A rischio l’export marchigiano. La tassa sulle auto elettriche del colosso asiatico salirà dal 10% al 48% – .

A rischio l’export marchigiano. La tassa sulle auto elettriche del colosso asiatico salirà dal 10% al 48% – .
A rischio l’export marchigiano. La tassa sulle auto elettriche del colosso asiatico salirà dal 10% al 48% – .

ANCONA L’aumento dei dazi sulle auto elettriche cinesi deciso dalla Commissione Europea è inevitabile e con risvolti scomodi. Dal 10% si passerà al 48%, per compensare “i sussidi ingiusti che danneggiano i produttori europei”. Dal 2020 al 2023, le quote di mercato delle auto a batteria prodotte nell’Ue sono passate dal 68,9% al 59,9% mentre quelle delle auto provenienti dalla Cina sono passate dal 3,9 al 25%. Il provvedimento, in vigore dal 4 luglio, diventerà però “definitivo se il confronto con le autorità cinesi non porterà a una soluzione efficace”. C’è quindi ancora spazio di manovra ma intanto la reazione del governo cinese è molto preoccupante per gli operatori.

Gli scenari

Si temono ritorsioni in altri settori, compreso quello agroalimentare. «In realtà l’attrito tra Bruxelles e Pechino rischia di coinvolgere tutte le aziende più orientate all’export e in tutti i settori – commenta Francesca Spigarelli, docente di Economia applicata e direttrice del China Center dell’Università di Macerata. – Proprio quelli che hanno reagito immediatamente nel periodo post-pandemia rivolgendosi all’estero e alla Cina, un mercato molto importante e interessante soprattutto per le produzioni tipiche del Made in Italy, ad alto contenuto di design, innovazione e creatività”. Un’analisi corroborata dai dati della Camera di Commercio delle Marche.

I numeri

Superato il boom del settore farmaceutico, strettamente legato agli antivirali contro il Covid, prodotti nello stabilimento Pfizer di Ascoli (da 3,4 miliardi del primo trimestre 2023 agli attuali 38 milioni), l’export di materiali minerari è cresciuto del 1.087 %, del 259,8% per i prodotti editoriali, del 205,6% per il trattamento e bonifica rifiuti, del 117,5% per alimenti e bevande. «In alcuni settori fortemente orientati all’export – ricorda il docente – la Cina è un mercato di riferimento». Tuttavia, il trend negativo è già in atto. Ad esempio, il tessile, pelletteria e accessori, che rappresenta un quarto del volume totale delle esportazioni delle Marche, è diminuito del 24,8%. Settore all’interno del quale nel primo trimestre 2024 le calzature hanno subito un -38,9% (16,7 milioni contro i 27,4 milioni di euro realizzati nello stesso periodo del 2023). Per Federico Vitali, fondatore della Faam di Monterubbiano e vicepresidente della Fib Spa del gruppo industriale Seri che produce batterie con tecnologia al litio nel casertano e al piombo nelle Marche e in Puglia e a Yixing in Cina esclusivamente per il mercato cinese , i dati negativi si inseriscono in problemi di consumi interni che si registrano da tempo. «La Cina – osserva – stringe la cinghia. Di conseguenza, il governo sta favorendo la diminuzione della presenza di prodotti italiani, in questo caso marchigiani, e sta facendo leva sull’export, contribuendo a rendere i prodotti cinesi ancora più competitivi nei prezzi. D’altronde – entra nel dettaglio – sebbene i dazi non siano la soluzione ideale per risolvere i conflitti commerciali, la Commissione è arrivata a questa decisione certamente perché, di fronte a evidenti situazioni di dumping, tutte le negoziazioni con il governo cinese sono fallite”.

Il fallimento

Una battaglia che rischia di danneggiare molte economie. «Considero la politica tariffaria un fallimento. La Cina ha saputo investire da tempo, a differenza dell’Europa, in ricerca, formazione e transizione digitale ed è oggi leader nell’innovazione tecnologica” conclude Spigarelli. «Sta a noi – insiste – trarre lezioni: l’Europa ha bisogno di una politica industriale a lungo termine per affrontare le sfide tecnologiche. Altrimenti rischiamo di rincorrere gli attori internazionali e di trovare risposte inefficaci alla perdita di competitività delle nostre imprese solo in soluzioni ex post, come i dazi”.

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Corriere Adriatico

 
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