Liste d’attesa o liste di proscrizione? In Lombardia ne hanno inventato un altro – .

Liste d’attesa o liste di proscrizione? In Lombardia ne hanno inventato un altro – .
Descriptive text here

Ne hanno inventato un altro. Hanno realizzato un manifesto pubblico senza avere interpreti che potessero coprire, nei modi e nei tempi, la vicenda divenuta ormai teatrale.

A scrivere l’avviso (delibera approvata il 22 aprile) il presidente della Regione Lombardia e l’assessore alla Sanità. Con milioni di euro di soldi pubblici. Sessantuno, per l’esattezza, però ridurre le liste di attesa e di garantire oltre 7 milioni di prestazioni (di cui 2 milioni di prime visite) entro dicembre 2024 e un milione di prestazioni in più rispetto al 2023. Per fare questo, dal 6 maggio 2024 le aziende sanitarie pubbliche e private accreditate potranno mantenere aperti gli ambulatori anche il pomeriggio e il sabato mattina.

Ma non solo, la Regione detta anche i tempi. Un quarto d’ora per un’ecografia addominale; 20 minuti per una prima visita dal cardiologo o dal ginecologo; 30 per una risonanza magnetica e così via. Lo vogliono i politici che non sanno nulla di sanità normativo con il cronometro da una parte e facendo lavorare di più i pochi medici rimasti. Le solite parole al vento, puntuali come un orologio prima di una tornata elettorale a cui i cittadini non credono più, ma che portano a un distanziamento sempre più marcato tra la quotidianità e la necessità di prenderci cura di noi stessi e di chi dovrebbe garantire il nostro benessere e la nostra salute. controllo.

Ma non solo. La delibera nega anche la possibilità che il cittadino aveva – fino a ieri – di poter effettuare quella visita privata e farsi rimborsare se la struttura a cui si rivolge gli trova appuntamento entro i termini in un’altra struttura dell’area metropolitana di appartenenza.

In breve, è sempre il cittadino che deve muoversi. La dimostrazione che la sanità locale non è realizzabile, come il buco fatto dalle comunità domiciliari. Nuove isole nel deserto ormai svuotate di tutto ma che continuano a essere costruite, non si capisce con quale scopo se non quello di spendere soldi pubblici per le opere. Ci saranno mai medici che li riempiranno? Ci saranno mai medici che lavoreranno il pomeriggio e il sabato mattina? Quali contratti nazionali verranno rispettati? Nel settore privato accreditato, dove gli operatori sanitari vengono pagati in percentuale, fino a quante ore possono essere sfruttati con la compiacenza di medici che prestano molta attenzione al profitto?

Ha ragione Flavio Briatore quando dichiara “Noi ricchi siamo dei privilegiati”, perché ha pagato l’intervento a cuore aperto, ma il problema è che l’ha eseguito in una delle strutture private accreditate più importanti della Lombardia. Così facendo non ha arricchito il Servizio Sanitario Nazionale, perché ha pagato il gruppo San Donato; ma ha portato via il tempo, la sala operatoria e tutto ciò che ruota attorno alle altre persone chi non può permetterselo. Se lo avesse fatto in una struttura privata, non ci sarebbe nulla da dire al simpatico imprenditore italiano.

Per questo motivo, a mio avviso, l’unica possibilità che abbiamo per ridurre almeno – perché il termine ridurre è utopico – le liste di attesa per visite, esami ed interventi in strutture pubbliche e private accreditate è quella che io professo da anni: se non vengono rispettati i limiti imposti dalle varie società scientifiche specializzate, ogni attività privata deve essere sospesa. Forse basterebbe che il presidente Fontana o l’assessore Bertolaso ​​ascoltassero semplicemente la puntata 6 del nostro podcast “La bella e la bestia”. Marcovaldo insegna.

 
For Latest Updates Follow us on Google News
 

PREV Calcio. Legnano, la domenica è alla rovescia. L’appello di Benedetto – .
NEXT Jane Goodall festeggia i suoi 90 anni on the road, sarà a Roma per il concerto del Primo Maggio – .