Recensione del film Netflix – .

Nonostante una carriera non impeccabile, rispetto molto Scott Cooper, perché è uno dei pochi autori in circolazione che continua a voler fare cose che non dovrebbero avere diritto alla cittadinanza nel 2022 quasi 23enne, e soprattutto che continua a trovare persone che li producono per lui. In caso di L’occhio azzurro pallidoun adattamento dell’omonimo romanzo di Louis Bayard del 2003, ciò significava scendere a compromessi con lo standard di Netflix, che garantisce distribuzione e copertura in cambio di un certo appiattimento, estetico e narrativo, sugli standard della piattaforma; ma il semplice fatto che nel 2022 decidiamo di spendere 80 milioni di dollari per a romanzo giallo atmosfera e bassa tensione ambientata nel gelido inverno di West Point, New York e con Edgard Allen Poe tra i protagonisti, che ci fai?, mi mette di buon umore.

SCOTT GARFIELD/NETFLIX © 2022

Augustus Landor è un uomo solitario con un passato accettabilmente misterioso contaminato da due tragedie che lo hanno reso cinico, burbero e solo relativamente interessato al contatto umano. Prima di diventare un boscaiolo, però, Landor era un detective, e… come nei migliori western (o nei migliori gialli, che sono western urbani e così via) viene richiamato in servizio per un’ultima missione. C’è infatti da indagare sull’apparente suicidio di un giovane cadetto della vicina accademia militare: il povero Fry è stato trovato impiccato nel bosco e portato all’obitorio. Nel suddetto obitorio, tuttavia, una persona con cattive intenzioni si è intrufolata durante la notte, ha strappato il cuore dal petto di Fry e l’ha portato via. Questo ha qualcosa a che fare con questo, Signore non voglia, SATANA?

Per venire a capo di questo enigma, Landor decide di farsi aiutare da un altro giovane cadetto dell’accademia, che ha la fama del poeta più che del soldato, e una mente brillante anche se un po’ ondulata: Edgar Allan Poe, proprio lui, lui stesso, che era davvero di stanza a West Point nel 1830. Lo interpreta in modo assolutamente sensazionale Harry Melling: lui è Cristiano Baleun’improbabile coppia di detective sulle tracce di un assassino di massa (la notte dopo la morte di Fry, anche il suo amico cadetto Bellinger fa la stessa cosa), sono al centro di tutto L’occhio azzurro pallidoe resisti con due interpretazioni sensazionali di ciò che è un giallo intellettualmente allettante, ma con un gigantesco problema di fondo.

SCOTT GARFIELD/NETFLIX © 2022

Il problema, ovviamente, è Edgar Allan Poe: nel momento in cui mi presenti un personaggio storico e lo infili nella tua storia di fantasia, la prima cosa che accade è che ogni possibile tensione sul suo destino si perde, soprattutto da quando l’intento di Cooper parlarci del vero EAP e della sua potenziale avventura giovanile è molto trasparente. Questo un po’ sgonfia il lato thriller di una storia che dovrebbe generare tensione e paranoia, ma che si riduce a gioco intellettuale, una caccia all’indizio e alla sua interpretazione che procede a botte di lunghi e prolississimi dialoghi tra Landor e Poe, o tra Landor e uno qualunque degli altri mille personaggi che ruotano intorno alla West Point Academy.

L’occhio azzurro pallido è un film ricchissimo e soprattutto affollato, in cui personaggi del calibro di Gillian Anderson, Charlotte Gaunsbourg o Toby Jones devono spingere per farsi notare. La trama, seppur un po’ meccanica, è costruita con cura, ma il tempo da dedicare emotivamente a qualcuno che non sia uno dei due protagonisti è purtroppo poco; a un certo punto il desiderio di scoprire chi sia il colpevole (o il colpevole, o i colpevoli, o il… beh, capisci) passa in secondo piano rispetto a quello di godersi un altro faccia a faccia tra Bale e Melling. Che ringraziano e parlano, parlano, parlano tanto, forse più di quanto abbiano mai parlato finora i personaggi dei film di Scott Cooper, messi insieme.

Netflix

Più che un vero thriller, dunque, L’occhio azzurro pallido è un divertissement con qualità quasi letterarie. Cooper si diverte a giocare con il contrasto tra la ricchezza dei dialoghi e l’austerità fredda e silenziosa delle distese innevate intorno a West Point, ed è soprattutto qui che il film perde un po’ di mordente, schiacciato com’è sotto certi canoni estetici. L’occhio azzurro pallido ha tutti i difetti dei film realizzati per le piattaforme (o realizzati in uscita limitata al cinema e poi approdati in streaming, che in fondo è la stessa cosa): il buio è troppo scuro di notte, i colori sono troppo saturi di giorno … le solite cose che si dicono su tutti i prodotti Netflix e che tendono a far sembrare tutti questi prodotti uguali.

Dove si vede la mano dell’autore è nei tempi, dilatatissimi e coerentemente glaciali. Spogliato dei fronzoli sopra descritti, L’occhio azzurro pallido contiene materiale per un’ora e mezza di film, ma a lui non importa e dura due perché Cooper allunga all’inverosimile ogni singola cosa che può essere allungata, sia che si tratti di un dialogo, di un campo lungo o della ripresa statica di un fiume ghiacciato. È questo, ancor più dei paesaggi innevati e di Edgar Allan Poe, a fare di questo film un’anomalia, qualcosa che sembra prodotto per sbaglio, che non ha niente a che vedere con il resto del cinema e con il resto del mondo e che probabilmente tornerà a malapena nei costi di produzione. E a Scott Cooper non frega niente e troverà un modo per produrre un altro capriccio, un altro film distaccato come L’occhio azzurro pallidoe che nonostante questo, o forse proprio per questo, sono felice che esista.

Laurel Kubrick
Scrivo di cinema, soprattutto quello dei mostri, delle esplosioni e dei calci volanti, da prima della crisi dei mutui subprime del 2008.

 
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