“Cosa non quadra della morte di Ciccio e Tore” – .

“Cosa non quadra della morte di Ciccio e Tore” – .
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Ho ancora a casa alcune foto di Ciccio e Tore, sono ben visibili in soggiorno. Quando li vedo sembra che mi sorridano, come se volessero ringraziarmi per quello che stiamo facendo“. Parlare è Rosa Carlucci, la madre di Francesco e Salvatore Pappalardi, i due fratellini di 11 e 13 anni ritrovati senza vita nel pozzo della “casa dalle cento stanze” a Gravina di Puglia il 25 febbraio 2008, dopo essere dispersi per 20 mesi. Venerdì scorso, insieme all’avvocato Giovanni Ladisi e al consulente di quest’ultimo, Rocco Silletti, la donna ha presentato alla Procura di Bari la richiesta di riapertura delle indagini. “Voglio la verità”dice in un’intervista al Corriere della Sera.

“Qualcuno ha visto cadere Ciccio e Tore”

Rosa lo chiede da quattordici anni giustizia per la morte (mai del tutto chiarita) dei suoi due figli, Ciccio e Tore. Lei ne è sicura: “FSono stati costretti ad andare lì (nella casa delle cento stanze, ndr) da qualcuno che li ha visti cadere e non ha chiamato i soccorsi, di questo siamo convinti”. Una convinzione maturata nel tempo, dopo aver letto e riletto”gli atti dell’indagine“. “È chiaro che molti sapevano cosa era successo, – dichiara –ma nessuno ha mai detto niente per evitare guai. Se fossero stati chiamati subito i soccorsi almeno Salvatore si sarebbe potuto salvare. Come accadde nel 2008 a Michelino”. La donna si riferisce a Michele Dinardo, il dodicenne caduto nella cisterna del rudere abbandonato mentre giocava con alcuni amici. Il tempestivo arrivo dei soccorsi evitò il peggio e in quell’occasione furono ritrovati i corpi dei fratelli Pappalardi.

La richiesta di riapertura delle indagini

Gli investigatori dell’epoca conclusero che Ciccio e Tore morirono dopo essere caduti accidentalmente nel pozzo la sera stessa scomparsa5 giugno 2006.”In base alle nostre indagini riteniamo che si trovassero in quel rudere tra le 23.30 e mezzanotte e non alle 20 come sostenuto nelle indagini dell’epoca. – spiega la mamma dei due fratellini – Ma non sarebbero mai rimasti fuori fino a tardi, e soprattutto non lo avrebbero fatto da soli”. C’è poi quella bottiglia di tranquillante ritrovata accanto ai corpi “ignorati negli anni passati ma riconducibili a contesti vicini alla loro vita quotidiana”.

“Voglio giustizia”

Non è la prima volta che Rosa Carlucci chiede la riapertura delle indagini. Ad oggi nessuno esempio non è mai stato accettato: “Non posso arrendermi“, lui dice. Poi la mente torna a Ciccio e Tore, a quella morte prematura che infranse i loro sogni: “Salvatore era un grande appassionato di storia, fin da quando mio padre, reduce della Seconda Guerra Mondiale, gli raccontò la sua esperienza in Russia. – conclude la donna – Aveva ottimi voti e penso che sarebbe stato un insegnante. Francesco, invece, aiutava spesso il padre in bottega.

Al liceo avrebbe fatto il perito meccanico, era già deciso”.

 
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