testimone sottomesso incriminato durante il processo – .

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In un clima di prevedibile tensione, l’ennesima udienza nel processo contro Francesco Pio Valda e altri sei imputatiaccusato – a vario titolo – dell’omicidio di Francesco Pio Maimone, aspirante pizzaiolo 18enne di Pianura, ucciso da un proiettile vagante la sera del 20 marzo 2023, mentre si trovava nei pressi di uno dei tanti chalet del lungomare di Mergellina.

Nella precedente udienza, il difensore della famiglia Maimone, di parte attrice, Sergio Pisani, aveva denunciato il “clima di intimidazione” che aveva presentato la testimonianza di un testimone e l’aveva fatta registrare l’assenza ingiustificata del gestore di uno degli chalet, sentita nel corso dell’udienza odierna: Giovanni Nacarlo, gestore del chiosco nei pressi del quale ebbe inizio la lite tra le due cosche, durante la quale un calpestio macchiò la scarpa di Francesco Pio Valda che poco dopo estrasse una pistola e sparò diversi colpi ad altezza uomo, uno dei quali raggiunse Francesco Pio Maimone ad una distanza di circa 15 metri e che si trovava quindi non lontano dal luogo del litigio al quale era del tutto estraneo.

Nacarlo era stato ascoltato dagli agenti della Squadra Mobile di Napoli poche ore dopo l’omicidio e una seconda volta, convocato presso gli uffici della Questura napoletana, pochi giorni dopo e aveva fornito informazioni precise e dettagliate. Aveva anche riconosciuto in foto alcuni dei protagonisti della lite e aveva contribuito a far luce sul possibile movente che aveva spinto Valda a imbracciare l’arma: la un colpo che gli aveva macchiato la scarpa. Nacarlo aveva precisato che quel gruppo, guidato da Valda, che si era distinto per comportamenti maleducati e atteggiamenti “cazzuti”, era entrato in conflitto con un altro peschereccio della contrada Traiano. In aula ha ritrattato tutto, rifugiandosi in un atteggiamento reticente e remissivo, viziato da un diluvio di “non è così”, “non ricordo”, “sono solo clienti abituali del chiosco”. Il testimone ha affermato che si sarebbe limitato a riconoscere, nelle foto mostrate dagli inquirenti, una serie di clienti abituali, senza però attribuire loro alcun ruolo specifico nella lite poi sfociata nell’omicidio di Francesco Pio Maimone. Una testimonianza in bilico tra falsa testimonianza e calunnia.

Lo ha deciso la Corte d’Assise il suo comportamento durante la deposizione è stato omesso e l’udienza è stata sospesa per convocare un avvocato d’ufficio incaricato di assistere il testimone. Alla ripresa dell’udienza, alla presenza del suo avvocato, Nacarlo si è avvalso della facoltà di non rispondere ed è stato quindi rinviato a giudizio.

L’udienza è proseguita ascoltando le deposizioni della polizia scientifica che ha ricostruito la dinamica dell’omicidio. Un momento particolarmente toccante per i familiari presenti in aula, tanto che la madre di Francesco Pio Maimone ha sentito il bisogno di allontanarsi.

La ricostruzione forense ha escluso categoricamente la possibilità che i colpi di pistola siano stati sparati da una persona che puntava l’arma in aria. Il proiettile che ha ucciso Francesco Pio Maimone è stato sparato all’altezza degli occhi.

La prossima udienza si svolgerà mercoledì prossimo, 17 aprile.

(dal napoletano)


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