Concerto di Lisette Oropesa e Benjamin Bernheim diretto da Marco Armiliato – .

Concerto di Lisette Oropesa e Benjamin Bernheim diretto da Marco Armiliato – .
Concerto di Lisette Oropesa e Benjamin Bernheim diretto da Marco Armiliato – .

Sala Piermarini gremita e serata dal clima di festa a Milano per l’attesissimo concerto che ha visto protagonisti due tra i cantanti attualmente più richiesti dai teatri di tutto il mondo, Lisette Oropesa e Benjamin Bernheim, ben accompagnati dal maestro Marco Armiliato alla direzione dell’Orchestra dell’Accademia del Teatro alla Scala. Una serata interamente dedicata all’opera e divisa in due parti: la prima dedicata alla produzione italiana, la seconda a quella francese.

Lisette Oropesa, vestita splendidamente con un lungo abito bianco, poi sostituito nella seconda parte del concerto da uno rosso, domina la scena con la sua bellezza e la sua prorompente personalità che traspare in ogni sguardo, in ogni gesto, in ogni sorriso. Il suo fortissimo senso del teatro le permette per ogni aria, che non è una semplice operazione all’interno di un concerto, di entrare in piena sintonia con i diversi personaggi che incarna, con la loro psicologia, con i loro sentimenti, mostrando, se ce ne fosse ancora bisogno , poiché la qualità del canto è sempre condizionata anche dalla capacità interpretativa dell’artista.

La voce dell’opera leggera è calda, ma allo stesso tempo brillante e luminosa, la tecnica impeccabile, priva di ogni difetto, il legato magnifico, la varietà degli accenti sublime.

Ed ecco che si passa dalla brillante Adina iniziale ad una struggente Gilda, passando per l’aria “Dell’infame banchetto” tratta da I ladriche si risolve con acuti scolpiti, ma anche fondendo virtuosismi e colori in modo tale da generare una tensione palpabile nella stanza.

Splendida anche la seconda parte della serata in cui la protagonista raggiunge il suo apice interpretativo, così come nella difficile “Aria dei gioielli” di Faustnell’aria di Isabelle “Robert, toi que j’aime” di Meyerbeer durante la quale tutta la sua capacità interpretativa esplode in modo esplosivo.

Adalla sua parte Benjamin Bernheim, sicuramente più adatto alla raffinatezza del repertorio francese che a quello italiano, rivela uno strumento dal timbro chiaro, pulito e dai colori preziosi. Nella prima parte del concerto il tenore incarna un Nemorino esuberante e un appassionato Duca di Mantova, ma purtroppo non brilla nell’esecuzione di “Recondita armonia”, che finisce per apparire piuttosto generica, come accade anche con l’unico bis concesso: “O soave fanciulla” tratta da La Boheme.

Pulsante di tensione, tuttavia, è il magnifico “Je crois entender encore” di I pescatori di perlein cui Bernheim, pur non brillando forse per lucidità negli acuti, si rivela maestro nel travolgere gli spettatori con il suo sapiente uso delle mezze voci, così vibranti, così intense, così adatte all’atmosfera onirica dell’opera pezzo da spingere il pubblico a regalare una vera ovazione.

Di altissimo livello anche l’esecuzione di “Je suis seul” in cui Des Grieux dialoga con Manon, interpretato al meglio con grande cipiglio e sicurezza.

La direzione di Marco Armelliato che ha saputo muoversi bene all’interno del variegato programma, nonché valorizzare la bravissima Orchestra dell’Accademia del Teatro alla Scala, davvero in splendida forma.

Una menzione speciale va senza dubbio al violoncello solista che, durante l’esecuzione della Sinfonia da I ladri, ha dimostrato, nonostante la giovane età, di possedere una tecnica di altissimo livello, interpretando la partitura con un virtuosismo non comune. Il pubblico presente in sala gli ha rivolto un caloroso applauso, sia alla fine del discorso prestazionee alla fine del concerto.

La recensione si riferisce al concerto del 29 aprile 2024.

Simone Manfredini

 
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