la sinistra divisa – .

Un centrosinistra molto frastagliato. E un centrodestra che, dopo vent’anni, torna competitivo. A pochi giorni dalle elezioni dell’8 e 9 giugno, lo scenario a Firenze si presenta così, con una moltitudine di candidati e tre parole chiave: tramvia, sicurezza, fiorentinità. Dopo dieci anni, Dario Nardella si prepara a lasciare Palazzo Vecchio e proverà a disputare gli Europei. Il suo nome, però, è quello più evocato da Eike Schmidt. L’ex direttore degli Uffizi, ora in aspettativa dal Museo di Capodimonte, è il nome trovato dal centrodestra per provare a strappare la fascia tricolore al centrosinistra fiorentino dopo trent’anni di governo, in una città che ha una destra Sindaco di secondo grado, visto che ‘È la Repubblica, non l’ha mai vista. Prima del 1995, infatti, la sinistra si era tutt’al più alternata con la Democrazia Cristiana.

Se la coalizione di Meloni e soci ha un solo nome, invece, il centrosinistra ne ha diversi. L’erede di Dario Nardella è considerata Sara Funaro. Candidata del Pd sostenuto anche da Azione, Avs e alcune liste civiche, è assessore uscente al Welfare e all’Immigrazione, psicologa e nipote di Piero Bargellini, che fu sindaco durante la terribile alluvione del 1966. A contendersi la sua posizione sono i renziani innanzitutto: ”E questo è un tema di Firenze”, sottolinea chi conosce bene la città e sa che il fiorentinismo e l’ex sindaco di Firenze Matteo Renzi conserva ancora una discreta riserva di voti. Per Italia Viva si candida Stefania Saccardi, vicepresidente del consiglio Giani. E, quindi, è alleata del Pd in ​​Regione. L’ultimo sondaggio che si può citare lo colloca attorno al 10%. Se così fosse il suo voto sarebbe fondamentale per la vittoria di Funaro. Ma Renzi ci sarebbe? “Per ora – questo il ragionamento utilizzato negli ambienti dem locali – strizza l’occhio al centrodestra, ma lo fa come arma di ricatto. Il suo elettorato, a Firenze, è di centrosinistra. Non accetterebbe mai di votare per un candidato di FdI. Alzerà la posta per alcuni dipartimenti, ma poi convergerà”.

Il panorama molto variegato del centrosinistra offre poi la candidatura di Lorenzo Masi per il Movimento 5 Stelle, di Dmitrij Palagi, sostenuto dalla galassia della sinistra radicale, e di Cecilia Del Re. Quest’ultimo è stato assessore all’Urbanistica nella giunta Nardella, prima di scontrarsi male con l’amministrazione perché si era lasciata scappare di volere che la nuova linea del tram passasse davanti al Duomo. All’insaputa dei colleghi e del sindaco.

E se il dibattito sulla sicurezza si gioca tra chi (a destra) ritiene che a Firenze la criminalità cresca troppo e chi (la vecchia amministrazione) risponde che le statistiche sono falsate dall’alto numero di turisti e comunque la criminalità è Non è colpa del sindaco uscente perché servono più poliziotti, il tram è uno dei temi che più scatena la campagna elettorale. Il centrodestra, infatti, ha attaccato le nuove linee disegnate da Nardella, salvo poi rendersi conto che piacciono ai cittadini. E, quindi, discostarsi da un progetto di un’ipotetica metropolitana “da interrare a 30 o 40 metri sotto terra”. In una città come Firenze è già stato documentato che ciò è quasi impossibile. Esiste un rapporto di amore-odio tra la città e Schmidt, l’autore di questa proposta.

C’è chi loda le sue capacità manageriali nella gestione degli Uffizi, ma i detrattori replicano subito: “Cosa ci vorrebbe per riempire di visitatori un museo del genere, in una città che conta 13-14 milioni di turisti l’anno? La quantità non è sempre qualità”. Pur riconoscendogli autorevolezza e capacità di raccolta voti, c’è chi non ha digerito il fatto che Schimdt sia tedesco: “La fiorentinità – spiegano chi frequenta Palazzo Vecchio – è sempre entrata in campagna elettorale, anche a Nardella contestavano di non essere nato a Firenze. Eppure, uno dei sindaci più amati e citati di questa città è stato Giorgio La Pira, nato e cresciuto in Sicilia”.

Schimdt deve essere rimasto un po’ turbato dopo le critiche sulle sue origini, al punto che ha pensato di usare la stessa arma con il suo avversario. O almeno, questo è quello che ha lasciato intendere. Un volantino elettorale in cui contestava la piantumazione di un certo tipo di alberi terminava con la frase: “Firenze non è Torre del Greco”. Una frase che ha fatto infuriare molti. Il riferimento a Torre del Greco, del resto, non è casuale: nel comune in provincia di Napoli è nato Dario Nardella. Sebbene l’ex direttore degli Uffizi abbia tentato di arrivare al punto sostenendo che in realtà voleva dire che gli aranci crescono meglio al Sud, si sono offesi anche i campani che vivono a Firenze. Chi vive nella sua terra aveva già altri motivi per avercela con Schmidt: il super direttore, infatti, poco dopo essersi insediato a Capodimonte, si è messo in aspettativa, per poi dire che se non fosse stato eletto a Firenze sarebbe tornato dietro la sua scrivania nel palazzo borbonico in cima alla collina napoletana. Protesta per questo programma da Napoli alla Toscana. E una domanda ricorrente: “Ma forse ha intenzione solo di fare una vacanza a Firenze?”.


L’apnea dei supermusei. Uffizi, MarTa, Capodimonte tra record di presenze e tagli continui

di Federica Olivo


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