Marcellone in carcere per droga, arresti anche nella Tuscia – .

Marcellone in carcere per droga, arresti anche nella Tuscia – .
Marcellone in carcere per droga, arresti anche nella Tuscia – .

Carabinieri – Marcello Colafigli, oggi 70enne, è accusato di essere a capo di un sindacato nello stesso quartiere dove diffuse il panico all’inizio degli anni ’70

Viterbo – Marcellone della Banda della Magliana torna in carcere. Arrestato per traffico di droga, era in semilibertà. Sono 28 le misure cautelari nei confronti di persone residenti anche a Viterbo, oltre che a Roma, Foggia e Napoli.



Marcello Colafigli in Romanzo Criminale era Er Bufalo. Secondo l’accusa riusciva a pianificare lo spaccio e l’acquisto di stupefacenti in grandi quantità, avendo rapporti con la camorra, la mafia foggiana e la ‘ndrangheta.

Le 28 persone interessate dalle misure cautelari che hanno interessato anche la Tuscia sono accusate a vario titolo di associazione finalizzata al traffico internazionale di stupefacenti, tentata rapina in associazione a delinquere, tentata estorsione in associazione a delinquere, ricettazione e detenzione illegale di armi, inosservanza della sentenza e favoreggiamento personale.

Secondo quanto accertato dagli inquirenti, nel capoluogo dal giugno 2020 operava un’associazione, che operava proprio nella zona della Magliana e sul litorale.

Al vertice ci sarebbe stato lo stesso Colafigli, che oggi ha 70 anni.

L’operazione è iniziata questa mattina alle prime luci dell’alba: “Nelle province di Roma, Napoli, Foggia e Viterbo – spiegano in una nota i Carabinieri – è in esecuzione un’ordinanza, emessa dal gip del tribunale di Roma, che dispone misure cautelari nei confronti di 28 persone (11 destinatari di custodia cautelare in carcere, 16 di arresti domiciliari e una dell’obbligo di firma), gravemente sospettate, a vario titolo, di associazione finalizzata al traffico internazionale di stupefacenti, di tentata rapina ad associazione a delinquere, tentata associazione a delinquere estorsione, ricettazione e detenzione abusiva di armi, inosservanza di pena e favoreggiamento”.

Tutto è iniziato con le indagini del giugno 2020 del Nucleo investigativo dei Carabinieri e della DDA di Roma.

Le indagini hanno permesso di raccogliere indizi: “Sull’esistenza di un’associazione per delinquere, con base logistica nella capitale ed operante nella zona della Magliana e nel litorale laziale, facente capo ad uno dei promotori storici della Banda della Magliana, Marcello Colafigli che, pur in regime di semilibertà, era riuscito a pianificare lo smercio e l’acquisto di ingenti quantità di sostanze stupefacenti provenienti dall’estero (Spagna e Colombia), intrattenendo rapporti con esponenti della ‘ndrangheta, della camorra, della mafia foggiana e con Albanesi inseriti nel cartello dei narcos sudamericani.

Marcello Colafigli è stato riconosciuto insieme a Franco Giuseppucci, Enrico De Pedis, Maurizio Abbatino e Nicolino Selis, come uno dei promotori del gruppo criminale noto come Banda della Magliana.

Gravato da diversi ergastoli, fu condannato, tra l’altro, per il rapimento e l’omicidio del duca Massimo Grazioli Lante della Rovere (considerato il fatto con cui la Banda iniziò la sua attività criminale) e per l’omicidio, in qualità di mandante, di Enrico De Pedis. ”.


Presunzione di innocenza

Nell’ordinamento penale italiano vige la presunzione di innocenza fino alla sentenza definitiva. Presunzione di innocenza che si basa sull’articolo 27 della Costituzione italiana secondo cui una persona “non è considerata colpevole finché non viene condannata in via definitiva”.

4 giugno 2024

 
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