La Meloni e la telefonata dopo l’addio di Amadeus – .

La Meloni e la telefonata dopo l’addio di Amadeus – .
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DiFabrizio Roncone

Il prossimo amministratore delegato Giampiero Rossi dovrà convincere Fiorello a non andarsene, come ha fatto l’amico Amadeus. Le pressioni del governo per non perdere l’ospite. Ma ripete: “Sono libero…”

Una telefonata da Palazzo Chigi, un’ordinanza (informale, ufficiosa, severa, definitiva): adesso, però, ferma Fiorello.
Convincilo, legalo, chiudilo a chiave, coccolalo, bacialo, supplicalo, inginocchiati e dagli quello che chiede, tutti i soldi che chiede e fagli scegliere, esaudisci ogni suo desiderio, ogni capriccio, soddisfalo se vuole una serata privilegiata, uno spettacolo tutto suo o di nicchia snob, televisivo o radiofonico, di giorno, di notte, ancora all’alba, quello che preferisce, che lo intrattiene di più, tutto ciò che – insomma – ritieni possa farlo restare.
Perché Fiorello non è uno che lavora in Rai. Fiorello, a questo punto, è la Rai.

Se ce ne fosse bisogno, Può parlare anche con noi, Giorgia, il presidente del Consiglio. I due hanno un’usanza antica (lo conoscete, vero? Giorgia Meloni, caschetto e stivali Dr Martens, era la tata di sua figlia Olivia). Giorgia, intanto, ha sentito Giampaolo Rossi, attuale direttore generale. Il quale, dopo aver potuto solo prendere atto dell’addio di Amadeus, tra circa un mese, con il rinnovo dell’intero consiglio di amministrazione, dovrebbe assumere la delicata guida dell’azienda (nel pieno di una gravissima crisi industriale – oltre 600 milioni di debiti con quasi 13mila dipendenti, di cui 330 dirigenti e 2.068 giornalisti – e ora con tre fronti aperti sul mercato televisivo: Mediaset, La7 e Warner Bros-Discovery).

Tocca a lui, Rossi, bloccare la fuga da viale Mazzini. Perché lo era davvero una fuga. Massa. Gente che, all’indomani della vittoria elettorale del centrodestra, si è presentata con le valigie pronte. L’elenco di volti conosciuti e amati dal pubblico, di persone serie, di grandi professionisti dello spettacolo e dell’informazione che si sono detti addio (diciamo così) è da togliere il fiato: Fabio Fazio, Massimo Gramellini, Corrado Augias, Bianca Berlinguer, Lucia Annunziata. E, poche ore fa, anche Amedeo Rita Umberto Sebastiani detto Amadeus.

La sua partenza è un colpo terrificante per l’immagine dell’azienda. Anche perché lì aleggiano retroscena velenosi e dolorosi, svelati da Renato Franco qui sul Corriere, e che la conduttrice non ha mai smentito. Come quello lo hanno costretto ad andare a pranzo con Pino Insegno, il mitico conduttore (anche dei raduni di Fratelli d’Italia). O cosa gli suggerirono di invitare Hoara Borselli sul palco di Sanremo (ex dirigente del Bagaglino, ora opinionista politica leghista) e di portare in gara la cantante Povia (quello dei Children go ooh, che è diventato un idolo anti-vax e che si trasforma Ciao bella in un inno sovranista).

La Rai, indignata, sostiene che si tratta di “un’infinità di notizie false che, di fatto, stanno danneggiando l’azienda. Amadeus ha sempre goduto della massima autonomia e libertà nelle sue scelte”: ma è la rete che giudica, ed è lì – nel frullatore mediatico – che il danno all’immagine dell’azienda pubblica rischia di diventare anche un grave danno politico.

Giorgia Meloni lo sa. E sa anche qualcos’altro. Potrebbe succedere di peggio. Perché Fiorello non è come Amadeus un grandioso showman, vestito di cinque edizioni consecutive di Sanremo, collezionando sempre ascolti pazzeschi e – evento piuttosto raro – incontrando ampi consensi di critica.

Un genio. Puro. Assoluto. Uno di quei personaggi che in televisione, come nel cinema o nel calcio, nascono una volta ogni cinquant’anni (forse). Gli italiani lo amano e sono abituati a vederlo lì, a trovarlo lì: nel mondo Rai. Perderlo, o anche solo la possibilità di perderlo, diventerebbe una tassa insopportabile per il pubblico.

La scena è questa. Rossi dovrà affrontarlo con un paio di problemi concreti. Il primo (caratteristico): Fiorello aveva ed ha un ottimo feeling con l’attuale amministratore delegato Roberto Sergio, forse l’ultimo esempio superstite di democristiano in Rai, uno così che non si incontrava lassù al settimo piano da milioni di anni, cosa rara come il Rinoceronte di Giava (Rhinocerosondaicus) e come ogni vecchio viveva e sopravviveva, amico e amico di tutti, di Gianni Letta (ovviamente) e di Pier Ferdinando Casini (il suo testimone), di cardinali, di autisti e quindi anche di il più bravo e famoso dell’azienda, cioè Fiore.

Rossi è un’altra persona, ha una storia un po’ diversa (eufemismo): è il filosofo di Colle Oppio, la mitica sezione romana del MSI, una catacomba umida, ma piena di caldo situazionismo, tra slanci fascisti e visionarie passioni verdi, con Fabio Rampelli che guidava la brigata, Giorgia che affiggeva ancora manifesti e Rossi – appunto – che parlava di Pasolini e Almirante, di Marcuse e Tolkien (vabbè, loro erano ossessionati da Tolkien). Domanda semplice: siamo sicuri che Fiorello andrà d’accordo con un ragazzo così?

Poi ci sono le sue ultime dichiarazioni (per nulla rassicuranti). Intanto: sapeva tutto della sua carissima amica Ama. Ha condiviso la sua scelta, l’ha giustificata e l’ha difesa. Quanto al proprio futuro: «Non resto in Rai, non sto in Rai. Il mio contratto inizia con la prima puntata di un programma e termina con l’ultima. Non provengono mai da un’azienda. Sono libero…”.
Gratuito? Rosario, hai detto gratis?


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16 aprile 2024 (modificato il 16 aprile 2024 | 08:05)

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Tag: Fiorello resta Rai costa Meloni telefono chiama Amadeus addio

 
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