«Un ordine concentrico ai giornali di attaccarmi, ma non lo dipingo» – .

«Un ordine concentrico ai giornali di attaccarmi, ma non lo dipingo» – .
«Un ordine concentrico ai giornali di attaccarmi, ma non lo dipingo» – .

«L’ordine concentrico è arrivato su tutti i giornali per attaccarmi a tutti i livelli. Tutti si sono mobilitati, dal Corriere al Foglio per scrivere articoli contro la mia modesta persona. Bene molto bene.” Un tweet pubblicato alle 14.5 dal senatore della Lega Claudio Borghi descrive perfettamente la sindrome da accerchiamento del fedelissimo di Matteo Salvini entrato in politica per far uscire l’Italia dall’euro. E che nel frattempo ha trovato altri nemici lungo la strada: il Green Pass e la bandiera dell’Unione Europea. D’altronde fa bella figura il suo “programma minimo” per le elezioni europee, impostato in alto sull’Europa, niente più armi per l’Ucraina, più amicizia con Trump, no alle tasse sulla casa”.

Borghi, Bagnai, Vannacci e Crippa

Sul Corriere della Sera è Fabrizio Roncone che «attacca a tutti i livelli, mobilitando» Borghi. Definito il beniamino di Salvini, “vero pilastro della sua truppa d’élite – con lui quel gigante Alberto Bagnai e il generale Vannacci, più il vicesegretario Andrea Crippa”, recentemente paparazzato con Anna Falchi. IL Corriere riassume la carriera dell’ex fattorino divenuto agente di cambio e broker presso la Deutsche Bank, nonché professore a contratto presso l’Università Cattolica ed esperto di arte contemporanea. È Borghi, dice il Corriere, a convincere Salvini ad abbracciare l’uscita dall’euro. È lui a consigliare al Capitano di leggere Il tramonto dell’euro di Alberto Bagnai, una vera bibbia per chi vuole l’Italia fuori dalla moneta unica. E pazienza se dopo tante esposizioni di magliette con la scritta “No euro” nel frattempo il tema è finito un po’ fuori dalla discussione della Lega e dello stesso Capitano.

Illuminati sulla strada di Draghi

Anche per l’ostilità dei colonnelli del Nord, dice qualcuno. Mentre sia Borghi che Bagnai ai tempi del governo Draghi scelsero una linea morbida: “Lui è Ronaldo, un campione”. Oppure: “L’ho sempre rispettato”, le dichiarazioni attribuite ai due. Secondo Roncone, a un certo punto entrambi «all’improvviso, da No euro diventano No-vax (anche se tutti, compresi i governatori leghisti Zaia e Fedriga, impegnati sul fronte anti-Covid, hanno sempre avuto il sospetto che una coppia di risparmiare siringhe se fucilano anche lui, Borghi». A Natale, quando il governo Meloni boccia il Mes, Borghi sogghigna su Transatlantico: «E presto torneremo anche alla lira». La carta ricorda invece la battaglia per i minibot ai tempi del governo M5s-Lega. «Non ritratto, ho detto una banalità che confermo in pieno», dice riguardo alle dimissioni di Mattarella.

Le telefonate

E pazienza se l’uscita ha provocato una telefonata furibonda di Giorgia Meloni al suo vicepremier con tanto di corsa ai ripari da parte del Capitano. Al passato, le polemiche poetiche con Roberto Burioni, gli sfoghi sulle “centraline inaffidabili” che certificano il caldo record e le dichiarazioni belligeranti sulla Germania. Ancor prima, la promessa di un ricorso al Consiglio contro il Green Pass per i parlamentari. Intanto, aggiunge Marianna Rizzini, Borghi «il Parlamento italiano lo lascerebbe, se eletto e se si creasse una maggioranza diversa, preceduta dal suo slogan, quello della Lega: “Più Italia, meno Europa”. C’è stato un tempo in cui, agli albori dei gialloverdi, Borghi si divertiva a dire che lui, da destra, portava idee “che più di sinistra non si può: piena occupazione, spesa e deficit, nazionalizzazioni”. Adesso però, in campagna elettorale nella sua amata Maremma, dice che Salvini la pensa come lui, e viceversa”.

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