«L’agricoltura in Puglia? Grandi eccellenze, ma serve più programmazione” – .

L’impegno costante contro la concorrenza sleale proveniente dall’estero. E le tante battaglie da portare avanti con l’idea di un futuro importante per ilagricoltura Pugliese. Sono alcune delle riflessioni di Alfonso Cavallo, numero uno di Coldiretti Puglia.

Presidente, la Puglia è la prima regione del Mezzogiorno per importazioni di prodotti agricoli e agroalimentari. Cosa significa?

«Questo non è un dato negativo in assoluto in un’epoca di globalizzazione e di scambi commerciali che ormai da tempo seguono percorsi ingiusti. Il vero problema è quello tra le pieghe di questi importazioni trovano spazio di manovra i prodotti di scarsa qualità, che provengono da tutto il mondo e che, grazie ad un intervento finale su di essi in un Paese Ue prima della commercializzazione, diventano prodotti con etichetta Ue. È necessario che gli agricoltori europei, soprattutto italiani, sfidino i loro omologhi extraeuropei sullo stesso campo e seguendo le stesse regole. Se ciò non avviene ci troviamo di fronte a situazioni di concorrenza sleale che danneggiano da un lato le aziende agricole italiane e pugliesi e dall’altro il consumatore che acquista senza conoscere la reale provenienza e qualità di ciò che acquista”.

Tra i casi più evidenti c’è quello che accade da queste parti.

«Tutti possono vedere l’attracco quotidiano nel porto di Bari di navi cariche di grano proveniente dalla Turchia e dal Canada essiccato con l’uso del glifosato che in termini di prezzo batte la produzione pugliese. Allo scoppio della guerra in Ucraina i produttori italiani furono invitati ad aumentare la produzione di grano in nome dell’autosufficienza, i prezzi del prodotto aumentarono vertiginosamente, oscillando tra i 50 e i 60 euro al quintale. A più di due anni di distanza, la valutazione del grano è crollata a meno della metà, tanto da non riuscire più nemmeno a coprire i costi di produzione. Siamo di fronte ad una chiara speculazione, se è vero che il prezzo della pasta al consumo non è affatto sceso. Altri esempi simili che danneggiano l’agricoltura pugliese si possono fare. Basti pensare agli agrumi non raccolti nel tarantino, ai carciofi che non possono essere venduti nel foggiano e nel brindisino, ai pomodori che marciscono nei campi”.

Anche l’agricoltura pugliese è alle prese con problemi interni a partire dai danni causati dalla fauna selvatica.

«Una situazione molto complicata in molti ambiti. Il problema principale riguarda un ripopolamento incontrollato di cinghiali che, oltre a rappresentare sempre più una minaccia per l’incolumità umana, distruggono intere piantagioni. Nelle zone della Murgia è stata segnalata la distruzione di grano e altri campi di grano, piantagioni di ortaggi e vigneti. Ma il pericolo non è solo quello dei cinghiali, se è vero che gli attacchi da parte di branchi di lupi agli allevamenti e alle greggi sono molto frequenti. Aggiungiamo ciò che provocano il granchio blu e i cormorani alla mitilicoltura e all’acquacoltura, dai pappagalli verdi agli alberi da frutto e arriviamo a una cifra di danni di oltre 30 milioni di euro per gli allevatori”.

Sullo sfondo anche le incertezze e le difficoltà legate al cambiamento climatico.

«Il cambiamento climatico è un problema globale da cui dipende il futuro di tutti. Negli ultimi anni abbiamo dovuto fare i conti con lunghi periodi di siccità e l’avvento di eventi atmosferici improvvisi ed estremi sul nostro territorio. E così l’agricoltura venne danneggiata dalla mancanza d’acqua e poi da devastanti alluvioni e inondazioni. Problemi importanti e complessi legati in Puglia alla questione dei consorzi di bonifica, organismi che dovrebbero essere chiamati a svolgere un ruolo fondamentale di sostegno all’agricoltura e che invece riescono a fare poco essendo sotto l’amministrazione di un commissario. L’assenza dei Consorzi significa ormai da molti anni l’assenza di manutenzione del territorio e di investimenti che presenta il conto nei periodi di siccità e in occasione di grandi calamità”.

Rispetto alla mancanza d’acqua, Coldiretti Puglia ha proposto un “Piano Invasi”: ci spiega i dettagli?

«Bisogna recuperare il tempo perduto in termini di visione e pianificazione. Ci sono tanti strumenti, progetti legati al Pnrr, alle politiche comunitarie e tanti altri asset di investimento, che devono e possono essere utilizzati. Tra l’altro è incomprensibile come all’interno di una stessa regione un agricoltore paghi l’acqua necessaria alla sua attività cinque o sei volte di più di quanto faccia il suo collega in un’altra zona della Puglia”.

Qual è il futuro dell’agricoltura pugliese e quale il ruolo di Coldiretti Puglia?

«Il nostro sistema agricolo e agroalimentare è uno di quelli che può senza dubbio giocare un ruolo di primo piano. Ci sono i eccellenze a dimostrarlo, le tante eccellenze attive sul territorio. Si pensi agli straordinari progressi che il settore vitivinicolo regionale ha conosciuto negli ultimi decenni, così come occorre essere convinti che un’agricoltura moderna e all’avanguardia possa fungere da volano per lo sviluppo dell’intera regione sul piano culturale, turistico e quindi termini economici. . Coldiretti festeggia quest’anno i suoi primi 80 anni e lo fa come prima associazione di categoria. Abbiamo vinto tante battaglie e siamo pronti ad altre sfide, convinti che l’unità sia sinonimo di forza”.

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Giornale pugliese

 
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