«Rischiamo la chiusura» – .

«Rischiamo la chiusura» – .
«Rischiamo la chiusura» – .

È un legame antico quello che unisce cantieri navali, maestri d’ascia, calafati, carpentieri e pittori navali alla città di La torre del Greco.

Un rapporto esclusivo che affonda le sue radici nell’epoca borbonica ma che, tra pochi mesi, rischia di essere cancellato per sempre da una regolamentazione europea che non tiene conto della tradizione e dell’appartenenza territoriale delle singole aziende che da secoli costruiscono, all’interno il porto, imbarcazioni in legno o motoscafi in resina garantendo manutenzioni altamente specializzate.

Un declino che forse è già iniziato: entro il 31 dicembre 2024 il Comune dovrà rinnovare le concessioni degli spazi demaniali e non è detto che saranno assegnati alle stesse imprese che hanno fatto la storia della cantieristica torrese. In una sorta di braccio di ferro tra le parti, vincerà l’imprenditore con il progetto più innovativo e attrattivo, anche dal punto di vista occupazionale. Un criterio che potrebbe seppellire per sempre la tradizione artigiana per far posto alla più moderna catena di montaggio industriale che non avrebbe nulla in comune con l’esclusiva e qualificata manodopera torrese.

Un incubo per almeno sei imprese di Torre di Torre che potrebbero trovarsi di fronte ad uno sfratto esecutivo e all’inevitabile chiusura delle loro attività. Con un’ulteriore aggravante: il mancato rinnovo della concessione non garantirà posti di lavoro ai lavoratori attualmente occupati: uomini di mezza età che, pur avendo competenze e professionalità molto elevate, risulterebbero poco appetibili per le aziende del futuro.

Gli operatori

«I timori», dicono i proprietari dei cantieri, «sono legati proprio alla sorte dei nostri dipendenti. Siamo preoccupati perché parliamo di persone con famiglia a carico che lavorano con noi da oltre trent’anni e che difficilmente potranno essere ricollocate nelle nuove aziende”. «Facciamo un lavoro così specializzato che questo ci rende esclusivi», spiega Pasquale Di Donato«solo noi a Torre del Greco siamo in grado di garantire la manutenzione delle barche in legno. Disponiamo di maestri d’ascia di provata esperienza ma soprattutto siamo tra i pochi in Italia ad utilizzare gli antichi mezzi di alaggio e varo su pontoni che evitano danni strutturali alle imbarcazioni in legno che con le fasce o i carrelli rischierebbero danni ingenti. Oggi, ad esempio, stiamo facendo manutenzione su una barca del 1880. Un lavoro lungo e costoso perché svolto completamente a mano dai nostri operai”.

«I clienti vengono a Torre del Greco da tutto il mondo», conferma Giuseppe Palombanipote dell’omonimo maestro d’ascia che costruì la nave nel 1967 San Giuseppe II, il rompighiaccio in missione in Antartide. «La professionalità dei nostri lavoratori è altissima e le istituzioni hanno il dovere di tutelarci anche garantendo spazi adeguati alle aziende. Facciamo un lavoro di qualità riconosciuto da tutti. Non è un caso che avevamo la barca in manutenzione Lucio Dalla. Un mese fa, invece, abbiamo terminato la ristrutturazione di una navetta inglese di 21 metri costruita nel 1947 i cui armatori arrivarono qui a Torre del Greco appositamente da Venezia».

Il porto

E se da un lato c’è la necessità di tutelare le imprese valorizzando la professionalità dei lavoratori torresi – magari con un marchio di qualità -, dall’altro non si possono ignorare le regole del progresso e della competitività economica. Per questo i proprietari dei cantieri che sperano in un vero rilancio delle proprie attività puntano tutto sulla riqualificazione dell’area portuale. Un progetto, sempre sognato, che sta a cuore anche all’amministrazione comunale che, grazie ai fondi della Regione e del Pnrr, ha già previsto la ristrutturazione del porto, la realizzazione di un nuovo lungomare e il trasferimento dell’area edificabile siti nei pressi di San Giuseppe alle Paludi. «Siamo in fase di progettazione», assicura il sindaco di Torre del Greco, Luigi Mennella, «ma stiamo facendo il possibile per portare avanti i lavori. Attualmente stiamo definendo i collegamenti stradali che interessano la zona. L’idea è quella di destinare l’attuale porto ad attività turistiche mentre quello nascente, che si svilupperà verso San Giuseppe alle Paludi, ospiterà attività produttive e cantieristiche”.

© TUTTI I DIRITTI RISERVATI

Leggi l’articolo completo su
La mattina

 
For Latest Updates Follow us on Google News
 

PREV Subsonica ignites and opens Rugby Sound 2024 in Legnano – .
NEXT “Situazione paradossale a Firenze” – .