“Soldi da Kiev ai terroristi, arrestato un finanziere” – .

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Il bilancio finale delle vittime dell’attacco terroristico alla sala da concerto di Mosca il 22 marzo potrebbe essere molto più alto di quello ufficiale, che finora ammonta a 143 morti accertati. Bazzaun canale Telegram collegato – secondo quanto riportato su Custode – ha riferito ai servizi di sicurezza russi che altre 95 persone risultano disperse e non figurano nel registro ufficiale delle vittime. Intanto proseguono le indagini sull’attentato rivendicato dall’Isis-K: mentre Mosca continua ad accusare Kiev, emerge una pista turca (TUTTE LE NOTIZIE IN DIRETTA SULLA GUERRA IN UCRAINA).

Le accuse del comitato investigativo russo

Il comitato investigativo russo ha affermato che i primi risultati delle indagini sul massacro hanno rivelato “prove” del collegamento tra gli autori dell’attacco e i “nazionalisti ucraini”. Ha aggiunto che gli autori dell’attacco hanno ricevuto “importanti somme di denaro e criptovalute dall’Ucraina che sono state utilizzate per preparare l’attacco”. Inoltre, ha spiegato di aver fermato una persona accusata di coinvolgimento nel finanziamento del terrorismo, con denaro che, secondo la stessa fonte, proveniva dall’Ucraina. “Accusare l’Ucraina, gli Stati Uniti o chiunque altro si adatti alla narrazione del Cremlino è pura propaganda”, ha risposto il portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale degli Stati Uniti, John Kirby. Ha ribadito che “l’unico responsabile dell’attacco a Mosca è l’Isis” e che gli Stati Uniti hanno condiviso informazioni su un possibile attacco con la Russia.

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La pista turca

Nel frattempo emerge una pista turca. Shamsidin Fariduni è il 25enne tagico considerato dagli investigatori russi l’organizzatore dell’attentato. Tracce dei suoi soggiorni in Turchia si trovano su Instagram: il 23 febbraio Fariduni ha pubblicato otto foto, sei delle quali scattate alla moschea Fatih di Istanbul, nel quartiere omonimo, il più conservatore della città. Come un altro dei quattro aggressori, il 30enne Saidarkrami Rachabalizoda, Fariduni si trovava in Turchia per il vizaran, la proroga del suo permesso di soggiorno senza visto nella Federazione Russa. Fariduni era arrivato il 20 febbraio per ripartire – ha detto – il 4 marzo, a bordo dello stesso volo di Rachabalizoda arrivato il 5 gennaio. Come scrive Repubblica, un funzionario dei servizi di sicurezza turchi ha confermato la permanenza turca dei due aggressori, addirittura se avesse fissato la data della partenza al 2 marzo. “I due sospettati, originari del Tagikistan, vivevano legalmente a Mosca da molto tempo ed erano liberi di viaggiare liberamente tra Russia e Turchia in assenza di un mandato di arresto nei loro confronti”. ,” disse Afp sotto condizione di anonimato, volendo precisare: “Crediamo che questi due individui si siano radicalizzati in Russia, data la loro breve permanenza in Turchia”.

I sospetti di Mosca su Kiev

La presidenza turca non ha menzionato i movimenti turchi degli aggressori nel riferire la conversazione telefonica tra Recep Tayyip Erdogan e Vladimir Putin. E le autorità russe non hanno commentato la permanenza dei due attentatori nella megalopoli del Bosforo. Mosca, del resto, spinge per la cosiddetta “pista ucraina”. Ma alcuni esponenti della “cerchia ristretta” attorno a Putin avrebbero contestato l’ipotesi di un coinvolgimento ucraino proposta dal presidente russo. Almeno secondo quanto scrive Bloomberg, citando “quattro persone che hanno stretti legami con il Cremlino”. Versione smentita da Mosca, che la definisce “la madre di tutte le fake news”.

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