“Servono misure urgenti per il settore” – Picchio News – .

“Servono misure urgenti per il settore” – Picchio News – .
“Servono misure urgenti per il settore” – Picchio News – .

“La crisi del settore moda è evidente e preoccupante, soprattutto nelle Marche. Dal 2019 al 2024 il numero di imprese attive nel settore tessile, abbigliamento e calzature è diminuito del 24,1%, passando da 5.863 a 4.451 imprese. Questo calo si riscontra in tutte le province, con Ancona che registra un decremento del 31,7%.Ascoli Piceno del 29,1%, Pesaro e Urbino del 24,1%Macerata del 23,6%, E Fermato del 20,9%. A livello nazionale la produzione del deIl Made in Italy cala del 9,3% marzo 2024 rispetto all’anno precedente”. Il quadro emerge da un’analisi effettuata dalla Cna Macerata.

La Cna ha proposto al governo misure di sostegno, tra cui la sospensione per 12 mesi dei contributi e dei pagamenti delle tasse Cassa integrazione (CIG) in deroga per sei settimane e il rifinanziamento degli enti bilaterali. Queste misure mirano a sostenere le imprese colpite da una combinazione di cali della produzione, delle esportazioni e dell’occupazione.

Da un’indagine di Cna Federmoda su quasi 600 aziende del settore emerge che nel nostro Paese il 50,2% delle aziende prevede una contrazione del fatturato nel 2024, una su cinque prevede una riduzione superiore al 20%. Il settore più colpito è quello della pelletteria, con il 62% delle aziende che segnala un calo dei ricavi. In difficoltà anche il settore del tessile e dell’abbigliamento, con rispettivamente il 54,1% e il 35,4% delle aziende che prevedono ricavi in ​​calo.

Tra i principali problemi segnalati dalle aziende figurano l’elevato costo del lavoro (55,4%), il calo degli ordini (54,9%), l’aumento dei costi delle materie prime (52,1%) e dei costi energetici (46,9%). Il ricorso alla cassa integrazione è cresciuto dal 15,5% nel 2023 al 25,6% nel 2024.

Giuliana Bernardoni, presidente del settore pelletteria di Cna Macerata, ricostruisce alcune delle cause storiche di questa crisi: “Il problema di molte imprese artigiane del settore pelletteria e calzatura è innanzitutto quello di avere obblighi amministrativi e fiscali pari a quelli delle grandi industria, magari anche con qualche concessione in meno” sottolinea.

“In questo momento – prosegue l’imprenditore dirigente Cna – i grandi marchi della moda ci consigliano di licenziare i nostri dipendenti perché hanno un calo di fatturato. Per anni noi piccoli produttori siamo stati condizionati da questi grandi nomi sui modelli da produrre, nelle quantità e con prezzi imposti. Abbiamo assistito, senza poter fare nulla, ad una svalutazione del nostro lavoro artigianale, del nostro know-how e delle nostre grandi capacità creative. Siamo stati noi a fare i sacrifici più grandi per primi e senza alcun riconoscimento o gratificazione da parte loro”.

Bernardoni vede però uno spiraglio di opportunità nei mercati esteri e porta la sua esperienza come una soluzione praticabile: “Posso dire, invece, che cercando altri clienti, magari con nomi meno eclatanti, spesso stranieri, ho trovato imprenditori che apprezzano appieno i nostri prodotti, riconoscendo anche la nostra maggiore marginalità. L’auspicio – conclude il rappresentante della CNA – è che in futuro anche le grandi firme valorizzino come meritano le nostre produzioni artigianali di qualità”.

 
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