Reggio Calabria è una città dolorosa – .

Reggio Calabria è una città dolorosa – .
Reggio Calabria è una città dolorosa – .

L’ultima indagine della Procura di Reggio Calabria sui rapporti tra mafia e partiti politici premesse meritano riflessioni interamente politiche. Con un’eccezione, quella di sottolineare che la magistratura ha fatto bene a muoversi con le urne chiuse per le elezioni europee senza influenzare la campagna elettorale. Solo riflessioni politiche di buon senso, lasciando da parte le domande, pur importanti, se sia giusto o sbagliato indagare, chiedere arresti e lasciando da parte le controversie tra gip e procura. Cerchiamo di restare sui fatti oggettivi.
Qualcuno si è chiesto, in modo molto retorico, nel senso più positivo del termine, se il sindaco di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatàsapeva che Daniele Barillàgenero di Domenico Araniti, detto “Il Duca” e non credo che a causa delle somiglianze con David Bowie, è stato un pusher tra la politica di Palazzo e l’elettorato di Sambatello e Catona dove a questo o quel candidato possono essere assegnati almeno 1.000 voti.
In In una città di medie dimensioni come Reggio Calabria si sa tutto, soprattutto certa araldica. Il cognome di Araniti era Pietro Carmelo, due volte consigliere regionale del PRI negli anni ’80, cinque volte consigliere comunale, indipendente di sinistra poi, per comodità, candidato non eletto del PSDI di Paolo Romeo, poi passato a Forza Italia e mandato via da Scajola per il suo burbero politica. Pietro Araniti venne ucciso all’età di 59 anni sull’Aspromonte nei pressi di un villaggio da lui stesso costruito con la sua azienda che era nel ciclo del cemento e dell’urbanistica che aveva anche diretto. Era Pietro, cugino di primo grado di Santo, condannato all’ergastolo per l’omicidio di Vico Ligato, illustre democristiano ucciso in casa a Bocale una volta tornato in città per sbrigare le pratiche sui contratti del Decreto Reggio negli anni ’80, e fu presto dimenticato dalla sua sinistra come un eccellente cadavere.



Ha un ruolo significativo in questa storia Daniel Barillà, detto Danielino dal sindaco di Reggio Calabria. Cercatore di voti per le ultime elezioni comunali e attivo anche nelle elezioni regionali apparentemente favorevoli a Giuseppe Neri, capogruppo di Fdi all’Astronave, e a Francesco Sera, esponente del PD reggino e noto anche per essere stato un valido capo scout che a Reggio Calabria è un’attività di meritoria tradizione.
Al di fuori della prosa giudiziaria, chi è Daniele Barillà? Qualcuno che guidava la sezione del Pd di Sambatello inciampando in una storia di adesioni gonfiate pari a quelle della Prima Repubblica DC. E qui sorge la prima banale domanda. Ma era giusto che il genero del duca Araniti ricoprisse un ruolo così delicato nel partito? La risposta a chi era distratto.
Ma Danielino ha avuto anche ruoli pubblici. Doveva essere premiato per il sostegno richiesto all’ultimo minuto dal sindaco Falcomatà come conferma un’intercettazione ormai nota a tutti. L’assessore Sera si sarebbe recato in casa Araniti il ​​6 settembre 2020 e la promessa sarebbe stata quella di nominare Danielino liquidatore della Leonia spa, società sciolta, per ironia della sorte, dalla mafia. La nomina non sarebbe avvenuta, per incompatibilità con il ruolo di Barillà nell’organismo di valutazione comunale del Comune, uno dei primi atti decisi dal sindaco alla sua seconda elezione. Questo tipo di incarico legato ai rifiuti era adatto al genero del boss Araniti? Aspettiamo risposte, anche se non siamo la sede competente delle indagini.

***

Nella storia politica non possiamo non scrivere di Giuseppe Neri, il capogruppo regionale meloniano che vanta un passato di incarichi e ruoli a sinistra di non poco conto. Fatti da classificare sotto il trasformismo moderno e che portano molti a rimpiangere la sepolta Prima Repubblica dove era quasi impossibile per un socialdemocratico farsi eleggere tra gli iscritti al MSI. Per Francesco Sera il cognome è presagio nell’apprendere che una volta acquisito il voto si reca a casa di don Domenico per dirgli “era mio dovere venire a salutarvi”.
Per tutti questi episodi e contesti non abbiamo sentito alcun commento da parte della Meloni, del legalista Ferro, di Schlein, o del cazzuto Ruotolo e così via. Il dibattito, molto scarno come dovrebbe essere in quest’epoca, registra pallidi sussulti interessati e un rumoroso silenzio da parte dei due principali partiti italiani che hanno il vantaggio di non discutere la questione. Conosco il motivo per averlo accertato. Fin dalla Seconda Repubblica, le segreterie nazionali (con eccezioni come quella riscontrata in queste ore a Reggio per il Movimento 5 Stelle) ragionano con il dogma: “I leader calabresi si prendono cura della Calabria, lo fanno”. Non importa chi o come, l’importante è che ci siano i voti, soprattutto in questa difficile era di partecipazione. L’altra verità oggettiva l’ha spiegata Nicola Gratteri. Una volta i leader mafiosi offrivano il loro consenso alla politica. Adesso i candidati vanno dal boss mafioso o da qualche parente.
Reggio Calabria è rimasta una città dolorosa come la definì Aldo Varano in un libro degli anni Novanta. La città dove ci si incontra al Bar Mida per trasformare i consensi in oro, un posto dove il politico per voti dialoga con un certo Gino La bestia, e dove il galoppatore e il politico maledicono e insultano i giornalisti che fanno il loro dovere per ricordarci che quel vecchio film con Humprey Bogart intitolato “L’ultima minaccia” è ancora, fortunatamente, attuale. A Reggio Calabria per i sindaci indagati è un rito come la Festa della Madonna a settembre. Dai tempi di Agatino Licandro, lo chiamavano Titti dei Rolling Stones, tutti hanno avuto inchieste e processi, anche quel santo laico Italo Falcomatà. La giustizia non ha tempi paralleli alla politica. Problema eliminato dai progetti di riforma. Snail Justice sembra voler tenere tutto fermo. Reggio attende ancora di conoscere la verità giudiziaria del Miramare bis e se l’assessore Castorina ha alterato l’esito delle votazioni. Nell’ottobre 2025 si voterà per il sindaco e il consiglio comunale. Bisogna cercare il consenso e scegliere i candidati in base alle opportunità, per evitare l’ennesima indagine giudiziaria.

***

Domenica sera in poi Rai 5 va in onda alle 22.10 un programma dedicato a Cosenza dalla pregevole serie “Di là dal fiume e tra gli alberi”. Confesso un coinvolgimento particolare dell’opera dovuto al fatto che il tutto si intitolava “Cosenza, Cosangeles” in quanto l’autore Alessandro Nucci ha preso spunto dal titolo di un mio libro per raccontare il genius loci di una città dalla fortissima vocazione identità. Nel documentario, oltre a me, Sergio Crocco di Terra di Piero, Francesca Caruso che illustra il volontariato Onco Med, il professore gallese John Trumper che spiega l’inesistenza di un unico dialetto calabrese, Gianluigi Greco alle prese con l’Intelligenza Artificiale, l’attore Ernesto Orrico che rende omaggio al genio di Marcello Walter Bruno e a tante storie di gente comune. Il documentario sarà subito disponibile su RaiPlay e successivamente trasmesso anche su Rai 3.

***

La famosa famiglia dei liquori calabresi aggiunge un nuovo prestigioso esempio. Da Altomonte, il marchio storico Giacobini lanciato nel 1879, lancia il suo Vermouth rosso con un packaging molto elegante che richiama la classica etichetta del 1904 in chiave contemporanea. Il contenuto biologico e artigianale è ancora migliore. Ispirato all’antica ricetta, mescola vino Ceraudo e zucchero d’uva, estratti e infusi di erbe, spezie e scorze di agrumi della macchia mediterranea. Secondo il mio parere da profano è buono anche nei cocktail. Costo elevato (tra 32 e 36 euro) ma l’esperienza dopo il caffè o per fare bella figura sugli invitati vale la pena.
Profitto. ([email protected])

Il Corriere della Calabria è anche su WhatsApp. Abbastanza clicca qui per iscriverti al canale ed essere sempre aggiornato

 
For Latest Updates Follow us on Google News
 

PREV Campobasso verso il ballottaggio. Il centrodestra blinda gli eletti, ipotesi di accordo tra centrosinistra e leader civici – isNews
NEXT Il Genoa deve scegliere la contropartita tecnica – .