Napoli, Adolfo Greco assolto dalla Corte d’Appello dall’accusa di estorsione aggravata dal metodo mafioso – .

Napoli, Adolfo Greco assolto dalla Corte d’Appello dall’accusa di estorsione aggravata dal metodo mafioso – .
Napoli, Adolfo Greco assolto dalla Corte d’Appello dall’accusa di estorsione aggravata dal metodo mafioso – .

La svolta arriva questo pomeriggio. Adolfo Grecol’imputato che ha dato il suo nome al processo ‘Olimpo’ sul racket della camorra a Castellammare di Stabia, fu assolto dalla Corte d’Appello di Napoli dall’accusa di estorsione aggravata dal metodo mafioso “perché il fatto non esiste”. In primo grado fu condannato a otto anni. Greco, che tra gli anni ’70 e ’80 aiutò Raffaele Cutolo a prendere possesso del Castello mediceo di Ottaviano e poi prese parte alle trattative tra Dc, Nco di Cutolo e Brigate Rosse per liberare il consigliere regionale Ciro Cirillo, è stato accusato di due episodi per cui, secondo il sistema investigativo dell’ Dda di Napoli, si sarebbe ritagliato il ruolo di ‘mediatore’ tra i clan dello Stabiese e alcuni imprenditori estorti e ‘invitati’, anche da Greco, a pagare. Annullate anche le condanne dei coimputati per gli episodi attribuiti all’imprenditore lattiero-caseario e a Cirio, tra cui quella inflitta a Umberto Cuomo, ritenuto intermediario tra Greco e il clan Afeltra di Pimonte, e quella a Michele Carolei, ritenuto un membro del clan D’Alessandro.

Sono state quindi accolte le tesi difensive degli avvocati di Greco, Vincenzo Maiello e Stefano Montone: Greco è stato vittima e non complice delle cosche che dettava il bello e il cattivo tempo nel territorio stabiese e sui Monti Lattari, e ogni sua azione era dettata dalla necessità di preservare aziende e commerci dalla pressione della camorra. Una tesi che ha trovato recentissima conferma nell’ordinanza di custodia cautelare eseguita il 30 maggio, che ha individuato mandanti e movente dell’omicidio del consigliere comunale PD Gino Tommasino, avvenuto nel 2009. Dove si fa riferimento alle estorsioni compiute da due pentiti della D’ Alessandro clan, Catello Romano e Renato Cavaliere, condotti contro Greco. Imposizione del 5% sui lavori di ristrutturazione della casa e “dandogli 48 ore per pagare la somma di 50.000,00 euro destinata a “Scanzano”, storica roccaforte della famiglia D’Alessandro, non essendo sufficienti i 20.000,00 euro già consegnati a Verdoliva”.

C’è la storia delle minacce del cavalier Amato alla casa di Greco, e poi dell’aggressione di Romano nel 2006 all’Audi grigia del figlio, che venne data alle fiamme. Così il clan ha prevalso e Cavaliere ha ricevuto da Greco una busta con 30mila euro “che rappresenta il 5 per cento dell’importo dei lavori relativi alla costruzione di una casa di tre piani sita in via Panoramica a Castellammare di Stabia”. Per questi fatti, il pubblico ministero Giuseppe Cimmarotta ha chiesto e ottenuto l’arresto di Romano – già in carcere per altri motivi – accusato anche di associazione camorristica al clan D’Alessandro.

 
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