«Un nuovo giallo dei Bastardi di Pizzofalcone e poi due serie originali» – .

«Un nuovo giallo dei Bastardi di Pizzofalcone e poi due serie originali» – .
«Un nuovo giallo dei Bastardi di Pizzofalcone e poi due serie originali» – .

Neppure a Londra piove tanto quanto nella Napoli di “Pioggia”, romanzo di Maurizio de Giovanni in uscita dopodomani: l’undicesimo titolo del ciclo I Bastardi di Pizzofalcone archivia definitivamente «’o Paese d”o sole», immergendo i protagonisti in uno spleen meteoropatico. Domani, alle 20.30, presentazione come di consueto al teatro Diana di Napoli (vedi dettagli sotto). Come la nebbia per Dickens, per de Giovanni la “pioggia” è una sensazione.

Il mistero si apre con un monologo su un piovoso martedì di novembre. Perché?
«La lettura è una modalità sensoriale: tutto inizia con una mamma che racconta una fiaba a un bambino. A differenza dello schermo dove vedi cosa succede, in un libro devi immaginare tutto. E per facilitare l’ingresso nella storia è necessario fornire dettagli: dalla musica ai sapori, dal tempo al clima, dall’epoca ai tessuti. La pioggia è protagonista, non un elemento accessorio o un fatto di ambientazione. Quando scende cambia il rapporto tra le persone: separa, ti rende solo, ti induce a cercare rifugio. A Napoli piove molto; nonostante questo sia un fatto risaputo, la città riesce sempre a farsi trovare impreparata: non ci sono portici, la gente vive nelle pianure che allagano, gli antichi edifici subiscono continue infiltrazioni. È un fenomeno atmosferico che aggiunge ansia e inadeguatezza. Ed è proprio di questa precarietà che volevo parlare”.

Scrivi che la pioggia “è un fatto di luce”.
«Sì, perché colpisce anche gli interni, costringendoci ad accendere luci fuori orario che danno un colore azzurro, cromaticamente freddo».

La filologia dei suoi titoli rivela che, a parte i due esordienti, «Il Metodo del Coccodrillo» e «I Bastardi di Pizzofalcone», gli altri sono formati da un’unica parola: Buio, Gelo, Cuccioli, Pane, Ricordo, Vuoto, Matrimonio, fiori, angeli e ora pioggia.
«È una scelta precisa quella della copertina che raffigura sempre uno o più oggetti di uso quotidiano. In quest’ultima è presente l’interno di un bagno.”
Il luogo dove “bisogna guardare in faccia il più atroce e determinato dei nemici…”.

“Nello specchio c’è un giudice – te stesso – che porta alla vera introspezione: quella che non vuoi.” La sua scrittura diventa uno specchio per i tanti lettori anche grazie a queste immagini passe-partout.
«Non sono un narratore raffinato, questo sia chiaro, ma uno scrittore di storie utili a vedere ciò che generalmente viene nascosto: le storie sono un cavallo di Troia con cui il “nemico” si introduce in te in modo fraudolento».

Questa volta la vittima è un anziano penalista in pensione, Leonida Brancato.
«È un ex principe della corte napoletana: mi affascina molto la figura del penalista perché, nella difesa degli assassini, opera con la consapevolezza dell’antietico».

Brancato ha 86 anni e porta con sé una serie di storie.
«Esatto, potrebbe essere stato chiunque a ucciderlo: l’importanza della vittima lascia poco tempo ai Bastardi. E se non trovano rapidamente il colpevole, il caso passerà ad altri”.

Perché su di loro pesa il vecchio sospetto di “bastardita”.
«Il pregiudizio non si cancella: io però ritengo che vada eliminato anche dalle parole. Abbiamo un pregiudizio positivo sull’amore e sulla patria, eppure questi portano al crimine e alla guerra. Bastardo come mezzosangue non è un termine negativo, ma evolutivo verso l’ibridazione. Noi napoletani non siamo etnicamente “puri” ma frutto di tante dominazioni, e questo ci dà forza. I miei Bastardi non sono affatto negativi, ma danneggiati: come tutti hanno delle ferite. Tuttavia, il loro totale è maggiore della somma delle parti”.

I Bastardi, pregiudizi compresi, sono una metafora di Napoli?
“Direi di si”.

Nel romanzo guarda i giovani con molta attenzione, entrando nel loro mondo.
«Sono i più “soggetti alla pioggia” che rende indistinti i contorni e non permette di guardare troppo lontano. Per questo ho voluto parlare di questa generazione”.

L’umano è dominato da quello che Francesco Romano (Gennaro Silvestro) definisce il “demone”.
“Ogni volta che un sentimento prende il sopravvento sulla tua mente e ti costringe a fare cose che non faresti, sei in compagnia del demone.”

Con grande orgoglio Massimiliano Gallo ha detto che il suo Luigi Palma non ha avuto molto risalto, ma lo ha guadagnato dopo la sua interpretazione.
“Verissimo. Palma è il personaggio che ha preso di più dagli attori della serie: gli ho attribuito tutto lo spettro delle capacità del grande attore che lo interpreta”.

Quando torni alla scrittura di «Bastardi», come procedi metodologicamente?
«Non preordine nulla, li lascio andare sulla pagina e mi regalano storie bellissime. Questa volta mi hanno raccontato così tanto di loro che non ho introdotto la seconda storia, quella accanto alla scena principale del crimine, generalmente destinata a un crimine sociale”.

In «Rain» entriamo nelle fessure dei personaggi.
«Li abbiamo tutti, la perfezione è un’illusione: ognuno di noi, come Napoli, contiene gli opposti che convivono, il vulcano, il mare, lo Yin e lo yang».

A un certo punto descrive la metropoli contemporanea del boom turistico. E si chiede. Va davvero tutto bene?
«Mi scuserete, ma ogni tanto cedo all’attualità. Sicuramente il turismo ha portato sviluppo: ricordo che sia in alcune zone del centro storico che nei Quartieri Spagnoli non si poteva più andare dopo le otto di sera. Vietato. Oggi è tutta una festa. Difficile dire cosa sia peggio. Eppure strade come Toledo, via dei Tribunali e alcune del Vomero sono distorte; La gentrificazione scaccia le famiglie umili che non possono più permettersi l’aumento degli affitti. Mi chiedo: dove sono finiti? Loro sono felici? Che prezzo ha il loro malcontento per loro e per noi?

La sua scrivania in questo momento.
«Sto lavorando al progetto di due nuove serie originali; in autunno uscirà per Netflix Sara con Teresa Saponangelo e Claudia Gerini; stanno finendo le riprese della terza stagione del Commissario Ricciardi e Mina Settembre è nel pieno delle riprese. Ho finito di scrivere un atto unico su Sacco e Vanzetti e ho un’idea per Tosca D’Aquino e Gea Martire. Intanto alla Fiera del Libro ho sei incontri…”.

 
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