L’unione fa la forza, uniti si vince e restano validi altri slogan della serie – .

L’unione fa la forza, uniti si vince e restano validi altri slogan della serie – .
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nella foto il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella (Imagoeconomica)

È sempre successo che, quando non riusciamo a guardare avanti alla ricerca della giusta soluzione come sta accadendo attualmente, proviamo a tornare indietro con la memoria, per rintracciare situazioni della storia recente che abbiano una certa attinenza con l’attualità. Giusto per cercare di capire quale sia stata la loro evoluzione per farne buon uso anche attualmente. Alcuni atteggiamenti del genere sono stati ribaditi ieri senza mezzi termini dal presidente Mattarella. Ha parlato ad uno degli eventi che si svolgono per celebrare i 75 anni di attività della NATO.

È successo a Roma, nel corso di una cerimonia al Comando dei Carabinieri, luogo adatto perché il Primo Cittadino d’Italia possa dare il suo contributo ufficiale a quanto sta accadendo non lontano dall’Ue, in Medio Oriente. Al termine del suo intervento, il Capo dello Stato ha sottolineato una delle sue convinzioni. È condivisa da tanti altri cittadini dell’Ue e consiste nell’agire per non arrivare impreparati e all’ultimo minuto alla partita che si sta giocando con il resto del mondo. Affinché i paesi che la compongono non rimangano una bella ed elegante confezione regalo riempita solo per metà di oggetti di valore, è essenziale che l’UE condivida lo stesso prendendo forma e debba essere accelerata e portata a pieno regime il prima possibile. In particolare, ciò che urgente per l’Ue è una maggiore integrazione politica tra gli Stati che la compongono, con un sistema bancario integrato e un esercito caratterizzato dalla bandiera blu con le stelle disposte in cerchio. L’elenco non è completo e comunque va redatto un ordine del giorno che evidenzi le priorità. Tra le citazioni di Mattarella sul valore dell’unità europea da realizzare al più presto, particolarmente significativi sono stati alcuni pensieri di uno dei suoi “predecessori”, il primo Capo dello Stato eletto nel Paese da poco diventato repubblicano. . Fu il professor Luigi Einaudi che nel 1954, riferendosi all’Europa, espresse chiaramente il pensiero che se il Vecchio Continente non avesse assunto l’aspetto di un’entità diversa capace di rappresentare in sé i paesi che lo compongono nei confronti del resto del mondo, esso non sarebbe diventata l’Europa Unita delineata nel Manifesto di Ventotene. Anticipando di almeno mezzo secolo gli effetti del fatto che l’UE rimanesse una creazione geopolitica di rilevanza prevalentemente interna, si sarebbe trovata di fronte all’annullamento della propria identità. Una voce fuori campo potrebbe aggiungere che una limitata alterazione dell’assetto comunitario è già avvenuta con la Brexit e che gli inglesi stanno ancora pagando quella rischiosa decisione. Proprio per i tanti effetti negativi che ha comportato e che non si possono ancora considerare superati. Tanto da legittimare il giusto posizionamento della bandiera blu con le stelle dorate sul tetto della Casa Comune.

Vale la pena aggiungere che il tempo da dedicare alla creazione di quel nuovo interlocutore internazionale non è illimitato. Senza voler fasciarsi la testa prima di romperla, bisogna pensare, e le guerre in corso lo confermano, che fin d’ora è credibile senza riserve che i confini tra gli Stati saranno vistosamente diversi da quelli concordati in Yalta e Parigi nella parte centrale del secolo scorso, dopo l’ultimo conflitto. Tenendo presente che i cambiamenti in atto sono molti. Esiste il rischio reale che una soluzione che funziona oggi possa non funzionare domani. E questo dovrebbe contribuire a convincere gli antieuropeisti, fortemente ancorati al modo di pensare “ai miei tempi…”

Come se non fosse normale che, per loro natura, siano sempre stati inesorabilmente destinati a cambiare continuamente.

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