Ue, la posta in gioco per Ursula-bis. Ma Giorgia Meloni non ha fretta – .

Ue, la posta in gioco per Ursula-bis. Ma Giorgia Meloni non ha fretta – .
Ue, la posta in gioco per Ursula-bis. Ma Giorgia Meloni non ha fretta – .

SAVELLETRI (BRINDISI) Ora testa a Bruxelles. Quando a Borgo Egnazia le bandiere dei Paesi del G7 cominciano ad ammainare per ritornare alla normalità fatta di silenziosi ulivi secolari e di ospiti ricchissimi, i legami sono già allentati da un pezzo.

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La tensione imposta da Giorgia Meloni nei tre giorni di vertice cala rapidamente, ancor prima che il presidente del Consiglio tenga – non senza qualche polemica – la conferenza stampa finale. Il primo dopo quello di fine anno. Certo, inevitabile visto il ruolo svolto dalla presidenza italiana, ma – seppure breve – emblematico. Il fatto stesso che dopo 162 giorni torni a rispondere alle domande in una sala stampa è un segno. Il fallimento dello stress test delle elezioni sarde è ormai definitivamente alle spalle. Dopo quella sconfitta, infatti, Meloni aveva temuto il peggio, confidando a diversi suoi collaboratori il timore di arrivare “debole” agli Europei e al G7, e imponendo il conseguente stop a diverse partite (in primis quella delle nomine nelle società partecipate). ). E, soprattutto, finendo per segnare un cambio di passo comunicativo per il suo governo e diplomatico per il team sherpa (risale a quei giorni l’arrivo di Elisabetta Belloni). Da ieri è certo che quelle previsioni non solo non si sono concretizzate, ma sono state addirittura disattese, trasmettendo l’idea di identità come punto di partenza attraverso il “villaggio globale” mostrato ai Sette e ai leader di outreach. E anche attraverso i panzerotti che “hanno lasciato senza parole”, gli artigiani e le luci che hanno dominato l’ultima serata.

I VIAGGI
Eppure i viaggi non sono mancati (e non mancheranno lunedì). Soprattutto da parte di Emmanuel Macron che, costretto a mettersi al centro dell’attenzione dagli ultimi risultati elettorali, ha messo in difficoltà la nostra squadra diplomatica. Prima non invitando la Meloni alle commemorazioni per lo sbarco in Normandia che hanno preceduto il vertice, poi – una volta in Puglia – sfruttando mediaticamente a suo favore le richieste avanzate sull’aborto e sul riconoscimento dei diritti LGBTQIA+, riuscendo a ottenere la “tregua olimpica” ” inserito » all’interno del testo per affrontare una possibile de-escalation (le Olimpiadi inizieranno a Parigi il 26 luglio), e infine con un annuncio diplomatico sgrammaticato a margine del vertice a guida italiana di un accordo trilaterale con Israele e Stati Uniti Stati per una road map che porti alla riduzione delle tensioni in Medio Oriente.

Una lunga serie di tensioni e confronti più o meno evidenti che, prima ancora di spostarsi a Bruxelles per la cena informale tra i leader europei di lunedì sera, si è palesata nella divergenza tra le ultime dichiarazioni dei due leader. Al di là del tentativo di “non dare troppo risalto” alle distanze con la Meloni dichiarate dall’inquilino dell’Eliseo, Macron ha infatti sottolineato come a Borgo Egnazia si siano svolti faccia a faccia tra gli interessati a definire la leadership di Bruxelles ( il cancelliere tedesco Olaf Scholz, convinto che “ci sarà un’Ursula bis”, e i capi delle istituzioni Ue Charles Michel e Ursula von der Leyen), evidenziando la volontà di chiudere presto i giochi, preferibilmente prima del voto sulla legislativa francese elezioni che si terranno a luglio e che molto probabilmente daranno all’assemblea parigina una maggioranza ultraconservatrice.

Possibilità – quella del dialogo informale – negata però dal primo ministro, intenzionato a far valere i risultati elettorali garantiti dai sondaggi della scorsa settimana e l’immagine internazionale di solidità mostrata al G7, prendendosi tutto il tempo necessario per esercitare pressioni sugli altri leader europei ( Macron compreso). Il messaggio lanciato ai presenti a Borgo Egnazia e altrove è, insomma, che l’Italia non accetterà compromessi al ribasso. Ed ecco dunque il “buon senso” riconosciuto dalla Meloni nelle parole del vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani che nei giorni scorsi aveva ipotizzato fosse meglio attendere l’esito della consultazione elettorale transalpina.

Giochi di posizione con cui il primo ministro, che informalmente in questa fase sarebbe disposto ad accettare il bis di Ursula solo in cambio di una vicepresidenza della Commissione Ue e di una delega pesante (come mercato interno o concorrenza), si presenterà al il tavolo di Bruxelles. Se la cena dovesse rivelarsi indigesta – e le parole con cui Scholz l’ha salutata al ritorno in Germania, prevedendo uno scontro con la Francia non lo escludono (“La Meloni è di estrema destra, differenze evidenti”) – la partita rischia di riaprirsi del tutto. , mettendo in discussione anche il nome del Presidente della Commissione.

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Il Messaggero

 
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