tocca a te agli Europei” – .

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Una Nazionale partita senza entusiasmo, quella vista ieri contro la Turchia: le amichevoli che precedono i grandi eventi servono anche a questo e magari arrivano in momenti in cui i giocatori stanno svolgendo allenamenti particolari, come ha ricordato Spallettianche se le prime indicazioni sono arrivate da alcuni calciatori.

La persona che conosce diversi giocatori di questa Nazionale è Gianni Lovatoex allenatore di Ascoli e Lugano: parlando in esclusiva a SPORTITALIA, ci ha parlato di alcuni talenti che ha incontrato o portato nelle Marche e che oggi vede indossare la maglia azzurra.

Nazionale un po’ deludente ieri?

“Forse non è andata benissimo, ma le amichevoli si prendono i loro tempi. Certi anni ricordo tanti grandi eventi per l’Italia, anche i Mondiali, preceduti da amichevoli terribili”.

Spalletti ha parlato anche dei carichi di lavoro in vista, appunto, di avere più concorrenza in Europa League.

“Esatto, poi le amichevoli si svolgono anche a livello mentale, al termine di una stagione che comunque per questi giocatori a livello nervoso ha comportato una spesa importante. E’ un evento dove la concentrazione dovrà essere ancora una volta ai massimi livelli. E’ normale che nella parte centrale, nelle amichevoli, ci possa essere un po’ di calo, anche se del tutto indesiderato. Fisiologicamente è abbastanza comune che queste corrispondenze non dicano tutta la verità. Speriamo che sia così, in effetti. Non c’è ancora nulla di cui preoccuparsi.”

Che aspettative hai per l’Italia in vista dell’Europeo?

“Non credo sia un tabù dire che non è una Nazionale, sulla carta, di altissimo livello. Del resto siamo ancora Italia, siamo freschi di aver vinto l’Europeo con Mancini e quindi ci sono aspettative. Il nostro calcio non sta attraversando una fase clamorosamente positiva nella produzione di talenti, anche se per fortuna alcuni ci sono ancora. Ci sono ruoli in cui storicamente eravamo ai vertici a livello globale…”.

A quali ti riferisci in particolare?

“Penso ai grandi numeri 10 che avevamo, o alla scuola difensiva che per decenni è stata davvero ai vertici del mondo: oggi forse non è proprio così”.

E anche sul numero 9?

“L’eccezione forse potrebbe essere Scamacca, che nella seconda parte di questa stagione sembra aver finalmente fatto quel salto di qualità che tutti speravamo, altrimenti manca poco anche a livello giovanile nazionale. Ci sono maggiori aspettative sui giovani attaccati, penso a Francesco Pio Esposito. Ma anche dal punto di vista numerico, oltre che qualitativo, non è che ci sia un bacino enorme di attaccanti a cui attingere. Il nostro valore aggiunto è diverso”.

Spalletti?

“Sì, abbiamo davvero un ottimo tecnico. Non lo dico solo io, lo dice il lavoro svolto da Spalletti a livello di club. L’augurio che possa ripetersi anche in una competizione importante a livello nazionale”.

A proposito di Scamacca, Spalletti sta provando a farlo crescere insieme a Gasperini. Cosa hai visto in lui quando è arrivato ad Ascoli?

“Ha una caratteristica che lo rende davvero raro. Non ho mai visto un giocatore calciare con la potenza che ha. È davvero fantastico. Al netto di questo ha anche una fisicità assolutamente importante, buone basi tecniche, ha tutto per essere uno degli attaccanti più importanti del panorama mondiale. Fino a poco tempo fa gli mancava la continuità di rendimento. Negli ultimi mesi qualcosa sembra essere scattato. Se l’Europeo verrà confermato almeno avremo quel tipo di giocatore”.

Cosa ti aspetti adesso da Orsolini?

“Orsolini è un giocatore che ha il potenziale per fare molto bene. Ci deve credere, deve avere un po’ di fortuna, nel senso che se viene chiamato in causa la partita gira subito bene, perché poi è uno che si alimenta in questo. Spero per lui che possa fare un Europeo importante, come per tutti”.

Lo vide crescere e prendere il volo…

“Come caratteristiche è un giocatore estremamente importante perché oltre alla fisicità ha anche una base tecnica importante. Fisicità perché è capace di slanci di pura forza, anche se non è clamorosamente alto. Anche se è mancino, sa come allontanarsi da entrambe le fasce, quindi non è mai molto facile per un difensore marcarlo. Anche lui ha alternato momenti ottimi ad altri meno buoni. Orsolini e Scamacca sono giocatori che possono darti tanto e che a volte non riescono a toccare quei punti che sono nella loro fascia migliore: speriamo che l’Europeo permetta loro di fare cose importanti”.

Ci racconta di quando la Juve è venuta a prenderlo, Orsolini?

“Sono anche un po’ in ritardo secondo me, perché Orso faceva parte di un’ottima squadra, c’erano tre o quattro giocatori di punta in quella Primavera. C’era un ragazzo che si chiamava Eleuteri, che inizialmente la Juve preferì a lui. Che Orsolini fosse molto bravo era chiaro, ma il suo talento sbocciò davvero nella seconda parte del successivo campionato Primavera, passando da 2-3 gol a quindici. Poi ha fatto un grande Viareggio e c’era l’attenzione di tutte le big. Ho parlato con il presidente Bellini convincendolo ad aspettare perché sarebbe cresciuto ulteriormente. Ha fatto un’ottima stagione in Serie B e successivamente è stato ceduto molto bene alla Juve”.

E Dimarco? Il percorso che hai intrapreso ti ha sorpreso?

“È arrivato giovanissimo, ma era già un “giocatore”. Oltre ad avere la notevole forza nel piede sinistro che Madre Natura gli ha donato, aveva già gli atteggiamenti giusti. All’epoca era meno esuberante, era solo un bambino in quella squadra. E’ arrivato al mercato di gennaio dovendo inserirsi in uno spogliatoio di adulti, un gruppo già formato. Ma aveva le sue qualità e si è guadagnato il posto. Poi infatti mi ha sorpreso quando l’Inter lo ha ceduto al Sion”.

Come mai?

«Sembrava non crederci. Forse all’inizio si guarda spesso alla componente fisica: non essendo molto alto, forse aveva fatto storcere il naso ad alcuni in vista della prospettiva di livelli altissimi. Quando il Sion se n’è andato, ha perso forse un anno o due, ma poi ha recuperato alla grande, dimostrando che c’era davvero, diventando il giocatore che è”.

Frattesi è un altro che è passato da te ad Ascoli. Lo vedi titolare all’Inter e in Nazionale?

“Non solo nel futuro, ma già oggi. Ha tutto per essere, basta vedere cosa fa quando entra. Poi ovviamente all’Inter si è ritrovato con Mkhitaryan che alla sua età non è ancora al tramonto e che ha fatto una stagione strepitosa, questo forse gli è costato un po’ in termini di minutaggio. Ma è a tutti gli effetti un titolare, quando entra lo dimostra”.

Cosa ricordi di lui?

“A 19 anni voleva sempre vincere, voleva sempre giocare. Le poche volte che non veniva utilizzato da titolare aveva le facce lunghe, oggi invece lo vedo sorridere all’Inter. Lui è in un contesto diverso e poi probabilmente è cresciuto e capisce quali sono le situazioni. Ha una mentalità pazzesca, è un grandissimo giocatore. Devo dire che ad Ascoli in quegli anni ci concedevamo dei giocatori giovani e bravi. Il pubblico ascolano ha apprezzato alcuni grandissimi giocatori in rampa di lancio”.

Ti rivedremo in veste manageriale? Ti capita di mediare o consigliare qualche talento oggi?

“In questo momento sto svolgendo alcune consulenze all’estero, visto il mio passato. Tra i giocatori di cui mi è capitato di parlare c’è ad esempio Da Cunha che era al Losanna quando ero dirigente al Lugano, l’ho consigliato al Como. Rimettermi in gioco da allenatore mi avrebbe sicuramente stimolato, quando l’ho fatto ad Ascoli siamo stati subito promossi in Serie B e siamo sempre sopravvissuti senza dover giocare i play-out. A Lugano con il penultimo bilancio della Svizzera siamo arrivati ​​a un punto dall’Europa League, al secondo anno abbiamo vinto la Coppa anche se nel frattempo era arrivata la nuova proprietà americana e io ero andato via, ma la squadra si era formata prima. A livello di risultati credo di averne avuti, vediamo quali opportunità si presenteranno”.

 
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