il documento politico del Ragusa Pride 2024 – .

Il documento politico del Ragusa Pride 2024 si intitola “Questo è il fiore”. in cui sono elencati richieste a Comuni e pubbliche amministrazioni.

Siamo una comunità multiforme, sfaccettata, irriducibile. Siamo ovunque, sempre. Siamo chiunque si trovi ai margini della società e lottiamo per affermare la nostra esistenza, per riprenderci ciò che è nostro, ciò che meritiamo. Lottiamo perché siano effettivamente riconosciuti da tutti diritti, che ancora oggi vengono di fatto negate in spregio al principio di uguaglianza. Siamo così tanti che non è possibile fare un elenco completo o descriverci in modo esaustivo. Siamo molteplici, non conformi, e nel Pride ci riconosciamo perché rivendichiamo l’unicità e la pari dignità di ogni individuo, partendo da un’idea: la diversità è la condizione di tutti gli esseri viventi ed è quindi ciò che più ci unisce al di là di ogni etichetta o appartenenza. Siamo diversi ma simili: siamo un’“affinità di martelli”. Ci imbattiamo l’uno nell’altro. Siamo testimoni del lavoro che l’altro sta facendo e ci riconosciamo in quel lavoro. Parliamo, alziamoci. Un’affinità di martelli è il nostro futuro. Vogliamo abbattere la narrativa dominante che parla per noi e di noi. Chiediamo che il modo in cui ci definiamo e parliamo di noi stessi, così come il modo in cui ci presentiamo e ci esprimiamo, non siano sovradeterminati. Ci ribelliamo agli schemi preconcetti perché opponiamo i nostri alla presunta ineluttabilità della Storia lotta irriducibile”.

Ricordando la storia del Pride sia nel resto del mondo che a Ragusa, il documento prosegue:

“La prima volta fu rivolta”, come il primo Ragusa Pride, ma anche il terzo non scherza. Il 29 giugno 2024, a 55 anni dai moti di Stonewall, scenderemo in piazza con il terzo Ragusa Pride mettersi in mostra. I regimi hanno sempre preferito l’invisibile, e così è ancora oggi. Con la questione dell’invisibilità il gioco è aperto; c’è chi vorrebbe continuare a far finta che non esistiamo. Ostentiamo con orgoglio la ricchezza della nostra diversità contro ogni tentativo di conformarsi al modello normativo etero-cis imposto dal patriarcato. Ostentiamo i nostri corpi non conformi, le nostre identità sessuali libere, perché il personale è politico e la sessualità è rivoluzionaria, come ci ha insegnato il femminismo, che riconosce ogni autodeterminazione degli enti e dei testamenti ha fatto il suo più significativo valore fondativo. Esponiamo con coraggio le nostre piume antifasciste e i nostri papaveri rossi, simbolo di resistenza e lotta partigiana. Proprio mentre i regimi nazionalisti e autoritari moltiplicano i loro tentativi di costruirsi un nemico, ai fini di una propaganda che riporti la memoria collettiva al momento più basso e oscuro della nostra storia, noi chiediamo, con tutta la determinazione e l’orgoglio di cui siamo capaci, anima fondamentale anti fascistadella nostra lotta”.

“Noi resistiamo – si legge ancora – contro chi nega i diritti di famiglie omoaffettivo a favore della famiglia tradizionale, omettendo colpevolmente che la famiglia tradizionale è troppo spesso culla della violenza di genere. L’assassino ha le chiavi di casa, ormai dovremmo averlo capito. Chiediamo nuovi modelli familiari che non siano basati solo sui legami di sangue, ma su quelli d’anima ed elettorali. In un momento storico in cui le già precarie conquiste dei giovani nei percorsi di affermazione di genere vengono messe in discussione, come sta accadendo con i controlli all’Ospedale Careggi di Firenze, rivendichiamo l’autodeterminazione di tutti e la libertà di vivere ed esprimersi senza dover subire continui tentativi di lavaggio del cervello nei confronti dei corpi “sbagliati”: nessun corpo è sbagliato, ogni corpo è valido! Siamo trans* e ne siamo orgogliosi!”

Il fiore in questione? “Il nostro papavero rosso – aggiungono – contro ogni fascismo”.

“Oggi più che mai – si legge ancora nel documento – riteniamo fondamentale osservare la realtà attraverso la lente dell’intersezionalità, strumento indispensabile per riconoscere le diverse forme di oppressione, per individuare punti comuni, creare alleanze, condividere lotte, diventare comunità. Siamo vicini e solidali con le sorelle e i fratelli palestinesi, vittime di decenni di oppressione e oggi di un genocidio negato dalla comunità occidentale, che continua a considerare quelle vite e quelle morti come di seconda classe. La loro resistenza è anche la nostra. Gridiamo anche ad alta voce “Cessate il fuoco immediatamente!”. “Palestina libera libera!”.

Tornando alla realtà italiana, aggiungono poi: “Questo è il fiore! Un fiore che non smette di sbocciare nonostante l’aridità dell’Italia di oggi, scesa al 36esimo posto su 49 Paesi nella Mappa Arcobaleno 2024 per l’uguaglianza e la tutela delle persone LGBTQIA+, inferiore all’Ungheria di Orban. Con questa terza edizione del Ragusa Pride portiamo avanti idee precise e concrete affermazioni, affinché l’Orgoglio non si esaurisca in un giorno determinato o in un’adesione puramente formale, ma metta radici profonde nella terra e lancia i suoi alti rami verso il cielo”.

Le richieste:

“Innanzitutto chiediamo ai sindaci dei comuni che hanno patrocinato il Pride of istituire l’anagrafe comunale per il riconoscimento del nome e del genere di elezionenonché essere coraggiosi e solidali con le nostre lotte, disapplicando la circolare del Ministero dell’Interno che vieta trascrizione degli atti di nascita də bambiniə di nat. coppie monogenitorialiə all’estero. Chiediamo inoltre ai dirigenti e dirigenti scolastici e a tutte le pubbliche amministrazioni di adottare nei propri ambiti regolamenti per il riconoscimento dell’art Alias ​​di carriera”.

“Noi siamo il Ragusa Pride – concludono – e a più voci gridiamo: questo è il fiore! Possa questo 29 giugno 2024 essere un giorno di festa, orgoglio, lotta e amore per tutti”.

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