“Il figlio è sempre stato violento, perché nessuno lo ha fermato prima?” – .

È arrivata a Vittoria la figlia di Kamel e Mariem Zouali, la famiglia coinvolta nell’incendio appiccato dal fratello della ragazza. Lei, l’unica sopravvissuta alla carneficina compiuta dal fratello, il cui padre Kamel e la sorella minore Oumaima si trovano ancora in gravissime condizioni nei reparti grandi grandi degli ospedali di Palermo e Catania.

Ieri, dalla Tunisia, sono arrivate alla nostra redazione le condoglianze e gli abbracci per la ragazza sopravvissuta. La sua famiglia a Gafsa, nel sud della Tunisia, è molto preoccupata e scioccata da quanto accaduto. “Non possiamo crederci – spiega un parente in Tunisia di Mariem Sassi, morta in seguito alle ustioni – una famiglia splendida. Perché nessuno li ha aiutati non possiamo capirlo”.

Lo stesso sentimento di impotenza è stato espresso da un altro membro della famiglia Sassi, in Italia da trent’anni: “Kamel, il mio grande amico Kamel, aveva denunciato suo figlio. Perché nessuno è intervenuto prima? Non riesco a capire come sia potuto succedere tutto questo. Wajdi Zouali è sempre stato violento, me lo ha detto Kamel. Sua madre lo aveva lasciato in Tunisia per un anno, sperava che si calmasse. Invece è scappato ed è tornato in Italia. Non doveva andare così. Kamel lavora nel settore agricolo, è in Italia da più di trent’anni, spero che possa tornare presto e stare vicino alle sue figlie. Adesso la famiglia in Tunisia aspetta i corpi di Mariam e Sameh, ma non sappiamo nulla. Ci piacerebbe davvero che tornassero in Tunisia al più presto possibile, speriamo di poter dare loro un ultimo, straziante addio”.

Intanto nella casa della tragedia (Franco Assenza nella foto), accanto a piazza Trinità, è un via vai di gente. Attestati di cordoglio concreti, attraverso la deposizione di mazzi di fiori. E c’è anche chi ha realizzato un poster con la foto delle tre sorelle. L’istituto Mazzini di Vittoria ha avviato una raccolta fondi a sostegno della sorella di Oumaima, ci sono anche privati ​​che si stanno organizzando per sostenerla in questo momento sicuramente difficile, sarebbe difficile per chiunque. Questo è il mondo che vorremmo sempre, non solo nei momenti di difficoltà, in cui comunità e individui si uniscano per sostenersi a vicenda. E se c’è qualcosa di salvabile in questa tragedia, sarà la solidarietà verso questa ragazza.

Il fratello Wajdi, domani mattina, dopo essere stato fermato dagli uomini della Squadra Mobile di Ragusa e dai colleghi del commissariato di Vittoria, domani comparirà davanti al gip di Ragusa. È in stato di fermo con l’accusa di reato con provvedimento della Procura di Ragusa a firma del pubblico ministero Martina Dall’Amico. Wajdi, trent’anni, era già in libertà vigilata per un’altra causa nella casa della sua famiglia che aveva distrutto con un incendio tre giorni fa.

 
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