A Foggia sono state richieste 63 condanne per un totale di 689 anni – .

A Foggia sono state richieste 63 condanne per un totale di 689 anni – .
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FOGGIA – I pm della DDA Bruna Manganelli e Iolanda Daniela Chimienti hanno chiesto 63 condanne per complessivi 689 anni di reclusione, con pene che vanno dai 16 mesi ai 20 anni, nel processo abbreviato “Game over” in corso dal 2 febbraio prima della sentenza Il gip di Bari Angelo Salerno ad altrettanti foggiani accusati a vario titolo di traffico e spaccio di cocaina, aggravato dall’associazione mafiosa per le modalità utilizzate e per aver agevolato la “Società Foggia”. L’indagine sfociò nel blitz del 24 luglio 2023 quando furono eseguite dai Carabinieri 82 ordinanze del gip di Bari (1 agli arresti domiciliari, 81 in carcere); e riguarda il monopolio sulla cocaina imposto a Foggia dalla “Società” a grossisti e spacciatori per approvvigionarsi in via esclusiva e a prezzi predeterminati dai clan. Gli imputati sono complessivamente 85 per 100 capi d’imputazione e i processi sono stati divisi: abbreviati in 63 a Bari; rito ordinario per le 21 nel Tribunale di Foggia; 1 richiesta di patteggiamento al vaglio del giudice dell’udienza preliminare. I fatti contestati vanno dal 2017 al dicembre 2019.

I pubblici ministeri hanno concluso ieri mattina la seconda parte dell’accusa iniziata il 15 marzo, esaminando le posizioni dei singoli imputati. Tenuto conto della riduzione di pena di un terzo prevista dal rito, hanno chiesto le condanne più pesanti – 20 anni ciascuna – per Alessandro Aprile, detto “scattamurt”; Francesco Pesante alias “u’ sgarr” ritenuto legato al clan Sinesi/Francavilla; e per Leonardo Lanza Francesco Tizzano del gruppo Moretti/Pellegrino/Lanza: i 4 foggiani sono considerati tra i leader e gli organizzatori del traffico. Secondo l’accusa, in particolare è stato Aprile per conto del clan Sinesi/Francavilla a negoziare l’accordo con Rocco Moretti, 73 anni, capo della batteria Moretti/Pellegrino/Lanza, imputato nel processo di Foggia, per gestire congiuntamente lo spaccio di cocaina: il clan Moretti ha poi cooptato nell’affare anche il gruppo Trisciuoglio/Tolonese, spartendosi gli utili. Chiesti riduzioni di pena per i 4 pentiti: 4 anni per Giuseppe Folliero; 3 anni per Carlo Verderosa; 5 anni e 6 mesi per i fratelli Ciro e Giuseppe Francavilla. L’udienza è proseguita con le difese dei legali dei collaboratori di Giustizia che hanno chiesto i minimi di pena. Si torna in aula il 17 maggio per proseguire con le difese in programma fino a luglio: sentenza prevista tra settembre e ottobre.

L’accusa parla di “fiorente traffico di stupefacenti perpetrato con un sistema di regole aggressivo e meticoloso”, come ha scritto la DDA nella nota stampa diffusa in occasione del blitz “che è stato garantito ai vertici operativi dell’associazione non coincidente con il capi dei gruppi mafiosi delle batterie, la possibilità di un controllo diffuso e di una posizione di monopolio nello spaccio di cocaina, attraverso l’imposizione dell’obbligo di commercializzare esclusivamente la droga fornita dai clan, pena pesanti ritorsioni, anche armate. Ogni mese venivano immessi sul mercato cittadino 10 chili di cocaina pari a 50mila dosi, acquistati” (dai trafficanti di Cerignola) “ad un prezzo di poco inferiore ai 40 grammi e rivenduti per 55/60 euro, con profitti quantificabili almeno in 200 mila euro al mese”. Il ricavato alimentava il fondo comune voluto dai clan per pagare gli stipendi agli affiliati, sostenere le famiglie degli associati detenuti e acquistare altri lotti di sostanze stupefacenti.

L’accusa si fonda su decine di intercettazioni, soprattutto ambientali – già alla base dei raid “Decima azione” e “Decimabis” contro la mafia dell’estorsione che tra il 30 novembre 2018 e novembre/dicembre 2020 hanno portato a 77 arresti, ai quali sono seguiti al momento 67 condanne per mafia, estorsione, armi e due tentati omicidi – e sulle rivelazioni di 6 pentiti. Alle prime dichiarazioni di Alfonso Capotosto, Giuseppe Folliero, Carlo Verderosa (questi ultimi 2 figurano tra i 63 imputati nel verbale) e Danilo Pietro Della Malva di Vieste, quelle dei fratelli Ciro e Giuseppe Francavilla alias “i capelloni”, esponenti di spicco del clan Sinesi/Francavilla, che collaborano con la Giustizia da fine dicembre 2023 e gennaio 2024; i 2 Francavilla sarebbero tra i responsabili e organizzatori del traffico di cocaina. Testimoniando in tribunale nelle udienze del 23 febbraio e del 1° marzo, hanno parlato del “consorzio” nato in un vertice di inizio 2013 quando loro due, Alessandro Aprile, Antonio Salvatore, Francesco Pesante (tutti appartenenti al gruppo Sinesi/ Francavilla), ha incontrato Pasquale Moretti (figlio di Rocco e come il padre ai vertici dell’omonimo clan, non è imputato in Game over) e membri della famiglia Lanza in quanto appartenenti all’altro clan. Nell’incontro si decise di porre fine alle rivalità; investire 10mila euro a testa per acquistare cocaina a Cerignola; e costringere grossisti e spacciatori ad approvvigionarsi esclusivamente dai clan. Secondo i Francavilla, coloro che hanno gestito l’affare mantenendo i contatti con fornitori e concessionari sono stati Aprile e Leonardo Lanza; l’accordo è venuto meno nel 2015 quando è scoppiata nuovamente la guerra tra mafie. Ma se il patto tra i clan si rompesse nel 2015 – sarà uno degli argomenti della difesa – gli imputati non potranno essere condannati per fatti che la Dda risale al 2017/2019; inoltre, non reggerebbe l’aggravante di aver agevolato la mafia per chi era costretto a rifornirsi dai clan. Non smentisce affatto l’accusa, perché da un lato i Francavilla hanno chiarito che anche dopo lo scioglimento del “consorzio” ogni clan ha continuato a costringere il proprio gruppo di spacciatori a rifornirsi da loro; e d’altronde lo spaccio è una scelta: se lo fai mentre sei rifornito dai clan, sussiste l’aggravante mafiosa.

 
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