“Correvano e urlavano circondati dalle fiamme, erano torce umane” – lasiciliaweb – .

VITTORIA (RAGUSA) – Voleva uccidere Wajdi Zaouali, il trentenne che ha dato fuoco alla casa della sua famiglia a Vittoria, lo ha fatto con fredda e lucida determinazione. Quando le sorelle uscirono di casa, correndo e urlando, ormai avvolte dalle fiamme, lui continuò a inseguirle. Con una rudimentale fiaccola in mano per provare a colpirli nuovamente, per provare ad aggiungere altro fuoco a quel fuoco che ormai li stava divorando. La storia dei vicini è agghiacciante. Tutti hanno assistito alla tragedia avvenuta mercoledì notte in cui hanno perso la vita la madre Mariam e la figlia maggiore Sameh, mentre il marito Kamel e l’altra figlia Oumaima versano in condizioni gravissime. L’uomo è ricoverato all’ospedale Civico di Palermo con ustioni sul 40% del corpo, la ragazza è ricoverata all’ospedale Cannizzaro di Catania, con ustioni sul 60% del corpo.

I vicini sono stati svegliati intorno alle 2,30 dalle urla disumane. “Correvano in piazza ed erano irriconoscibili – racconta una donna – erano torce umane che urlavano e chiedevano aiuto. Alcune persone sono scese in strada con delle coperte per avvolgerle e spegnere le fiamme. Una coperta è poi rimasta attaccata al corpo. Alcuni giovani tunisini sono entrati coraggiosamente nella casa in mezzo alle fiamme e hanno tirato fuori la madre, ormai irriconoscibile, e l’hanno adagiata a terra. I soccorsi sono arrivati ​​quasi immediatamente. Ma nessuno di loro si salvò dalle fiamme”. Il 30enne aveva squarciato anche le gomme delle auto di famiglia.

Sameh, la sorella maggiore, aveva acquistato una seconda auto con i soldi guadagnati dal suo lavoro. Era dipendente di una grande azienda agricola della zona, lavorava nella sala innesti. Era conosciuta e stimata, un rapporto speciale con la madre e le sorelle. La famiglia Zaouali viveva lì da molto tempo. “Erano persone speciali, serene, tranquille – raccontano ancora i vicini – tutti li rispettavano, le loro figlie avevano studiato, con ottimi risultati. Una delle sorelle frequentava l’università, l’altra si sarebbe diplomata tra pochi giorni. Ma sapevamo che c’erano problemi. L’unico maschio della famiglia aveva avuto anni difficili. Da bambino era come gli altri, un bambino vivace e sorridente che giocava con gli altri. Poi qualcosa è cambiato. A volte era agli arresti domiciliari. Spesso urlava e maltrattava la sua famiglia, era violento. Lo avevano denunciato più volte, non è servito a nulla, non è bastato”.

Dopo la tragedia l’uomo si è allontanato. È stato ritrovato poche ore dopo grazie alle immagini delle telecamere della zona e al racconto di chi lo aveva visto e aveva detto dove fosse diretto. Sembra che avesse intenzione di scappare, di lasciare Vittoria. Consapevole del fatto che non avrebbe avuto scampo. Portato in questura è stato interrogato a lungo. L’arresto è stato emesso in serata. Le accuse per lui saranno gravissime: omicidio volontario premeditato aggravato da crudeltà e legami familiari, tentato omicidio.

 
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