose opportunità di lavoro altamente professionalizzante per i giovani.

Mentre tutto il mondo costiero occidentale ha investito e investe tuttora nella grande nautica (settore prestigioso dove la costruzione di mega yacht è in costante aumento: basti pensare che, se un super ricco oggi vuole comprare un super yacht da 200 milioni di euro dovrà aspettare 5 anni prima di poter vedere realizzato il suo sogno, i cantieri europei sono pieni di commesse) a Savona si continua a parlare di assistenza.

Savona è ormai diventata una città assistita al livello delle città più assistite del Sud, dove l’unica economia è quella delle pensioni.

Nella lista delle 39 città in cui ci sono più pensionati che lavoratori attivi c’è anche Savona, unica provincia del Nord insieme ad Asti e Imperia, mentre, quando ero studente negli anni ’60, Savona era la seconda città d’Italia per ricchezza pro capite, dopo Trieste.

Penso che nessun lettore crederà che Savona abbia dovuto subire un declino così scoraggiante a causa di una maledizione divina.

In verità gli dei dell’Olimpo non esistono, ma esistono uomini in carne ed ossa, nominati dai cittadini per amministrare la città, che nel corso degli anni hanno distrutto la città non solo dal punto di vista economico, ma anche da quello economico. punto di vista della sua bellezza e della sua immagine.

Ex funivie
Mezzaluna 1 e 2

Negli anni ’80, con la fine dell’industria siderurgica e la fine dell’era del carbone, restavano gli enormi spazi lasciati da quelle industrie ormai troppo inquinanti e non più produttive, spazi richiesti anche dagli imprenditori nella nuova grande nautica settore come Wally Yachts, che potrebbe essere il nuovo volano economico per la città e soprattutto per dare alle nuove generazioni un possibile lavoro ad alto contenuto tecnologico (vedi le città di Genova e Livorno appena citate dai giornali nazionali).

Basti pensare, tanto per fare un esempio, che gli yacht Azimut vengono costruiti ad Avigliana, la città metropolitana di Torino, e trasportati via camion a Savona, dove c’è il mare, per essere consegnati ai clienti.

Cantiere Azimut di Avignana

Nonostante la forte richiesta, soprattutto da parte degli Usa, Azimut non può costruire yacht più grandi, perché, per i portali di Savona, non passerebbero dai tunnel dell’autostrada Torino-Savona.

Azimut ormeggio a Savona

Savona vanta un passato storico cantieristico navale addirittura superiore a quello di Genova, basti pensare che nell’antico arsenale savonese (interrato di notte nel cemento per realizzare i parcheggi dell’ecomostro Crescente) già nel 1400 si costruivano navi da guerra più grandi di quelle costruite nell’arsenale di Genova; senza contare che, in tempi più recenti, il primo mega-yacht (all’epoca) al mondo venne varato a Savona dai cantieri Campanella nel 1975.

Ma mentre in altre città portuali gli imprenditori non solo non venivano ostacolati ma aiutati a creare ricchezza e occupazione, nella nostra città, sul territorio che aveva dato ricchezza e lavoro ai cittadini, l’unico pensiero era quello di fare speculazioni edilizie; terreni, dove per cento anni si erano create economia e lavoro e che avevano portato Savona a far parte del mitico triangolo industriale, furono utilizzati per costruire orribili eco-mostri al solo scopo speculativo.

Inoltre, con tutte queste migliaia di metri cubi costruiti con gli oneri urbanistici riscossi, mi sono sempre chiesto come sia stato possibile che i consigli di sinistra siano riusciti a lasciare circa 100 milioni di debito all’amministrazione di centrodestra succeduta nel 2016 : un argomento che sarebbe stato interessante approfondire, ma che a quanto pare nessuno ha mai pensato di approfondire.

Francesco Gervasio

L’iniziativa dell’unico vero Sindaco, guarda caso di centrodestra, (mi riferisco al compianto Ingegnere Francesco Gervasio), che aveva le idee chiare e che nonostante la forte opposizione della sinistra (la cui parola d’ordine all’epoca era: “Non vogliono creare il salotto dei ricchi milanesi!”) aveva trasformato una zona prima sporca e degradata nella zona attualmente più bella della nostra città, ovvero la vecchia darsena, era quello di prolungare ulteriormente gli attracchi verso le ex funivie per ospitare imbarcazioni molto grandi più grandi.

Se il sindaco Gervasio non avesse perso le elezioni, non solo non avrebbe consentito la speculazione immobiliare nelle zone industriali, ma, ampliando gli ormeggi, avrebbe creato un grande porto turistico, capace di ospitare super yacht di oltre 100 metri, 10 volte più grandi delle piccole imbarcazioni di 10 metri che ormeggiano nella vecchia darsena, considerato anche che l’allora Presidente dell’Autorità Portuale ing. Sciutto aveva la stessa visione.

Parliamo di 26 anni fa, 26 anni prima di quanto si preparano a fare oggi i sindaci di Genova e di Livorno, considerato che allora non esistevano i porti turistici di Imperia, Loano, Varazze, Aeroporto di Genova, Spezia Mirabello e che il Porto di Montecarlo non aveva ancora esteso le banchine verso il mare, triplicando così gli ormeggi allora esistenti.

Spazzatura cinese venduta dai bengalesi in via Paleocapa,

Anzi, si è deciso di ormeggiare una o due mega navi passeggeri al giorno o due alla settimana che, secondo me, al di là di qualche caffè e qualche spazzatura cinese venduta dai bengalesi in via Paleocapa, non portano molto di più in città, il cui declino è confermato dai numeri, che, come sempre, sono ostinati.

Mentre la nostra regione vede un incremento occupazionale nel 2023 nelle province di Genova di 11.314 unità, di Imperia di 1.227 unità e di La Spezia di 5.991 unità, a Savona si contano 1.629 occupati in meno rispetto all’anno precedente, forse al netto di qualche più venditori bengalesi.

Inoltre, la provincia di Savona ha perso 10.444 abitanti nel periodo 2018-2023.

Dati forniti dagli stessi sindacati, amici di quei sindaci che oggi hanno fortemente contribuito al decadimento dell’economia savonese e che all’epoca fecero ben poco per ostacolare questa scellerata politica.

Purtroppo devo ammettere, con grande rammarico, che, come già detto, poiché gli Dei dell’Olimpo non esistono e viviamo in una democrazia, dove gli amministratori vengono eletti con il voto, è perfettamente inutile lamentarsi del fatto che i giovani siano costretti ad emigrare dalla città per trovare lavoro altrove e la città si sta sempre più meridionalizzando.

Il proverbio “chi è causa del proprio male pianga se stesso” non può avere risposta migliore al declino verticale della nostra cara città, di cui noi vecchi romantici e veri savonesi non possiamo fare a meno di dispiacerci… e soffrire.

Silvio Rossi libero pensatore

 
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