24/03/2024 – ANGRA + DRAGONHAMMER + GREAT MASTER + BLACK MOTEL SIX @ Slaughter Club – .

Rapporto di Carlo Paleari
Fotografie di Riccardo Plata

Non capita spesso di vedere gli Angra in concerto in Italia: la band brasiliana, infatti, non è uno di quei gruppi costantemente in tournée e sono già passati sei anni dal nostro ultimo concerto, in occasione della pubblicazione di “ØMNI”.
Oggi gli Angra hanno un nuovo full-lenght da promuovere, “Cycles Of Pain” e, di conseguenza, con grande piacere abbiamo colto l’occasione di partecipare all’ultima delle tre date previste nel nostro Paese. Dopo i Traffic a Roma e l’Arci Tom a Mantova, è la volta dello Slaughter Club di Paderno Dugnano ad ospitare l’evento all’insegna del power metal.
In tutta onestà, è molto triste vedere una band con la storia degli Angra suonare in un locale di provincia nemmeno così pieno, con un setup scarno e suoni non all’altezza della pulizia esecutiva della band; eppure i cinque musicisti non si sono risparmiati, ringraziando più volte i presenti, accorsi per godersi una lunga serata di musica dal vivo.

Puntuali alle 19.30 ci troviamo davanti all’ingresso dello Slaughter Club: il club, come è noto, consente l’ingresso solo ai soci e questo rende sempre un po’ macchinoso l’ingresso, per chi ha già tutto in ordine, per chi ha bisogno rinnovare la tessera e chi eventualmente dovrebbe acquistare il biglietto.
A causa di alcuni ritardi organizzativi, l’apertura delle porte del locale è stata ritardata di circa mezz’ora, ma siamo comunque riusciti ad accedere alla struttura prima dell’inizio della prima fascia prevista. IL MOTEL NERO SEI sono una band romana dedita ad un groove metal che guarda a band come Pantera, Five Finger Death Punch, Sevendust e Machine Head e tocca a loro iniziare a scaldare i primi clienti.
Un compito non facile, vuoi perché la loro proposta è poco in linea con le sonorità degli headliner, vuoi soprattutto per i suoni mixati che rendono quasi ingiustificabile il loro intero spettacolo. La voce, in particolare, è totalmente incomprensibile e facciamo fatica a cogliere qualche ispirazione melodica, riuscendo appena a notare l’impatto e la potenza della proposta del gruppo.
Anche i musicisti sul palco all’inizio sembrano un po’ a disagio e spesso si ritrovano a gesticolare verso il mixer per cercare di ottenere un equilibrio accettabile sul palco. Applausi comunque alla band che ha dato il massimo anche in queste condizioni e che si è congedata dopo mezz’ora di concerto per lasciare il palco alla seconda band.
A parere di chi scrive (e non solo, raccogliendo alcuni pareri sul locale), la vera sorpresa della serata sono stati gli GRANDE MAESTRO, formazione veneziana che lo scorso anno ha pubblicato un concept album ispirato alla storia del Conte di Montecristo. La band propone un power metal barocco e sinfonico e nonostante anche loro siano penalizzati dalle sonorità del locale (soprattutto per quanto riguarda le tastiere), riusciamo comunque ad apprezzare la ricchezza degli arrangiamenti e la loro lettura, classica ma non convenzionale, di questo genere musicale.
Protagoniste della serata sono le canzoni tratte da “Montecristo”: il cantante, Stefano Sbrignadello, le introduce con poche parole efficaci, adatte a darci un’ambientazione o a tratteggiare brevemente l’episodio della canzone, e anche la sua presenza, con tanto di abiti di un nobile d’altri tempi, si adattano molto bene alla proposta.
In circa quaranta minuti, dunque, compiamo questo piccolo viaggio musicale e letterario: possiamo apprezzare le atmosfere epiche della title track, assistiamo alla voglia di vendetta del Conte in “Your Fall Will Come”, lo accompagniamo in luoghi esotici con “ Man From The East”, per poi concludere il set con l’ottima “Another Story”.
La folla si gode lo spettacolo e abbiamo visto diverse persone fermarsi allo stand del merchandising alla fine del concerto. Ben fatto.
L’ultima band di supporto prevista per la serata sono gli I DRAGOMARTELLOanch’essi romani e a tutti gli effetti veterani della scena, visto che l’esordio, “The Blood Of The Dragon”, risale al 2001.
Anche loro diventano protagonisti di una performance di grande impatto, grazie ad un power metal epico e bellicoso che va dritto senza perdersi in chiacchiere e sfruttando bene il tempo a loro disposizione, facendo un excursus della loro carriera, con un occhio agli ultimi “Second Life”, pubblicato da My Kingdom Music nel 2022.
Canzoni come “Sickness Divine” o “Silver Feathers” ci mostrano una band in buona forma e capace di avere ancora molto da dire in un genere che, tra alti e bassi, continua ad avere una fan base molto fedele. Anche in questo caso riserviamo una speciale nota di merito al frontman della band, Mattia Fagiolo, che oltre ad avere una notevole potenza vocale, si è distinto per l’energia sprigionata per tutta la durata del concerto, ha incoraggiato e ringraziato il pubblico. più volte, ricevendo a sua volta il giusto apprezzamento da parte del pubblico che, comprensibilmente, era lì soprattutto per gli headliner.
Abbiamo notato anche qualche difficoltà tecnica per Dragonhammer, con la band che evidentemente non sempre riesce a sentirsi al meglio sul monitor, ma anche in questo caso la professionalità dei musicisti ha permesso loro di portare a casa il risultato.
A causa del ritardo menzionato all’inizio, sono passate le 23 quando finalmente hanno fatto il loro ingresso sul palco ANGRAaccompagnato dalle note lussureggianti di “Crossing”, preludio a quel “Nothing To Say” che ci abbagliò letteralmente nel lontano 1997.
Al centro del palco campeggia l’enorme batteria di Bruno Valverde, che batte con gusto ed entusiasmo invidiabili; al basso troviamo ovviamente Felipe Andreoli, solido e affidabile, mentre la chitarra solista è nelle mani di Marcelo Barbosa, chitarrista di alto livello che ha ormai preso stabilmente il posto che ricopriva Kiko Loureiro prima di unirsi ai Megadeth. Non può mancare naturalmente Rafael Bittencourt, unico membro della storica formazione rimasto alla guida della band, mentre alla voce si conferma il nostro Fabio Lione, uno dei pochi cantanti capace di non sentirsi intimidito di fronte alla grandezza di un Talento mai dimenticato come quello di André Matos.
Speravamo che almeno per gli headliner i suoni fossero migliori, ma anche per loro ci vogliono diversi brani prima di riuscire a trovare il giusto equilibrio, soprattutto per la voce di Fabio Lione, che inizialmente fatica ad emergere.
La scaletta degli Angra è ben bilanciata: da un lato, ovviamente, viene dato il giusto spazio a “Cycles Of Pain”, album che sembra molto efficace anche in questa dimensione live, dall’altro non viene dimenticato l’illustre passato della band, che è onorato con una selezione limitata ma efficace di brani.
Così i fan del primo potranno godersi “Angels Cry”, “Lisbon” (dedicata dal Lione alla memoria di Matos) e “Rebirth”, accanto a “Tide Of Changes”, “Vida Seca” (cantata insieme a Rafael), “Ride Into The Storm” e “Dead Man On Display”.
L’esecuzione della band è impeccabile e Fabio Lione è apparso convincente ed efficace su quasi tutti i brani, anche più di altre volte in passato; ad esempio, l’estate scorsa abbiamo avuto il piacere di vedere la band all’opera allo Sweden Rock Festival e in quell’occasione gli Angra sembravano leggermente arrugginiti (era la prima data live della band dopo qualche mese di stop). Questa sera, però, tutto sembra filare liscio e nonostante la vocalità di Lyon sia molto diversa sia da quella di Matos che da quella di Falaschi, Fabio ha l’esperienza e la personalità giusta per prendere quelle melodie e farle sue. . L’unica nota stonata, a dire il vero, è stato l’uso piuttosto massiccio di basi musicali preregistrate, che hanno sostituito l’intero spartito per tastiera; addirittura, durante la sezione arpeggiata della strofa di “Lisbon” ci è sembrato che tutti i musicisti fossero fermi e Lyon stesse cantando su una base musicale prima di riprendere l’esecuzione dal vivo, pochi secondi dopo, con il ritorno delle chitarre elettriche.
Capiamo che si tratti di una scelta quasi obbligata, il modo più semplice per mantenere inalterati gli arrangiamenti potendo andare in tour solo con la band ufficiale, senza musicisti aggiuntivi o turnisti, ma qualcosa della freschezza della performance live si perde necessariamente in questo modo. Allo stesso modo, chi ha visto più volte gli Angra dal vivo in passato ricorderà anche il gusto che la band aveva nell’inserire sezioni più tipicamente brasiliane, in cui tutti i musicisti si divertivano ad utilizzare le percussioni in piccole jam dal sapore etnico, un altro aspetto della loro musica. che, probabilmente per ragioni di ottimizzazione, non ha trovato spazio.
Poco male comunque, lo show ha funzionato comunque alla grande e il pubblico ha cantato e applaudito la band per tutti i novanta minuti dello spettacolo, culminato nel finale con il doppio formato da “Carry On” e “Nova Era”, fusi l’uno nell’altro nel nome del miglior power metal.
Speriamo solo di non dover aspettare altri sei anni per rivedere Rafael e compagni in Italia e, soprattutto, di poterli apprezzare ancora di più in un contesto più ampio, magari con una produzione più ricca e capace di regalandoci al meglio i mille colori di questa band.

MOTEL NERO SEI

GRANDE MAESTRO

DRAGOMARTELLO

ANGRA

 
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