È chiamato “Sicilia vacante” il primo album agrigentino Alessandro D’Andrea Calandra che con questo LP si affaccia nel mondo discografico italiano. Lo fa con un disco scritto in dialetto, dando libero sfogo allo stile musicale che meglio definisce la sua terra d’origine. Un genere etno-folk che risente dell’influenza della tradizione culturale sicilianaaffondando le sue radici in un passato remoto fatto di storie da raccontare.
Storie vissute, ascoltate e che, sulle tracce di “Sicilia vacanti”, diventano dipinti cangianti dai colori speziati, diffondendo profumi antichi. Pieno di sapori capaci di contraddistinguere un’epoca. Storie di immigrazione, di viaggi, di coraggio, di persone che affrontano disavventure mentre trovano la propria terra o lottano per essa.
Le canzoni del nuovo album di Alessandro D’Andrea Calandra danno voce alle persone che hanno vissuto e combattuto queste situazioni musicali nella sua Sicilia. “Sicilia vacante”; “È uno”; “L’Isola di Allah”; “Danza saracena chista sira!”; “Federicu (gioia di lu munnu)”; “Ce l’abbiamo, oh hoonkya dance”; “Campagna lunA”; “Cori, fallo”; “Sì, munnu fussi amuri”; “Cugliemuli questi spichi!“Sono la tracklist di un”progetto d’amore”.
Le parole si intersecano con musiche dolci ed etniche, capaci di far viaggiare la mente dell’ascoltatore in quei meandri storici. Ci addentriamo negli orizzonti dispersi di un passato lontano. Palermo, Agrigento, l’impero bizantino, i Saraceni. Immagini storiche che descrivono un mosaico di suoni pronto a sorgere davanti a noi, mostrando la realtà di un popolo caparbio. Un popolo orgoglioso che affonda le proprie radici in quel tempo e che in quelle immagini si rivede.
Alessandro D’Andrea Calandra pubblica “Sicilia vacanti”. Un album di inediti fatto di brani che, presi nel loro insieme, diventano le splendide figure di un unico quadro dipinto a mano dall’artista.
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