L’attacco alla sala di Donno e i riferimenti a X Mas – .

L’attacco alla sala di Donno e i riferimenti a X Mas – .
L’attacco alla sala di Donno e i riferimenti a X Mas – .

Attacco alla Camera: sospesi 11 deputati

Aggiornato il 14 giugno 2024: Dopo l’episodio alla Camera che ha visto aggredito il deputato Leonardo Donno mentre cercava di consegnare una bandiera italiana al ministro Roberto Calderoli, sono arrivati ​​i primi provvedimenti per le persone coinvolte. L’ufficio di presidenza della Camera (composto da presidente, vicepresidenti, commissari e segretari), ha sospeso per 15 giorni il deputato leghista Igor Iezzi. I deputati di Fratelli d’Italia Federico Mollicone, Gerolamo Cangiano ed Enzo Amich, il leghista Domenico Furgiuele e Nico Stumpo (Pd) sono stati sospesi per 7 giorni. Leonardo Donno del Movimento 5 Stelle è stato sospeso per 4 giorni. Vincenzo Amendola (PD) e Stefano Candiani (Lega) sono stati squalificati per 3 giorni, mentre Arturo Scotto e Claudio Stefanazzi (entrambi del PD) sono stati squalificati per due giorni. Come riportato dall’ANSA, Pd e M5S hanno contestato le sanzioni perché avrebbero messo sullo stesso piano aggrediti e aggressori.

Ieri, durante il dibattito alla Camera sul disegno di legge sulle autonomie differenziate, ci sono stati momenti di tensione, sfociati poi in pugni contro l’onorevole Leonardo Donno. Nel corso della seduta il deputato leghista Domenico Furgiuele ha rivolto il cartello X Mas ai colleghi dell’opposizione, che in quel momento stavano cantando Ciao bella e sfoggiando il tricolore.

Autonomia differenziata? È inutile per affrontare le trasformazioni climatiche, geopolitiche, demografiche e tecnologiche del 21° secolo

In un secondo momento, il deputato M5S Leonardo Donno si è avvicinato al ministro Calderoli per regalargli una bandiera italiana, un gesto simbolico per contestare il ministro che si preparava a spaccare l’Italia con la legge. Mentre i cancellieri della Camera intervenivano e il presidente della Camera Lorenzo Fontana lo espelleva, alcuni deputati della maggioranza attaccavano Donno.

Come riportato dal Corriere: “A pagarne le conseguenze è stato il deputato M5S Leonardo Donno, colpito da alcuni deputati tra cui il deputato della Lega Igor Iezzi, secondo i racconti di diversi parlamentari, con due pugni alla testa”. Donno è stato infatti portato via su una sedia a rotelle.

In un secondo momento, i due deputati leghisti protagonisti dei due diversi episodi, invece di assumersi ogni responsabilità, hanno negato o addirittura riso. Su Facebook Iezzi ha condiviso un video sulle simulazioni calcistiche, commentando “E pensare che il deputato grillino non era nemmeno in zona…”.

Poi, intervistato a Premereentrambi hanno affermato di aver tentato di prendere a pugni Donno e hanno accusato Donno di “simulazione”.

Mentre a Furgiuele mancano le scuse, come riportato ADNKronosha accusato la “correttezza politica”:

AX Factor ha fatto X per dire no, posso fare quello che voglio? […]. «È tutto molto strano, è questo mondo del politicamente corretto per cui nell’Aula della Camera puoi cantare Bella ciao e forse non si può dire che questa canzone non sia condivisa e non piaccia. E qualcuno può anche fare un gesto, surclassato dalle voci, per dire ‘no, non mi piace’. È frainteso perché non puoi fare un gesto…. […]. Ognuno può interpretare ciò che vuole. Era mia intenzione esprimere qualcosa di negativo.

Insomma, quanto accaduto ieri ci ricorda due capisaldi della cultura politica della Lega: l’arroganza e la codardia. Infatti, applicando la tattica del “negare, attaccare, invertire vittima e aggressore”, la Lega cerca anche di far passare per Donno l’attaccante responsabile del “guaio”. E quindi, per tutelare Calderoli, è stato necessario che alcuni deputati intervenissero in prima persona. Una sorta di legittima difesa parlamentare.

Poiché purtroppo in Italia non bisogna più dare nulla per scontato, e tra i rimasugli della fogna e la stampa compiacente trova sempre un margine certe sciocchezze, va ribadito ancora che il Presidente della Camera intervenuto ieri per far espellere Donno è dalla Lega. Quindi una delle due cose: o Fontana è inadatto al suo ruolo e deve dimettersi, oppure la Lega, tanto per cambiare, dice cazzate. Non è da escludere che siano vere entrambe le cose, perché resta da vedere se ci saranno provvedimenti per Iezzi e gli altri deputati che hanno attaccato Donno.

Qui arriviamo ad uno dei punti che ci teniamo a sottolineare. Sono le conseguenze che i deputati responsabili dovranno affrontare o meno a decidere se e in che misura tale comportamento è lecito. Da parte leghista è evidente che da tempo c’è la volontà di alzare l’asticella, raschiando il fondo di un barile che, alla fine, per quanto disgustoso possa essere, resta tranquillamente al centro del dibattito pubblico e trova addirittura giustificazioni o apprezzamenti. Questo accade perché innanzitutto c’è la consapevolezza che la fara’ franca, e perché in parte la Lega è con le spalle al muro.

Il leader della Lega Salvini, infatti, è ormai ampiamente eclissato dal premier Giorgia Meloni, che da questo punto di vista è allo stesso tempo il suo principale alleato e, soprattutto, il suo principale rivale. E lo scenario politico gli offre due alternative: eclissarsi in un declino che lo congederà come il mediocre che è sempre stato, oppure lottare per occupare lo spazio alla destra della Meloni.

Inutile dire che Salvini ha ovviamente scelto la seconda opzione, puntando quindi all’estrema destra che siede sui banchi di Identità e Democrazia a Bruxelles. E da cui è stato recentemente espulso il partito Alternativa per la Germania, dopo l’intervista al giornalista di Repubblica Tonia Mastrobuoni all’eurodeputato tedesco Maximilian Krah. Intervista da manuale in cui Mastrobuoni va avanti e indietro su Krah, in particolare sulle scuse delle SS e sui legami con Russia e Cina. Ecco il passaggio in questione:

Krah, hai detto che i tedeschi dovrebbero essere orgogliosi dei loro antenati. Anche se fossero ufficiali delle SS?
“Dipende da cosa hanno fatto.”
Le SS erano criminali di guerra.
“Dipende. I difetti vanno valutati singolarmente. Alla fine della guerra gli uomini delle SS erano quasi un milione. Anche Guenter Grass era nelle Waffen-SS. Molti tedeschi all’estero furono reclutati all’ultimo momento, le SS funzionavano secondo un principio etnico. I parenti di mia moglie erano tedeschi che vivevano in Ungheria, potevano scegliere se arruolarsi nell’esercito ungherese o nelle SS. Se si fossero arruolati nell’esercito ungherese come tedeschi, lo sapevano fin dalla prima guerra mondiale, sarebbe stata una condanna a morte. Poi si unirono alle SS. Sfortunatamente, la storia tedesca del XX secolo è oscura e complicata. E prima di dichiarare qualcuno un criminale, voglio sapere cosa ha fatto. Tra i 900mila SS c’erano anche molti contadini: c’era sicuramente un’alta percentuale di criminali, ma non tutti lo erano. Non dirò mai che chiunque indossasse l’uniforme delle SS fosse automaticamente un criminale”.

Cito questo caso perché rivela come un certo tipo di figure e inquadrature in Italia trovino purtroppo complicità o aperto affiancamento. Ecco perché Salvini ha scelto di nominare Roberto Vannacci, ennesimo personaggio creato da una stampa collaterale in cerca di contenuti “controversi”, e perché quest’ultimo ha saputo facilmente evocare in campagna elettorale il simbolo di X Mas, con tanto di t nera -camicia.”Metti una decima” (povero Enrico Montesano, cacciato via Ballando sotto le stelle a novembre 2022 per una t-shirt con gli X Mas! motto.

Questi ammiccamenti si verificano in un lessico pronto a relativizzare (“polemica”), a sposare nei titoli la prospettiva di chi lancia queste provocazioni, per poi dare acriticamente spazio a quelle successive. “Mi riferivo all’X Mas che era un glorioso reparto della Regia Marina di Tesei”, ha spiegato Vannacci. Ma poi a Porta a porta, in uno spazio fin troppo amichevole, ha silenziosamente intensificato il gioco. Di fronte ad una domanda simile a quella di Mastrobuoni a Krahn, infatti, Vannacci ha rifiutato di dissociarsi. “La storia è fattuale, è fatta di eventi e non ammette giudizi morali”. Guarda caso, Vannacci ha difficoltà ad ammettere certi fatti, e quindi per lui Mussolini è uno “statista” come Stalin. E guarda caso nel corteo del 2 giugno il reparto “erede” dell’X Mas ha preferito evitare di farsi strumentalizzare da Vannacci. Siamo quindi soldati che devono difendere l’onore di un dipartimento da colleghi in cerca di voti.

Ma d’altronde, giocando con questi simboli, Vannacci sa di poterla far franca perché giornalisti come Vespa, nel momento in cui si fa notare quanto siano indifendibili certe affermazioni, sono pronti ad attaccare chiunque punti il ​​dito. A farne le spese è stato Marco Furfaro, deputato democratico, che nella stessa puntata è stato addirittura rimproverato da Vespa per aver affermato che è inaccettabile sentire frasi del genere nel servizio pubblico.

Ecco perché risposte come quella alla campagna #ignoraVannacci del PD rasentano l’idiozia. Ora che sei eurodeputato a Bruxelles, cosa fai? Traduci l’hashtag in inglese, francese, tedesco e spagnolo? Lo stesso Vannacci si è fatto beffe della campagna del Pd mettendosi alle spalle il volantino mentre faceva il suo spettacolo tramite collegamento in Vespa. Dopotutto, quando hai come ospite un giornalista che, invece di fare il cane da guardia, versa vino al potere, cosa ti aspetti?

Il caso Vannacci: l’ennesimo tentativo di radicalizzare il discorso pubblico

Proprio perché la marea sta salendo, politicamente è fondamentale capire come sottolineare quelle linee che non devono essere oltrepassate. L’indignazione e le dichiarazioni passano: i comportamenti e gli esempi restano, soprattutto se non incontrano attriti. Se è inaccettabile che il servizio pubblico ospiti certi commenti, allora non possiamo sederci in quegli studi, né rispondere a quegli ospiti, né tenere certi episodi lontani dalle iniziative parlamentari. Altrimenti si manda il messaggio che chi si lamenta non è veramente serio e che la lamentela fa parte del gioco.

E per i giornalisti è ormai diventato un esercizio sterile pensare che il compito consista nel chiedere conto delle proprie azioni a chi mente apertamente. Le interviste così condotte sono passi di danza, balletti rituali e nulla più; uno dei momenti previsti in una strategia di propaganda e radicalizzazione. I leghisti alzano la mano in Parlamento? I colleghi del partito devono essere intervistati e chiedere se lo considerano accettabile. Bisognerebbe chiedere agli eurodeputati di commentare le immagini dei video in questione, o le “battute” del loro nuovo collega Vannacci. O agli editori che ne pubblicano le atrocità in nome del “mercato”. Se i fatti devono essere raccontati, occorre raccontare anche questa consapevole erosione democratica, e si devono trovare modi per contrastare la dipendenza di cui si alimenta; per sollevare la pietra e controllare quanti vermi ci sono sotto. Altrimenti diventi parte del processo.

La fase di normalizzazione dell’estrema destra in Italia si è conclusa da tempo. Ora siamo in quella fase in cui gli spazi del dibattito pubblico solitamente considerati “centrali” si stanno radicalizzando. In cui al massimo ci diranno che, di fronte a una Lega come questa, Meloni e colleghi sono i nuovi “moderati”. Lasciandosi sfuggire, ad esempio, l’aggressione subita da Riccardo Magi in Albania da parte di agenti locali, con il primo ministro che lo accusava di ricercare attenzioni a pochi metri di distanza, mentre si prendeva gioco dei “poveri bastardi” che subiscono i suoi atti disumani. , politiche migratorie inutili e costose.

Immagine di anteprima: fotogramma video Visualizza tramite YouTube

 
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